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BALSAMO (AUTONOMISTI POPOLARI) * RICERCA MATTEO BORONI * ECONOMIA: « PIL 2023 TRENTO MEGLIO DI BOLZANO? NO, PROFONDE DIFFERENZE CARATTERIZZANO I DUE TERRITORI »

Scritto da
19.16 - mercoledì 8 marzo 2023

Gentile Direttore Franceschi,

sono a sottoporre ai lettori di Opinione quanto Matteo Boroni (giovane Autonomista Popolare 22enne iscritto all’Università di Economia e Management di Trento, con un forte legame al territorio e passione per l’economia) ha realizzato, prendendo spunto da un articolo di Daniele Battistel. L’articolo, titolato «Pil, nel 2023 Trento meglio di Bolzano» è stato pubblicato sull’Adige tempo fa, approfondiva l’argomento, contestandone in parte il dettato.

La lettura di quell’articolo portava il lettore in un primo momento a considerare l’economia trentina più solida di quella altoatesina, ma il suo approfondimento arriva invece a tutt’altri risultati. Nell’ articolo che segue, di cui Ti chiedo la pubblicazione, effettuerà un analisi con alcune considerazioni che riguardano un confronto tra l’andamento delle rispettive economie del Trentino e dell’ Alto Adige tra il 2000 – 2018 cercando di spiegare le profonde differenze che caratterizzano i due territori da un punto di vista economico, amministrativo e sociale.

 

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Barbara Balsamo

Segretario politico partito “Autonomisti popolari”

 

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DINAMICHE DELLA PRODUTTIVITÀ ALTO ADIGE E TRENTINO

LA DECRESCITA FELICE.

INTRODUZIONE: Questo articolo è volto a comparare due sistemi economici vicini come il Trentino e l’Alto Adige e analizzare l’impatto che ha avuto sulla produttività la crisi del 2008. In seguito elaborare come il Trentino possa riprendere a crescere economicamente sfruttando gli elementi peculiari dell’ Autonomia Speciale. Lo scopo principale dell’articolo è aprire un dibattito su questi temi che sono trattati in maniera marginale o assenti dalle cronache locali. Per iniziare darò una definizione approssimativa di produttività (c’è tra gli economisti una letteratura importante su come viene definita e come si calcola) e spiegherò brevemente perché è un indicatore importante per un Paese.

Quando si parla di produttività del lavoro in economia si intende solitamente il rapporto tra il valore aggiunto a valori concatenati e le ore lavorate. La produttività misura l’efficienza con cui si impiegano le risorse umane nel processo di produzione ed è un importante indicatore di crescita economica e benessere di un territorio. Per fare un esempio, la crescita dei salari, è spesso associata agli aumenti di produttività e di conseguenza contribuisce all’incremento dello standard di vita di un territorio.
L’andamento della produttività viene anche utilizzato per confrontare fra loro le performance di varie economie nazionali e locali.

Tutti i dati, grafici e fonti che citerò sono presi da due studi condotti dall’ ISPAT e ASTAT che sono gli uffici statistici delle due province autonome.
Un primo dato che vorrei mettere in evidenza è la crescita nel lungo periodo dell’industria in senso stretto che è cresciuta nel periodo (2000-2018) in modo molto sostenuto in Trentino (+13,7%) e in Alto Adige (+31,5%). Qui si inizia a evidenziare la diversa struttura delle basi industriali tra le due province. In Alto Adige cresce anche il valore aggiunto prodotto dai servizi pubblici e dai servizi alle persone. La crescita in Trentino si arresta completamente nel periodo post crisi con un ( ‐7,2%) invece in Alto Adige prosegue sostenuta al (9,2%). Questo anche a causa delle politiche economiche anticicliche portate avanti dalle Amministrazioni Provinciali (+7,3% a Bolzano e +5,6% a Trento).

Questa differenza di intervento è dovuta anche alle diverse disponibilità finanziarie dell’Amministrazione provinciale trentina. Qui una differenza tra le province come vedremo più avanti è il grado di internazionalizzazione che hanno le imprese altoatesine rispetto a quelle trentine. Un obiettivo ambizioso per i futuri governi provinciali dovrebbe essere l’attrazione di investimenti di imprese private ad alto valore aggiunto e di intensità tecnologica. Il fattore attrattivo, come vedremo meglio in seguito attraverso i dati, è il capitale umano che il sistema scolastico Trentino fornisce e per il fatto che dispone di uno dei migliori medi Atenei universitari d’ Italia. Quest’ultimo, spesso forma un ottimo capitale umano, che frequentemente non trova un offerta di lavoro adeguata alle competenze che ha acquisito a causa della struttura del mercato del lavoro trentino e alla mancanza di grandi imprese private. A testimoniarlo c’è la caduta dell’Università di Trento dal primo posto che occupava da anni nella classifica (Censis) tra i medi atenei. Uno degli indicatori principali di questa causa è da imputare al dato sul tasso di occupazione dei laureati nel 2021 a un anno dal conseguimento del titolo. Il punteggio dell’ Università di Trento scende di 10 punti classificandosi dietro l’ università di Siena e Sassari.
Nel 2019 (anno pre pandemia) il reddito pro capite altoatesino si attestava in cima alla classifica nazionale con 48.537 euro e il trentino molto dietro con 39.463 euro ( fonte ISPAT). Questa differenza di più di 9000 euro annuali per abitante o 750 euro in più di salario al mese è mostrata in questo grafico.

La marcata differenza della produttività aggregata tra vari settori può dipendere sia dalla capacità di migliorare l’impiego della risorsa lavoro, sia dalla composizione dell’economia in settori caratterizzati da diversi livelli di produttività del lavoro. Lo studio evidenzia anche che il risultato di queste diverse dinamiche si riflette nella marcata differenza di crescita della produttività nel mega periodo considerato: l’1,8% in Trentino contro addirittura il 12,4% per l’economia altoatesina e il 5% della media delle regioni del Nord d’Italia. Fa meglio del Trentino in questo caso anche l’Italia (+2,4%) e particolarmente penalizzante risulta proprio la componente interna settoriale che non riesce ad essere di impulso per la crescita della produttività del sistema produttivo trentino, nonostante i buoni risultati fatti segnare dall’industria in senso stretto. Lo studio evidenzia come la scomposizione della produttività a livello settoriale fa emergere che il rallentamento dell’economia trentina non è stato indotto dalla crisi economica iniziata con il 2008: il processo di declino della produttività del lavoro è infatti iniziato molto prima. L’influenza nel lungo periodo in parte è sicuramente attribuibile al diverso tipo di politiche economiche messe in campo tra le due amministrazioni provinciali in quel lasso temporale tra (2000 – 2018).
La letteratura economica ha messo in evidenza come la produttività cresca in particolare nel settore industriale e al crescere della dimensione d’impresa. Un altro fattore importante che fa crescere la produttività è l ‘innovazione tecnologica.

Secondo questo studio l’indice di specializzazione settoriale per il comparto dell’ istruzione si attesta al 2,20 (perfino migliore di quello altoatesino) , questo sta a significare che abbiamo un ottimo sistema scolastico che però va adattato e improntato alle esigenze del mercato del lavoro Trentino.
La Provincia dovrebbe potenziare e creare maggiore sinergia tra le industrie del territorio e la formazione professionale al fine di strutturare percorsi didattici ad hoc che rispondano alle esigenze del mercato del lavoro Trentino che vadano dall’ industria-artigianato al commercio, il turismo e i servizi. In tal senso creare incentivi per l’assunzione di giovani che accrescono la dimensione d’impresa e aumentano di conseguenza la produttività.
Uno studio dell’ISPAT pubblicato nell’ aprile del 2022 mostra il sistema delle relazioni nelle microimprese in Trentino e il network che l’impresa pone in essere per cogliere opportunità e vantaggi competitivi dalle diverse forme di cooperazione interaziendale. Nel report viene messo in evidenza come le imprese tendono a fare poca sinergia, per i processi innovativi, con gli enti di formazione – istruzione e l’università di cui il territorio Trentino dispone, ma si affidano molto di più ad imprese o collaborazioni di imprese nel medesimo settore come riportato dal grafico sottostante:

Un altro aspetto che evidenzia il report è che una buona parte delle microimprese trentine non riconosce particolari difficoltà nello stabilire relazioni con altre imprese (48,7%), anche se fattori critici sono la dimensione aziendale (35,5%), la burocrazia (16%), la localizzazione periferica dell’impresa, ma anche il timore di perdere la propria autonomia decisionale.
Per fare in modo che determinati settori dell’economia trentina si sviluppino come riportato nella nota precedente sarebbe necessario accrescere la dimensione media d’ impresa incentivando e formando il capitale umano adeguato, fornendo investimenti in beni capitali che aumentino la competitività dell’ impresa sui mercati internazionali e che non facciano perdere l’ autonomia decisionale che alcuni imprenditori temono di perdere.
Il grafico qui di seguito serve ad avvalorare la mia tesi:

Lo studio rileva anche come la maggioranza delle microimprese (nell’84% dei casi) ricerca novità nel proprio settore ricorrendo principalmente alla consultazione di siti internet e riviste specializzate, confrontandosi con i propri fornitori e/o rappresentanti, ma anche interfacciandosi direttamente con altre imprese dello stesso settore, con i soci e/o i dipendenti e con la clientela. Di minor importanza appaiono i rapporti con il mondo delle università e degli altri istituti di ricerca.

Per questo motivo la PAT dovrebbe tramite gli enti para-provinciali come Trentino Sviluppo e associazione Bruno Kessler aumentare le collaborazioni con le aziende del territorio migliorando la sinergia con queste ultime e aumentarne il grado di internazionalizzazione. Oltre a questo servirebbe l’attrazione di investimenti di grandi imprese che accrescano il valore aggiunto e le partnership con imprese estere, sfruttando i canali e i buoni rapporti che ci sono tra Università e Provincia. Queste imprese potrebbero collaborare con i nostri enti di ricerca locali pubblici e privati aprendo sedi sul nostro territorio e creando un volano virtuoso per la nostra economia. Questa operazione permetterebbe di sviluppare anche posti di lavoro ad alta specializzazione trattenendo così sul nostro territorio: reddito, persone e aumentando di conseguenza il gettito fiscale per la Provincia.
L’ Alto Adige sulla pagina dell’ufficio stampa del Presidente Kompatscher titola cosi:” Strategia per la ricerca come motore di innovazione”.
Il presidente dichiara in una nota che la Consulta ha sottolineato in particolare l’importanza della strategia per la ricerca lanciata nel 2018. La completa attuazione di tale strategia è la base per un posizionamento internazionale dell’Alto Adige nel campo della ricerca e per il rafforzamento della ricerca di base a livello locale. La strategia per l’ implementazione della ricerca però è solo una delle numerose misure che sono state attuate nel campo della R&D nell’ultimo anno.
Solo nel settore innovazione e sviluppo nel 2020 sono pervenute alla Provincia 653 richieste di finanziamento per un investimento complessivo pari a 85 milioni di euro, di cui ne sono state autorizzate 517 per un importo complessivo di 26,04 milioni di euro di investimenti.

Concludo chiedendomi:” qualcuno è già al lavoro e ha capito dove sta andando il mondo? Noi trentini non so.? Saremo ancora noi i secondi ad accorgerci di dove sta andando il mondo?

 

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Matteo Boroni

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