News immediate,
non mediate!

INTERVISTA A DONATELLA CONZATTI * ELEZIONI PAT: « FOCUS SU, FRANCESCO VALDUGA – AMBIENTE – ENERGIA – SANITÀ – FORMAZIONE – LAVORO – DIGITALE »

Scritto da
14.57 - giovedì 12 ottobre 2023

A cura di Redazione

//

Donatella Conzatti lei è la capolista della lista Italia Viva a sostegno del candidato presidente Francesco Valduga. Andiamo subito al sodo, perché votare Italia Viva?

Italia Viva è un partito centrista, riformista e liberal, che proprio per questo si differenzia sia dalla destra sovranista che da quella parte di sinistra populista e ideologica. E la nostra squadra, che correrà al fianco del candidato Presidente Francesco Valduga, è fatta di donne e di uomini con solidi percorsi lavorativi ed esperienza nelle amministrazioni e nell’associazionismo, che hanno deciso di mettersi a disposizione di un’intera comunità con una scelta precisa, ovvero quella di costruire una proposta riformista e con uno sguardo al futuro che la nostra Provincia merita da tempo. Con questo spirito siamo pronti a riprendere per mano il Trentino e ad accompagnarlo sulla strada migliore, una strada che secondo noi deve portare ad un Trentino più moderno, più paritario e più capace di gestire l’Autonomia.

 

Dunque una novità per il panorama politico provinciale. Mi dica tre priorità per il Trentino.
Sì, è la vera novità, sia per il posizionamento politico centrista sia perché siamo radicati sul territorio come civiche ma con il plus di avere una filiera istituzionale nel Parlamento nazionale ed europeo. Possiamo quindi essere molto utili al Tentino.

Le priorità: modernità, parità e capacità di governo.
1) Sappiamo come costruire un Trentino moderno. Oggi abbiamo plurime urgenze: ambientali, energetiche, sanitarie, formative, lavorative, abitative e digitali. Questioni non nuove ma che si impongono in modo nuovo e pesano sulla vita delle persone. Servono soluzioni moderne, coraggiose. E noi abbiamo sia le idee che il coraggio.

2) Vogliamo un Trentino paritario, dove la parità tra donne e uomini, in ogni campo della vita quotidiana – studio, lavoro, luoghi decisionali -, sia effettiva e concreta. Questo ha a che fare con la soluzione di tre gravi problemi strutturali. Il primo, la povertà, più donne e giovani al lavoro significa più crescita, più servizi. Il secondo, la denatalità, una maggiore solidità formativa, lavorativa, reddituale e maggiori servizi, porteranno le donne e le famiglie ad assumere la scelta genitoriale con maggiore tranquillità e fiducia verso il futuro. La terza, il contrasto alla violenza domestica e di genere, i femminicidi e la violenza trovano nel patriarcato e nella sperequazione di potere tra donne e uomini, il miglior ambiente in cui attecchire e germogliare e scatenare i peggiori effetti.

3)  Vogliamo una classe dirigente trentina capace di governare l’Autonomia, cosa che in questi ultimi anni è decisamente mancata. Servono alcune precondizioni.

Per prima cosa, una buona selezione dei candidati nelle liste elettorali, nei ruoli di responsabilità devono accedere persone pronte al ruolo, i problemi sono così tanti e complessi che possono sbagliare anche i più consapevoli.
Inoltre, essere partito con una solida cultura autonomista, infatti da un lato le “civiche” mancano della filiera istituzionale per risolvere i grandi dossier dell’Autonomia che vanno decisi a Roma e a Bruxelles e dall’altro i “partiti nazionalisti” vanno al traino di decisioni nazionali facendole subire all’Autonomia.

Infine, essere europeisti, la situazione geopolitica è talmente grave che o l’Europa diventa quella di De Gasperi – federale, forte, dalla difesa comune, capace di politica estera unitaria, territorio di democrazia e rispetto delle libertà – o rischiamo di subire le “non democrazie” emergenti. Per l’Autonomia e l’Europa la fase è da allarme rosso! Per questo dico a chiare lettere che il voto del 22 ottobre 2023 per le provinciali così come quello del prossimo del 9 giugno 2024 per le europee, sono come un referendum, tra esistenza dell’Autonomia e dell’Europa e graduale dissoluzione.

 

Quella della sanità è una delle tematiche più spinose in questa campagna elettorale. Qual è la vostra ricetta?
Per prima cosa va assunta una scelta strategica: la politica deve scegliere di tornare ad una sanità pubblica ed efficiente. La sanità privata lavorerà nell’ambito di una regia pubblica ed in convenzione.

In secondo luogo vanno affrontati i due problemi strutturali: abbiamo ottimi professionisti della sanità ma in numero sempre più scarso ed è inefficiente e datata l’organizzazione del sistema salute. Il modello aziendale e di gestione dei servizi deve essere ripensato secondo tre direttrici: prevenzione (meglio prevenire che curare: alimentazione, vita sportiva, esami preventivi etc), medicina territoriale e telemedicina, case della comunità e ospedali di alta specializzazione. L’approccio dovrebbe essere quello della medicina personalizzata e di genere, cioè di una presa in carico a tutto tondo del paziente.

La presenza di operatori specializzati ed in numero adeguato può essere invece affrontata attivando le specializzazioni post laurea con relative borse di studio provinciali. La Facoltà di medicina da sola, non risolve il problema della carenza di organici. Per attivare le specializzazioni serve con urgenza realizzare l’Ospedale universitario di Trento e Rovereto e con esso la Cittadella della Vita integrando specializzazioni mediche, a lauree infermieristiche, corsi di formazione per i diversi operatori della salute e tecnici e non ultima la ricerca. È appunto un disegno strategico che va deciso, finanziato e realizzato con coerenza secondo un preciso cronoprogramma.

I percorsi di carriera e gli stipendi dei medici e degli operatori devono essere adeguati ai migliori standard europei. E, visti i recenti fatti di cronaca, va data grande attenzione alla sicurezza, al benessere fisico e mentale sui luoghi di lavoro.

 

 

Salari bassi, poche opportunità e cervelli in fuga, quali sono le leve capaci di invertire questo trend negativo?
Parlare di lavoro significa parlare del presente e del futuro del Trentino e come ITALIA VIVA crediamo nelle opportunità di un mercato dinamico, competitivo ma sostenibile.

La sostenibilità secondo noi deve esserci sotto tre profili: reddituale, qualitativo e formativo. Certamente dal punto di vista reddituale, sappiamo che i salari in Trentino sono più bassi rispetto all’Alto Adige e rispetto alla media nazionale e questo è un indicatore preoccupante di un tessuto non abbastanza dinamico, non abbastanza innovativo e quindi privo di margini aziendali per poter adeguare gli stipendi agli altri territori. Dunque è urgente che la Provincia investa e stimoli di più la ricerca, l’internalizzazione, le trasformazioni 4.0, le certificazioni aziendali, la formazione continua di lavoratori/trici ed imprenditori/trici. Vuol dire quindi estendere la contrattazione collettiva, anche quella territoriale ed aziendale.

Inoltre la sostenibilità deve riguardare la qualità del lavoro, con ambienti di lavoro che tutelino la salute fisica e psichica delle lavoratrici e dei lavoratori, e che offrano percorsi di carriera gratificanti anche per i giovani e per le donne. Un altro aspetto che riguarda la sostenibilità, è quello della formazione e della produttività. Farà la differenza la capacità di lavoratori, collaboratori e delle aziende pubbliche e private di lavorare assieme per un nuovo piano di trasformazioni: sulla formazione, sulla digitalizzazione, sulla qualità del lavoro e sull’innovazione anche dei prodotti e dei processi. Per farla breve, il nostro obiettivo è quello di aumentare i salari, migliorare la qualità e le condizioni nei luoghi di lavoro e creare più opportunità nella nostra Provincia: lo possiamo fare investendo sulle trasformazioni e sulla formazione.

 

Lei è stata Vicepresidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio al Senato e quindi ha toccato con mano la situazione drammatica in cui versa il nostro Paese. Cosa si può fare di più e cosa si può fare meglio in Trentino?
Sì, esattamente. La situazione è molto grave. Il fenomeno ha raggiunto una dimensione tale – una donna uccisa ogni due giorni circa – da essere imperativo mettere in campo al più presto tutti gli interventi ed i finanziamenti previsti dalla Legge nazionale che ha ratificato la Convenzione di Istanbul.
Secondo i dati ISTAT, ci sono oltre sette milioni di donne che nel corso della loro vita subiscono una qualche forma di violenza: intimidazioni, segregazioni, violenza psicologica, economica, percosse, minacce, violenza fisica, violenza sessuale. Inoltre va evidenziato che la maggior parte degli episodi di violenza ha natura “domestica”, cioè è agìta da uomini con i quali la donna ha o ha avuto una qualche relazione personale, parentale, di conoscenza.
E questi numeri ci dicono che dobbiamo e possiamo fare di più e sappiamo anche cosa fare: prevenzione, protezione, politiche e punizioni in caso di condanne.
La Provincia autonoma di Trento, con la sua potestà legislativa e le risorse, può fare molto, anche più del nazionale. Ma negli ultimi 5 anni il “non governo” delle destre ha tolto anche ciò che c’era e che funzionava bene, penso all’inerzia della Cabina di regia provinciale sulla violenza, penso alla cancellazione dei corsi di educazione al rispetto nelle scuole, penso al definanziamento dei Centri di rieducazione degli uomini maltrattanti.
Ho molto contrastato queste loro decisioni sbagliate, perché erano tutti interventi previsti proprio dalla Convenzione di Istanbul e dalla legge nazionale. Per il futuro oltre a ripristinare tali interventi vanno finanziate e realizzate nuove Case rifugio e nuovi Centri antiviolenza, perché purtroppo non ne abbiamo abbastanza e diffusa la cultura del rispetto.
Come emerge chiaramente, c’è bisogno di azioni concrete per contrastare la violenza ed è per questo che come Italia Viva abbiamo presentato la Strategia provinciale per fermare la violenza contro le donne, un insieme integrato di interventi per il contrasto alla violenza che, insieme alla nostra Strategia provinciale per la parità di genere, può davvero fare la differenza nel quotidiano per liberare le donne dalla violenza, per salvare loro la vita e per mettere le donne nelle condizioni di realizzare liberamente il loro percorso di studio, di lavoro e di vita.

 

Ultima domanda, perché votare Donatella Conzatti?
Perché ho maturato esperienze tali da poter essere utile al Trentino. Nel mio lavoro al Senato ho contribuito in modo determinante a risolvere problemi annosi per il Trentino: con la Legge per il rinnovo della concessione autostradale A22, con la modifica dello Statuto d’autonomia che ha prorogato la durata delle concessioni idroelettriche, la norma per la sterilizzazione dei minori gettiti derivanti dalla prima parte della riforma fiscale (quella del premier Draghi). Mi rendo conto che questi temi non arrivano alla pancia delle persone, ma arrivano alla testa e direttamente nei portafogli di ciascuno di noi! Sono riforme che fanno la differenza tra un Trentino forte ed uno che perde pezzi strategici di autonomia. La differenza tra esistere e non esistere.

In generale ho visto come si possono fare le cose meglio di come le facciamo.
Mi rendo ben conto che oggi in politica in troppi scelgono basandosi sul partito che va di moda o sulla sola simpatia ma, oggi più che mai, al Trentino serve un voto utile, per una coalizione ampia come Alleanza democratica e autonomista, per un partito centrista come Italia Viva e per politici che abbiano dimostrato di saper fare bene. Ho quindi fiducia nei trentini, e penso che dopo aver assistito a 5 anni di disorientamento al governo, il 22 ottobre voteranno con attenzione e consapevolezza.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.