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LETTERE AL DIRETTORE

LAURA SCALFI * DIRITTI CIVILI: “ LA SCUOLA CREI SENSO DI APPARTENENZA, PER FAVORIRE IL RISPETTO DELLE DIFFERENZE “

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09.57 - domenica 20 novembre 2022

Risale alla scorsa settimana la notizia, riportata sui maggiori quotidiani, del docente del Liceo Cavour di Roma che ha umiliato e discriminato uno studente trans riprendendolo per aver firmato al maschile un compito in classe e chiamandolo “signorina”.

Una notizia che all’Istituto G. Veronesi di Rovereto è stata appresa con stupore e delusione. Al sentimento di solidarietà nei confronti dello studente offeso, è seguita subito la presa di coscienza di quanta strada la scuola debba ancora percorrere per poter essere davvero il luogo sicuro e accogliente, dove i ragazzi possano trovare ascolto e protezione. Una realtà in grado di creare senso di appartenenza, di formare all’accoglienza, all’accettazione di sé e degli altri, al rispetto per le differenze.

In Italia, su un totale di 5316 Istituti Secondari di II grado (Dato Ministero Istruzione), secondo i dati riportati sul sito Genderlens.org, associazione che opera affinché agli adolescenti transgender venga garantito il diritto di poter affermare la propria identità, sono 145 le scuole che hanno adottato la carriera alias, procedura in base alla quale nel registro elettronico è possibile sostituire il nome anagrafico con quello scelto dalla persona. In Trentino, all’8 novembre 2022, risultano essere solo due gli istituti che offrono questa possibilità: l’Istituto G. Veronesi e il Liceo delle Arti Vittoria – Bonporti – Depero.

Un numero incredibilmente basso che dimostra quanta strada ci sia ancora da percorrere in termini di sensibilizzazione.
Se è vero che non esistono ancora linee guida ministeriali per la regolazione della carriera alias, pur auspicando che arrivino presto, è anche vero che altrettanto se non più importante risulta essere la capacità di ogni singola comunità scolastica di accompagnare e supportare i propri studenti in questo cammino complesso e tormentato.

Chi, come lo studente del Liceo Cavour di Roma, decide di intraprendere un percorso di transizione non lo fa per sfizio, ma perché spinto da un bisogno profondo che merita di essere ascoltato. La scuola ricopre in tal senso un ruolo centrale.

Il fatto che un istituto abbia adottato la carriera ALIAS, (il Liceo Cavour di Roma figura tra l’altro proprio fra gli Istituti che applicano questo procedimento) non è di per sé garanzia di un contesto in grado di dare risposte a livello sociale e umano. Si fa quindi urgente e necessario che la scuola accompagni gli interventi istituzionali con adeguate iniziative di sensibilizzazione rivolte ai docenti preparandoli all’essenza più vera del loro ruolo: quello di guidare i ragazzi nell’espressione e affermazione di sé stessi.

La scuola per essere davvero inclusiva non può essere terreno di scontro ideologico, come spesso avviene quando si parla di educazione all’affettività, di genere o altro. L’approccio deve essere quello di chi ascolta e accoglie un bisogno e che nell’ interesse del benessere psico fisico dello studente o studentessa trova la soluzione adeguata che li preservi da situazioni di discriminazione, bullizzazione e isolamento.

Mi resta una domanda ad oggi senza risposta, quale ambiente sicuro ed inclusivo possiamo costruire a scuola se chi vi opera o chi ne determina le norme che regolano la vita di quella comunità non agisce nel rispetto dei dettami della costituzione o nella migliore delle ipotesi in modo pilatesco li ignora?
Le nuove generazioni attendono una risposta urgente.

*
Laura Scalfi
Direttore generale Giuseppe Veronesi Rovereto e Ceo Liceo Steam Rovereto

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