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MEDIASET – RETEQUATTRO * “DRITTO E ROVESCIO”: « IN ESCLUSIVA LE DICHIARAZIONI DELLA SORELLA E DELLO ZIO DI GIULIA CECCHETTIN » (TRASCRIZIONE INTERVISTE)

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00.05 - lunedì 20 novembre 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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«Io volevo lanciare un messaggio e spero che possa essere udito da più persone possibili. In questi giorni si è sentita parlare di Turetta e molte persone lo hanno additato come un mostro, come un malato. Ma lui mostro non è perché mostro è l’eccezione alla società, mostro è quello che esce dai canoni normali di quella che è la nostra società. Ma lui è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro». Queste le parole di Elena Cecchettin, sorella di Giulia, in esclusiva a “Dritto e Rovescio”, il talk d’approfondimento condotto da Paolo Del Debbio in prima serata su Retequattro.

«La cultura dello stupro è quell’insieme di azioni che prevedono e sono volte a limitare la libertà della donna: come controllare un telefono, come essere possessivi, come fare cat calling. Ed è una struttura che beneficia tutti gli uomini. Non tutti gli uomini sono cattivi, mi viene detto. Spesso sì, è vero. Però in questi casi sono sempre uomini e tutti gli uomini comunque traggono beneficio da questo tipo di società. Quindi tutti gli uomini devono essere attenti, devono richiamare l’amico che fa cat calling ai passanti, devono richiamare il collega che controlla il telefono alla ragazza. Dovete essere ostili a questi comportamenti che possono sembrare banalità, ma sono il preludio del femminicidio. Il femminicidio non è un delitto passionale, il femminicidio è un delitto di potere, il femminicidio è un omicidio di Stato perché lo Stato non ci tutela e non ci protegge. Bisogna prevedere dell’educazione sessuale e affettiva in maniera da prevenire queste cose. Bisogna finanziare i centri antiviolenza in modo tale che se le persone debbano chiedere aiuto siano in grado di farlo. E per Giulia vi chiedo non fate un minuto di silenzio. Per Giulia bruciate tutto».

Alla domanda su cosa intenda dire con ‘bruciate tutto’ risponde «È una metafora per rivoltare questo sistema che prevede che queste persone si trovino in queste difficoltà e fate in modo che Giulia sia l’ultima. Vuol dire rivoltate tutto, fate giustizia».

Continua dicendo: «Innanzitutto parto col dire che non ho bisogno che mi venga ricordato cosa è successo a mia sorella perché uno lo so benissimo. Due anche nei paesi più occidentali, come la Finlandia, il patriarcato esiste perché esiste in tutta la società occidentale. Quello che ho detto io non è che Filippo non debba pagare per quello che ha fatto. Non lo sto scusando e di sicuro non dalla mia posizione lo scuserei mai. Sto solo dicendo che per arrivare al punto del femminicidio ci sono una serie di altri passi che sono spesso non considerati e non presi in considerazione perché vengono scusati. Come, ad esempio, dire che è normale che il fidanzato sia geloso, è normale che controlli il telefono e tutti questi mini-passi sono come una scala che poi porta al climax che è il femminicidio. Quindi, il mio discorso una volta a dire state attenti istruitevi e imparate a riconoscere queste cose insegnate ai ragazzi a non farle in primo luogo per evitare tragedie come queste in futuro. Questo era il mio messaggio».

Le viene poi chiesto secondo lei si poteva parlare di amore, possiamo dire tossico e dice: «Non era amore. Io nel caso più terribile pensavo di non sapere più nulla, di non sapere cos’era successo a mia sorella, di non rivederla mai più. Ma nemmeno sapere dov’era, dove era stata lasciata e non sapere più nulla di quella che era stata la sua sorte. A me è crollato il mondo addosso una seconda volta perché già la prima era stata domenica quando mi ha chiamato mio padre chiedendomi se sapessi dove fosse mia sorella che era stata via con Filippo. Già avevo pensato al peggio però avere la conferma è stato doppiamente doloroso, ora si riparte dalle ceneri, io porterò in alto il nome di Giulia e farò in modo che tutto questo fuoco che ho dentro, dolore e rabbia non sia invano perché lei non se lo merita».

Spiega ancora: «Io vedevo Giulia sempre più esausta, sempre più sfinita da questa cosa fino al punto di dirmi ‘vorrei sparire, vorrei che lui sparisse, vorrei stare un po’ senza dover parlare con questa persona’. Ovviamente lei non ne poteva più, forse lei stava raggiungendo il limite, però da parte sua di lui ho visto sempre lo stesso tipo di tedio perpetrarsi nella stessa identica maniera». Alla domanda se Filippo fosse ossessivo risponde: «Esatto, ma lui lo è sempre stato. Io non conosco le dinamiche precise perché mia sorella me ne parlava in maniera superficiale e non mi ha detto nell’ultimo periodo episodi di particolare rilevanza. Giulia stava cercando di staccarsi ovviamente però non è facile e io non voglio sentire nessuno che colpevolizzi Giulia in nessuna maniera. Non sto parlando di questo programma sto parlando in generale, perché ho sentito persone dire ‘Però lei poteva andarsene’. Non è facile e comunque c’era una sorta di manipolazione non era così tutto all’aria aperta alla luce del giorno come lo possiamo vedere noi a postumi ecco».

Racconta inoltre: «Parlando con le amiche di Giulia appunto questa settimana sono venuta a conoscenza del fatto che c’è stato un episodio un paio di settimane prima, nel quale Giulia aveva detto che i suoi gesti e le sue parole le avevano fatto paura. Al che quando loro le hanno chiesto che gesti, ‘in che senso’ – perché gesti può essere una sberla – lei ha detto ‘No no niente’ ha minimizzato perché voleva sempre difenderlo. Lui ovviamente quando parlava di farsi del male non intendeva seriamente lo diceva solo per tenere Giulia stretta a sè perché sapeva che questo avrebbe fatto breccia su di lei».

Alla domanda se la famiglia di Filippo Turetta ha contattato la sua dice: «Probabilmente l’hanno fatto con mio padre. Io non sono a conoscenza».

Commentando le parole del padre di Filippo Turetta, Elena spiega: «Io sento una leggera giustificazione nella cosa e ovviamente questa cosa non mi piace. Io spero che come famiglia possano, per quanto brutto, imparare da questa situazione e cercare di crescere e cercare di capire come è possibile che una situazione del genere sia andata a creare magari evitare appunto diciamo brutte continuazioni. Ovviamente, io so che non è colpa mia del fratello però appunto c’è una questione di responsabilità».

Rivolgendosi poi a Filippo dice: «Io vorrei capire perché ha tentato di possedere Giulia, se è vero che l’amava. Perché non si è limitato ad amarla. Tutti abbiamo avuto il cuore spezzato prima o poi però le altre persone non sono di nostra proprietà. Non è nostro giudizio determinare la vita una persona solo perché non la possiamo ottenere. Giulia era una persona grande, più grande di quanto io sia. E mi dispiace, mi dispiace che questa sia stata la sua unica soluzione. Io lui non lo conoscevo personalmente, lo conoscevo solo come il ragazzo di mia sorella quindi caratterialmente non lo conoscevo. Io so solo che appunto nei confronti di mia sorella era molto possessivo e a me questa cosa non piaceva, non mi è mai piaciuta. Ho cercato ovviamente di mettere in guardia mia sorella, però non tutte le persone possessive dopo diventano assassini quindi ovviamente io mai avrei potuto immaginare quanta ragione potessi avere nel preoccuparmi. Anzi, io ogni volta speravo sempre di essere esagerata. Ovviamente, io mia sorella la mettevo in guardia non per paura che venisse ammazzata ma perché pensavo che non le facesse bene. Al di là del danno fisico, anche a livello mentale questo tipo di relazioni non vanno bene, non ti fanno stare bene. Quindi io volevo proteggerla.

«Io voglio che la ricordiate come la vedete nei video perché non c’era un video serio tra quelli che inoltrato perché lei era così. Era rimasta bambina dentro, pura fino in fondo. Era lei 100%, sempre sorridente, sempre così leggera. Ricordatevi di lei. Non lasciate che venga dimenticata. Non lasciate che questa storia venga dimenticata​».

A seguire, Andrea Camerotto, lo zio di Giulia spiega: « Giulia è ritornata ma non è tornata come la volevamo, come abbiamo sempre sperato: quel lumicino di arrivo di una ragazza in difficoltà, ferita si è spento ieri, le speranze si sono spente ieri. Io volevo solo dire una cosa: ho sempre detto a Filippo ‘torna’, c’era il papà (nrd, di Filippo) prima presente alla fiaccolata insieme l’avvocato. Avevo chiesto di fermarsi, la mia intenzione era quella di farci vedere uniti in questo dolore. Io nel nostro dolore della perdita di Giulia, loro nella sofferenza di un figlio che ha fatto un danno grande, una perdita grande alla nostra famiglia. Sono sempre dell’idea che la famiglia di Filippo non c’entri assolutamente, chi osa incolpare questa coppia del risultato ottenuto non deve trovare ragione. Spero di non andare contro ad altri pensieri anche della mia famiglia, questo è quello che penso io. Ho conosciuto e avuto modo di parlare con queste due persone per diverso tempo nell’occasione in cui sono passati da casa e ho trovato due persone con un dolore enorme, forse più grande del nostro perché immaginavano anche loro che fosse successo qualcosa, che la forzatura dell’allontanamento presunto fosse dovuta a Filippo e non a Giulia. Nei giorni scorsi pensavo che hanno il dolore di genitori che hanno avuto un figlio che ha fatto questa cosa, la paura che il figlio forse si potesse suicidare e la paura che avesse fatto del male a Giulia – perché il papà ce l’aveva addosso. Io però fin dal primo momento ho cercato di rassicurarli, anche prima di conoscerli perché capivo che erano persone semplici e buone e se un figlio nell’ultimo tempo non ha dato segnali in famiglia oppure non sono stati palesati da loro. Non ha voluto intervenire con me, volevo solo che venisse e aveva accettato il mio abbraccio, il saluto ma non davanti alle telecamere, si è sentito di andar via. Quando vedrà capirà che era questo il motivo​».

E aggiunge: «Non so da dove venga questa forza, me lo hanno detto anche i miei paesani che non pensavano che avessi la forza di presentarmi davanti alle telecamere. Lo ho fatto per Giulia, anche per Filippo perché speravo che non fosse così, non lo conoscevo quindi di lui non posso parlare. Ho scusato Filippo e gli ho detto che gli offrivamo il perdono fino a ieri per una ferita, una sberla, il perdono perché ce la riportasse. Ora il perdono per Filippo non lo sento ma per la famiglia, anche la famiglia è vittima di questa situazione».

Il legale della famiglia Turetta, Emanuele Compagno in merito ai contatti tra le due famiglie dichiara: «Il papà (di Filippo ndr) è venuto qui nella fiaccolata perché lui si è sentito di partecipare al dolore che tutta la comunità sta provando. È un dolore che prova anche lui e anche tutta la famiglia e vuole abbracciare la famiglia di Giulia. Vuole esprimere tutta la solidarietà, tutte le condoglianze. E per questo dolore, che è un dolore comune di entrambe le famiglie, anche se in maniera diversa ma è un dolore di tutti e due. Io oggi ho avuto modo anche di parlare con il legale tedesco di Filippo che lo ha trovato molto provato, molto preoccupato della situazione e ha dato il consenso a essere estradato qui in Italia. Quindi nei prossimi giorni vedremo quello che ci sarà da fare quando tornerà appunto qui in Italia. Però ecco il papà ha voluto esprimere tutto e vuole esprimere la vicinanza».

E ancora lo zio di Giulia aggiunge: «Prima non ho parlato con il papà di Filippo, ho tentato di fermarlo per dirgli che comunque c’era quel senso di solidarietà per la sua famiglia, mi aveva detto di sì poi forse non se l’è sentita. Comunque, ripeto, la mia vicinanza c’è per la famiglia, per Filippo l’ha fatta grossa ed è giusto che la giustizia faccia il suo corso. Mi dispiace tanto che un ragazzo così giovane non sia stato in grado di gestirsi perché ormai un uomo di 22 anni non deve arrivare a tanto. È l’età dove si trovano le fidanzate, se ne trovano anche tante volendo, non serviva avere Giulia». Infine, alla domanda se vorrà parlare con Filippo quando arriverà in Italia risponde di no

Cologno Monzese, 19 novembre 2023

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