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CONSIGLIO PAT * QUINTA COMMISSIONE: « DDL BISESTI SU CARRIERA INSEGNANTI, NO DEI SINDACATI CONFEDERALI E SÌ DEI RAPPRESENTANTI DI GIOVANI E STUDENTI »

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14.30 - martedì 16 maggio 2023

Quinta commissione, ddl Bisesti sulla carriera degli insegnanti: no dei sindacati confederali e sì dei rappresentanti di giovani e studenti Mattinata di audizioni sul ddl n. 176 dell’assessore Bisesti sulle carriere degli insegnanti. No deciso da parte dei sindacati confederali e del Consiglio del sistema educativo, condivisione, invece, da parte della Consulta degli studenti e del Consiglio provinciale dei giovani. La Sovrintendente Sbardella: gli insegnanti hanno bisogno di un riconoscimento sociale.

 

La Sovrintendente: dobbiamo rendere attraente la scuola

La prima ad essere ascoltata è stata Viviana Sbardella Sovrintendente scolastico che ha presentato i motivi di fondo di questo ddl: prima di tutto dare una risposta alla crisi della professione di insegnante che non sembra più attrattiva per i giovani laureati. Entrare in una professione a 30 anni e uscirne a 65 sempre allo stesso livello, ha detto, mina l’interesse verso questo lavoro. C’è poi il tema della formazione in servizio dei docenti e la necessità di favorire la collaborazione tra i protagonisti della scuola. Per dare una risposta a queste questioni si è pensato di mettere in campo un impianto che ha il focus sulla didattica. Un passaggio certo complesso, ha detto la Sovrintendente, ma ci sono strumenti validi per rilevare le competenze di chi sta dietro una cattedra. I passaggi previsti dal ddl sono quelli di docente esperto e ricercatore; passi che verranno fatti all’interno delle scuole ancor prima del concorso. In pratica un docente che ritiene di avere esperienza sufficiente per affrontare il percorso dovrebbe compilare un curriculum digitale che prevede un bilancio di competenze professionali e umane. Uno strumento che può fare emergere anche le mancanze e quindi la possibilità da parte del docente di colmare queste carenze attraverso azioni formative. Altro punto fondamentale di questa architettura, ha continuato la dottoressa Sbardella, è quello di fare entrare in collaborazione gli insegnanti tra loro.

E questo perché i docenti esperti e ricercatori avranno, in base al ddl, la responsabilità di mettere a servizio della comunità dlla scuola le loro competenze. Infine i docenti delegati all’organizzazione, altra figura prevista dal disegno di legge Bisesti, riceveranno l’incarico dal dirigente con un rapporto fiduciario e si prevede che vengano scelti tra gli esperti e i ricercatori. Questo perché queste figure, che saranno poche, dovranno avere l’autorevolezza di aver superato un passaggio qualificante. Inoltre, i delegati all’organizzazione saranno solo parzialmente tolti dalla didattica, e comunque il lavoro organizzativo dovrà essere indirizzato al miglioramento della qualità dell’insegnamento.
Rispondendo a Paola Demagri (Casa autonomia), che ha sollevato dubbi sulle figure dei delegati all’organizzazione, la dottoressa Sbardella ha detto che, al di là dei vicepresidi, i delegati potranno essere impiegati solo parzialmente negli aspetti organizzativi e comunque con l’obiettivo di migliorare l’apprendimento dei ragazzi. Mentre, rispondendo a Lucia Maestri (Pd) – ha ricordato che la necessità del ddl deriva dalla struttura più che dagli insegnanti, ha evidenziato la carenza dello stimolo economico e il fatto che sarà la Giunta a determinare il numero delle promozioni e ha stabilire il regolamento – la Sovrintendente ha detto che il compito affidato alla Giunta di fissare il numero dei docenti esperti e ricercatori non inficia l’autonomia dei dirigenti. Sul fatto che la riforma sia un’esigenza più della struttura, Viviana Sbardella, ha detto che questa va nell’interesse degli insegnanti che, oltre a un giusto riconoscimento economico, hanno bisogno anche di un riconoscimento sociale che sta alla base della motivazione. Infine, la Sovrintendente ha affermato che non si tratta di una legge di semplici principi e sul regolamento si stanno evidenziando domande di partecipazione da parte degli insegnanti.

 

Il Consiglio del sistema educativo boccia il ddl

Per il Consiglio del sistema educativo provinciale, il presidente Giovanni Ceschi ha ricordato, nel metodo, che il ddl è stato consegnato al Consiglio, che ha il compito di valutare queste proposte normative, ad aprile attraverso la posta normale e solo dopo una serie di sollecitazioni. Inoltre, non è stata inoltrata all’organismo la richiesta di valutazione obbligatoria. Nel merito Ceschi ha affermato che nel ddl mancano i parametri su procedure concorsuale, criteri sono demandati alla Giunta. Quindi, non è possibile dare una valutazione su questa proposta. Vago anche il riferimento su chi sarà chiamato a valutare i docenti. Inoltre, emergerebbero problemi nei rapporti con istituti scolastici fuori dal Trentino e con questa legge la mobilità tra le province sarebbe gravemente compromessa. Sotto il profilo finanziario, inoltre, le tabelle prevedono un taglio di 7,2 milioni per alimentare questa riforma e quindi si prevede una forte riduzione delle risorse per la scuola. Il giudizio del Consiglio è quindi negativo e Ceschi ha chiesto un ritiro del ddl e una riapertura del dibattito. Infine, Ceschi ha affermato che il mancato coinvolgimento dell’organismo implica che in futuro si metta in atto un miglior rapporto istituzionale e ha concluso definendo un vulnus insanabile l’istituzionalizzazione delle figure dei docenti esperti e ricercatori. Il vicepresidente Maurizio Freschi ha sottolineato che per i docenti esperti non si fa cenno alle competenze in tema di inclusione.
Lucia Coppola (Europa Verde), manifestando preoccupazione nei confronti di iniziative sulla scuola scollegate dal nazionale, ha ricordato che il sistema attuale funziona e ha sottolineato il rischio di alterare il clima nelle scuole che andrebbe a scapito dei ragazzi. Alla base ci deve essere il consenso degli insegnanti che si basa su scelte condivise. Già oggi i docenti che vogliono assumersi responsabilità ci sono, ma riconoscere formalmente queste specificità può portare a divisioni La scuola, ha continuato, oggi è in equilibrio grazie alle buone pratiche e alla formazione che è stata fatta negli anni scorsi. Per questo la consigliera ha detto di avere molti dubbi sul ddl Bisesti. Anche Paola Demagri ha espresso perplessità sul ddl e Lucia Maestri ha sottolineato che su questa proposta non sono stati coinvolti i docenti e quindi non parte col piede giusto. Ugo Rossi ha chiesto ai rappresentanti del Consiglio del sistema educativo se credono che già oggi le norme permetterebbero di raggiungere gli obiettivi, condivisibili, del ddl. Ceschi ha risposto che certamente si può fare, ma non con questo ddl. La dottoressa Sbardella ha ribadito che il confronto con i docenti c’è stato e ha sottolineato che il Consiglio del sistema educativo poteva discutere il ddl senza la presenza dell’assessore.

 

Per gli studenti e i giovani il ddl va nella direzione giusta

Aronne Mattedi, presidente della Consulta degli studenti si è espresso a favore del ddl, perché l’Italia, ha detto, è l’unico paese europeo a non avere un sistema di carriera per i docenti. Docenti che, se questo ddl diverrà legge, potrebbero diventare motori dell’innovazione. Mattedi ha peerò manifestato dubbi sull’attuazione di questa proposta e ha sottolineato i rischi del fatto che gli insegnati potrebbero avere meno tempo per preparare le lezioni. Nicolas Zugliani ha chiesto che nella definizione dei criteri di appricazione del ddl vengano coinvolti i sindacati e le rappresentanze degli studenti. Centrale definire i criteri sulla valutazione del merito degli insegnanti, anche se in molti Paesi europei sono attivi metodi ormai rodati. L’ideale sarebbe creare un mix per valutare la qualità didattica e dei progetti proposti. Critici gli studenti alla previsione della necessità di almeno 5 anni di servizio per accedere alla carriera perché questo renderebbe più difficile l’ingresso di giovani. Infine, è stata avanzata la proposta di introdurre metodi di valutazione delle attitudini all’insegnamento. Per Eleonora Angelini, presidente del Consiglio dei giovani, il ddl va nella direzione giusta. La posizione dei giovani è stata condivisa da Devid Moranduzzo della Lega.

 

La Cisl: chi sceglierà solo l’insegnamento finirà in uno scantinato

Monica Bolognani della Cisl Scuola ha lamentato il fatto che i suggerimenti del sindacato non sono stati finora accolti. Nella scuola, ha ricordato, che c’è già un sistema di valutazione del merito, sostenuto da uno stanziamento di più di due milioni di euro, e ci sono già figure riconosciute economicamente. Quindi, non si è capito perché non si è preferito lavorare sull’esistente. Il ddl, inoltre, offre occasioni di carriera solo ai docenti a tempo indeterminato e non si interviene sul nodo della stabilizzazione dei precari. Ci sono quindi molte incongruenze e, ha aggiunto, è brutto il fatto che si lasci in una sorta di scantinato chi decide solo di insegnare. Sbagliato inoltre fare risparmi di 7 milioni e 200 mila euro sul calo demografico applicando il taglio dei docenti. Meglio sarebbe stato investire questi soldi sulla qualità della scuola, riducendo il numero degli alunni per classe. Giuseppe Fusi, sempre della Cisl, ha detto che il ddl introduce molti elementi di confusione, ha criticato il fatto che i regolamenti verranno fatti solo dalla Giunta e si ravvisano problemi sulla mobilità dei docenti. Infine, le preselezioni a livello di istituto renderebbero più acute le tensioni tra insegnanti e dirigenti.

 

La Cgil: una rivoluzione dalla quale sono esclusi docenti e sindacato

Raffaele Meo segretario della Flc – Cgil ha affermato che non ci si può esprimere su un ddl che è solo abbozzato. Un progetto, inoltre, che non prevede investimenti, anzi, ha aggiunto il sindacalista, si verificheranno economie con la chiusura del fondo per la valorizzazione e si prevedono risparmi sul previsto calo demografico con un taglio di un centinaio di docenti. Un’iniziativa questa della Giunta, inoltre, che va a ricadere su tre trienni di rinnovi contrattuale. Un fatto preoccupante anche di fronte ad un’inflazione a due cifre. Nel ddl poi mancano i collegi docenti e il sindacato che, ha aggiunto Meo, non si possono tenere fuori da una rivoluzione di questo tipo. Preoccupa, inoltre, il sistema di formazione dei curricula che consegnerebbe nelle mani dei dirigenti la possibilità di far accedere gli insegnanti ai concorsi per docenti esperti e ricercatori. Pochi anche i soldi in busta paga previsti: duecento euro lordi per gli esperti e 300 per i ricercatori, soldi che, ha ricordato Meo, non si vedranno fino al 2032 e che sono pochi a fronte dell’aggravio di lavoro. Il 60% degli insegnati che non accederanno alla carriera, inoltre, non avranno prospettive e saranno demotivati.

 

La Uil: il ddl finirebbe per ingessare le iniziative delle scuole

Giovanna Terragnolo della segreteria Uil scuola ha affermato che c’è bisogno di una cornice normativa ma non attraverso la valorizzazione prevista dal ddl che taglia fuori il personale precario, sul quale si dovrebbe investire, e non riguarda il lavoro d’aula dei docenti. Antidemocratico appare poi il potere che verrebbe assegnato ai dirigenti. Secondo la sindacalista gli investimenti, oltre che per l’assorbimento del precariato, andrebbero indirizzati a ridurre il numero di alunni per classe. Pietro di Fiore, segretario Uil Scuola, ha affermato che il ddl porterebbe ad ingessare le iniziative che oggi vengono fatte nelle scuole e il dipartimento istruzione che già oggi fa fatica a espletare i concorsi. Sul piano della qualità dell’insegnamento lo sforzo deve essere quello di stabilizzare i docenti per garantire la continuità didattica. Sempre in questa logica, secondo Di Fiore, andrebbero ancor più separate le funzioni tra chi si occupa di didattica e chi di organizzazione. Secondo il sindacalista Uil, infine, il ddl ricalca quello proposto dal ministro Valditara.
Ennio Montefusco del sindacato Gilda ha sottolineato il fatto che si lasciano sempre fuori i docenti della formazione professionale.

 

Delsa: progetto condivisibile, ma su molti punti va fatta chiarezza

Mauro Pericolo segretario di Delsa ha affermato che il testo dichiara esplicitamente che verranno tolte risorse alla scuola a favore del merito. Anche se gli obiettivi sono condivisibili e Delsa è favorevole all’introduzione di figure nuobve, il ddl deve diventare integrativo, aggiungere cioè risorse anziché toglierne. Ci sono poi aspetti tecnici problematici, come la previsione di assegnare a Apram la contrattazione sulle nuove figure; inoltre va fatta chiarezza su chi dovrà redarre i regolamenti e sull’applicazione della riforma nei vari livelli scolastici. Da chiarire, inoltre, il potere dei dirigenti sulla preselezione dei docenti che potranno accedere ai concorsi. Indispensabile per Pericolo prendere il considerazione i precari per dare un corpo a questa riforma che, per Delsa, è condivisibile. Anche se il ddl, fino a questo punto, si manifesta inadeguato.

 

Lucia Maestri: c’è il rischio di una bocciatura della Consulta

Infine, Lucia Maestri ha presentato all’assessore i dubbi espressi dal legislativo del Consiglio sulla possibile tenuta costituzionale del ddl che andrebbe a toccare aspetti civilistici di competenza dello Stato e quindi ha chiesto se non sia opportuno fare una verifica preventiva prima di arrivare in aula. Bisesti ha detto che le verifiche sono state fatte da ben due anni con il ministero. Sono state fatti confronti tecnici e dal lavoro fatto fino a oggi si può escludere ogni tipo di conflitto. L’assessore ha rivendicato l’autonomia della Pat sulla scuola e ha sottolineato il fatto che il ddl è frutto di un lavoro lungo e basato sul confronto tra i legislativo della Giunta, quello del ministero dell’istruzione e degli affari regionali. Lucia Maestri ha consigliato a Bisesti di chiedere a Roma un via libera scritto perché non mancano gli esempi di ricorsi che sembravano impossibili e che poi hanno portato a sentenze della Consulta negative per la Pat.

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