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BANKITALIA * BOLLETTINO ECONOMICO BCE 2024: « L’INFLAZIONE AL NETTO DEI BENI ENERGETICI E ALIMENTARI CORRETTA AL RIBASSO AL 2,6% » (PDF)

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10.01 - giovedì 21 marzo 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Nella riunione del 7 marzo 2024 il Consiglio direttivo ha deciso di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. Dalla riunione del 25 gennaio scorso l’inflazione è diminuita ulteriormente. Nelle proiezioni macroeconomiche di marzo 2024 elaborate per l’area dell’euro dagli esperti della BCE l’inflazione è stata rivista al ribasso, in particolare per il 2024, principalmente per effetto del minore contributo dei prezzi dell’energia. Gli esperti ora indicano che si collocherebbe in media al 2,3 per cento nel 2024, al 2,0 nel 2025 e all’1,9 nel 2026. Anche l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari è stata corretta al ribasso, collocandosi in media al 2,6 per cento nel 2024, al 2,1 nel 2025 e al 2,0 nel 2026. Nonostante l’ulteriore allentamento di gran parte delle misure dell’inflazione di fondo, le pressioni interne sui prezzi rimangono elevate, in parte in ragione della forte crescita salariale. Le condizioni di finanziamento sono restrittive e i passati incrementi dei tassi di interesse continuano a incidere sulla domanda, contribuendo al calo dell’inflazione. Gli esperti della BCE hanno rivisto al ribasso la proiezione relativa alla crescita per il 2024, allo 0,6 per cento. L’attività economica dovrebbe rimanere moderata nel breve periodo, per poi salire all’1,5 per cento nel 2025  all’1,6 nel 2026, sostenuta inizialmente dai consumi e in seguito anche dagli investimenti.

Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine. Sulla base della valutazione corrente, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della BCE si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo. Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario.
Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati dell’orientamento restrittivo. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse si baseranno sui risultati della valutazione circa le prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria.

 

Attività economica

L’economia rimane debole. I consumatori hanno seguitato a contenere la spesa, gli investimenti hanno registrato una moderazione e le esportazioni delle imprese sono diminuite, per effetto di un rallentamento della domanda estera e di alcune perdite di competitività. Tuttavia, le indagini congiunturali indicano una ripresa graduale nel corso di quest’anno. Il calo dell’inflazione e il perdurante incremento dei salari porteranno a un recupero dei redditi reali, che sosterrà quindi la crescita.

In aggiunta, l’effetto frenante dei passati rialzi dei tassi di interesse si esaurirà gradualmente e la domanda di esportazioni dell’area dell’euro dovrebbe aumentare. Il tasso di disoccupazione è al livello più basso dall’introduzione dell’euro. L’occupazione è salita dello 0,3 per cento nell’ultimo trimestre del 2023, superando nuovamente il ritmo di crescita dell’attività economica. Di conseguenza, il prodotto per occupato è diminuito ulteriormente. Allo stesso tempo, i datori di lavoro pubblicano meno offerte di posti vacanti e meno imprese segnalano vincoli alla produzione dovuti alla carenza di manodopera.

Secondo le proiezioni di marzo 2024, la crescita economica dovrebbe segnare una graduale ripresa nel corso dell’anno per effetto dell’aumento del reddito disponibile reale, a fronte dell’inflazione in calo e di una robusta dinamica salariale, e con il miglioramento delle ragioni di scambio. In un contesto in cui è improbabile che le attuali turbative del trasporto marittimo nel Mar Rosso provochino nuove limitazioni significative nell’offerta, la dinamica delle esportazioni dovrebbe allinearsi al rafforzamento della domanda estera. Nel medio termine la ripresa dovrebbe essere altresì sostenuta dal graduale venir meno degli effetti dell’inasprimento della politica monetaria della BCE.

Nel complesso, si prevede che il tasso di incremento medio annuo del PIL in termini reali si collochi allo 0,6 per cento nel 2024, per poi salire all’1,5 nel 2025 e all’1,6 nel 2026. Nel confronto con le proiezioni dello scorso dicembre elaborate dagli esperti dell’Eurosistema per l’area dell’euro, le prospettive per la crescita del PIL sono state riviste verso il basso per il 2024, a causa di effetti di trascinamento derivanti da passate sorprese negative e informazioni prospettiche recenti che indicano un’evoluzione più debole. Risultano invece invariate per il 2025 e sono state lievemente corrette verso l’alto per il 2026. I governi dovrebbero continuare a revocare le misure di sostegno connesse all’energia affinché il processo di disinflazione prosegua in maniera durevole.

Le politiche strutturali e di bilancio dovrebbero essere rafforzate per rendere l’economia dell’area più produttiva e competitiva, per espandere la capacità di offerta e ridimensionare gradualmente gli elevati rapporti fra debito pubblico e PIL. Una più rapida attuazione del programma Next Generation EU e un atteggiamento più deciso verso la rimozione delle barriere nazionali per realizzare mercati bancari e dei capitali più spessi e integrati possono contribuire ad aumentare gli investimenti nelle transizioni ecologica e digitale e a ridurre le spinte sui prezzi nel medio periodo. Occorre attuare senza indugi il nuovo quadro di governance economica dell’UE.
Inflazione

L’inflazione è scesa al 2,8 per cento a gennaio e, in base alla stima preliminare dell’Eurostat, a febbraio è diminuita ulteriormente, al 2,6 per cento. La componente alimentare ha registrato un ulteriore calo, portandosi al 5,6 per cento a gennaio e al 4,0 a febbraio, mentre i prezzi dell’energia hanno continuato a calare in entrambi i mesi rispetto all’anno precedente, seppur a un ritmo inferiore in confronto a
dicembre. Anche l’inflazione dei beni si è ridotta ulteriormente, collocandosi al 2,0 per cento a gennaio e all’1,6 a febbraio. Per quanto riguarda i servizi, dopo essersi attestata al 4,0 per cento per tre mesi consecutivi, a febbraio l’inflazione è diminuita al 3,9 per cento.

Le misure dell’inflazione di fondo sono in larga parte scese nuovamente a gennaio, giacché l’impatto dei passati shock dal lato dell’offerta ha continuato ad attenuarsi e l’intonazione restrittiva della politica monetaria ha gravato sulla domanda. Cionondimeno, le pressioni interne sui prezzi sono ancora elevate, in parte di riflesso alla vigorosa crescita delle retribuzioni e al calo della produttività del lavoro. Al tempo stesso, vi sono segnali di un’incipiente moderazione della dinamica salariale. Inoltre, i profitti assorbono parte dell’incremento del costo del lavoro, riducendo gli effetti inflazionistici.

L’inflazione dovrebbe mantenere tale tendenza al ribasso nei prossimi mesi e ci si attende che, su un orizzonte temporale più lungo, raggiunga l’obiettivo del Consiglio direttivo, a fronte della moderazione del costo del lavoro e dell’attenuarsi dell’impatto degli shock energetici passati, delle strozzature dal lato dell’offerta e della riapertura dell’economia dopo la pandemia. Le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine restano sostanzialmente stabili, collocandosi perlopiù intorno al 2 per cento.

Secondo le proiezioni di marzo 2024, l’inflazione dovrebbe moderarsi ulteriormente grazie alla perdurante attenuazione delle spinte inflazionistiche e all’impatto dell’inasprimento della politica monetaria, anche se il ritmo di tale diminuzione sarebbe più modesto rispetto a quello osservato nel 2023. Le pressioni inflazionistiche dovrebbero continuare ad attenuarsi, in un contesto in cui ci si attende che le turbative nei trasporti marittimi nel Mar Rosso esercitino un impatto al rialzo solo limitato. Con il calo dei prezzi dell’energia, la robusta dinamica del costo del lavoro dovrebbe costituire la determinante principale dell’inflazione al netto della componente energetica e alimentare. La crescita dei salari nominali dovrebbe rimanere elevata in ragione del perdurare di condizioni tese nel mercato del lavoro, ma dovrebbe gradualmente ridursi nell’orizzonte temporale considerato, al venir meno degli effetti al rialzo esercitati dalla compensazione per l’inflazione.

Una ripresa della crescita della produttività sosterrebbe la moderazione delle pressioni sul costo del lavoro. La crescita dei profitti dovrebbe indebolirsi nel periodo in esame e attenuare la trasmissione del costo del lavoro. Nell’insieme ci si attende che l’inflazione complessiva scenda in media d’anno dal 5,4 per cento nel 2023 al 2,3 nel 2024, al 2,0 nel 2025 e all’1,9 nel 2026 e che, alla luce delle deboli prospettive riguardanti la componente dei beni energetici, si mantenga inferiore al tasso calcolato al netto dell’energia e dei beni alimentari per l’intero orizzonte temporale di riferimento. Da un confronto con le proiezioni formulate a dicembre scorso emerge che l’inflazione complessiva è stata corretta verso il basso per il 2024 e il 2025, principalmente per via degli effetti diretti e indiretti di ipotesi di un calo dei prezzi delle materie prime energetiche e di minori pressioni dal lato del costo del lavoro, mentre rimane invariata per il 2026.

 

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