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LANCIO D'AGENZIA

TRENTO CAPITALE EUROPEA VOLONTARIATO 2024 * CERIMONIA APERTURA: « GLI INTERVENTI INTEGRALI DI, PRESIDENTE REPUBBLICA MATTARELLA – PRESIDENTE PAT FUGATTI – SINDACO IANESELLI » (PHOTOGALLEY)

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13.52 - sabato 3 febbraio 2024

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di apertura di “Trento Capitale europea e italiana del Volontariato 2024”.

Vorrei ringraziare e fare i complimenti ai due cori che hanno così bene interpretato l’Inno nazionale e quello europeo.

Rivolgo un saluto cordiale al Presidente della Provincia, al Sindaco di Trento, a tutti i Sindaci presenti e, tramite tutti loro, a tutti i cittadini di Trento e degli altri Comuni della Provincia. I vostri concittadini da oggi si trovano al centro di un’impresa di grande valore.

Ringrazio per le riflessioni che ci hanno presentato e proposto Gabriella Civico e Chiara Tommasini.

Un saluto di intensità particolare e un ringraziamento per la sua presenza al Sindaco di Leopoli. Desidero rinnovargli i sentimenti di amicizia che hanno radici antiche e solide e che le drammatiche conseguenze della brutale invasione dell’Ucraina hanno ulteriormente rafforzato.

La libertà, l’indipendenza dell’Ucraina sono tutt’uno con i valori fondativi dell’Europa.

Trento è adesso Capitale europea e italiana del volontariato.

Un riconoscimento alla cultura della sua gente, alle esperienze attuali di solidarietà e di partecipazione che continuano a sostenere la crescita della comunità.

Essere Capitale è anche una grande occasione di incontro, di ricerca in comune, di riflessione, di conoscenza. L’opportunità di mettere in rilievo buone pratiche, come quelle qui rappresentate.

Il Sindaco ha poc’anzi ricordato che, al contrario di altre città che sono capitali di Stati pre-unitari, Trento non ha avuto questa sorte. Ma in realtà era capitale di questo magnifico territorio, con la sua storia, le sue tradizioni, la sua cultura di vita della comunità, che oggi sottolineiamo.

Oggi, e a livello europeo, Trento si vede riconosciuta come grande potenza della solidarietà, valore che sta alla base del volontariato; che è risorsa tra le più preziose di una società.

Per nostra fortuna, l’Italia è ricca di volontari e di associazioni che raccolgono e organizzano queste energie civili.

Volontari che portano sollievo negli ospedali. Volontari che danno forza alla protezione civile; che si occupano di sicurezza ambientale; che custodiscono e valorizzano il patrimonio culturale.

Volontari che portano soccorso. Volontari che distribuiscono cibo e medicinali a chi non ne ha. Volontari che vanno nelle case e assistono le famiglie più povere. Volontari che sostengono le persone vulnerabili, che si dedicano ai bambini, e ai più fragili tra di loro.

Volontari che si impegnano nel recupero scolastico; che contrastano la marginalità, l’abbandono, che provano a costruire ponti dove altrimenti vi sarebbero quasi soltanto macerie esistenziali. Volontari che si dedicano ai profughi dalle guerre e dalle catastrofi climatiche.

Persone che danno fiducia.

Non soltanto espressioni di testimonianza, ma persone amiche che, concretamente, rimarginano ferite, per restituire a ciascuno la sua umanità.

Energie di grande valore e di grande vigore, grazie alle quali ci siamo sentiti e ci sentiamo più comunità.

Il volontariato esprime una visione del mondo.

Quella della indivisibilità della condizione umana.

Il famoso “I care”, “mi riguarda”, fatto proprio da don Milani e da Martin Luther King.

Una visione che pone in primo piano la persona, l’integralità della sua vita, il suo pieno diritto a essere parte attiva della comunità.

Per questo valorizza le relazioni tra le persone, il dialogo, l’amicizia.

Un impegno che, nei piccoli ambiti, immerge ogni giorno le mani nei problemi e negli affanni concreti e, tuttavia, porta a pensare in grande perché sa che ognuno contribuisce al cammino di tutti.

La solidarietà è un moto che parte dalle coscienze.

Reca impresso il carattere dell’ascolto dell’altro e della generosità.

A ben guardare, è essa stessa una vitale necessità.

Abbiamo bisogno di solidarietà, di esprimerla e di riceverla, per sentirci parte di una comunità e della sua storia che va avanti.

La solidarietà, peraltro, è una pietra angolare degli ordinamenti.

La nostra Costituzione la riconosce come presupposto di uno sviluppo davvero civile.

Eloquente, a questo riguardo, è l’articolo 2, che dispone che la Repubblica “riconosce e garantisce” i diritti inviolabili dell’uomo, sia dei singoli sia delle formazioni sociali, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale.

La realtà del volontariato svolge un ruolo, insieme, di sentinella e di spinta di questo principio costituzionale. Rappresenta un pilastro anche della nostra civiltà europea.

L’Europa è il continente dove la libertà, l’eguaglianza, la democrazia, la dignità della persona, la solidarietà sono cromosomi di un medesimo dna. Sono insieme fattori di identità irrinunciabili.

L’Europa è espressione di solidarietà: anzitutto lo è stata fra i nemici delle due guerre mondiali che, con coraggio, hanno dato spazio ai valori della convivenza e dell’incontro, non a caso con un protagonista di Trento, Alcide De Gasperi.

E questi valori l’Europa ha riproposto all’indomani della caduta del muro di Berlino, nel ricongiungersi con i popoli del Centro-Europa.

Il valore fondante della solidarietà ha declinazioni molteplici nei Trattati dell’Unione europea.

Tra i popoli.

Tra gli Stati.

Solidarietà che le istituzioni devono assicurare ai cittadini, affermandone la dignità, riducendo i divari e accrescendo le opportunità.

Solidarietà liberamente interpretata e organizzata dai Corpi intermedi, che sono espressione viva, diretta della comunità.

Anche per questo il titolo di Capitale europea del volontariato assume, se possibile, un significato ancora più forte.

Far crescere la solidarietà in Europa – in ogni direzione – vuol dire far crescere l’Europa e i popoli che la abitano.

Ne abbiamo misurato l’importanza durante la pandemia da Covid.

Le insufficienze dell’Europa, le carenze che vanno talvolta a scapito dei cittadini, dipendono il più delle volte proprio da un difetto di solidarietà.

Ne aveva coscienza il giovane Antonio Megalizzi, che per questo dell’Europa aveva fatto la sua vocazione, il suo orizzonte ideale.

Ci uniamo tutti al Sindaco che ha voluto ricordare nel suo intervento questo cittadino di Trento, drammaticamente sottratto alla vita dal fanatismo integralista.

Il volontariato, come poc’anzi qui sul palco Luca Bronzini, Serena Endrizzi, Annamaria Minotto hanno fatto intendere, è esattamente il contrario del paradigma di violenza cieca e di negazione dell’altro.

Il volontariato è attenzione e accettazione dell’altro, umanità, rispetto, integrazione.

Il volontariato è quindi dono.

Vi aspetta un anno ricco di opportunità.

A Trento e nel Trentino sono centinaia le associazioni di volontari.

Tanti altri ne verranno dalle regioni italiane, da quelle d’Europa per confrontarsi con voi, per fare nuovi progetti, per scambiare idee ed esperienze.

Lo spazio pubblico e il privato di ciascuno saranno arricchiti da queste presenze così significative.

Il volontariato nasce in una sfera personale e comunitaria che precede le istituzioni. La prima forma di organizzazione di ogni società si basa sulla volontà di unirsi per obiettivi comuni.

Il volontariato – lo ha ricordato il Presidente della Provincia poc’anzi – è esso stesso generativo di un pensiero, espressione di una scelta.

La scelta – aggiungo – in favore degli esseri umani, di ogni essere umano.

Per questo i volontari possono essere definiti “campioni di umanità”.

Il volontariato è libero per definizione; è espressione della libertà di ciascuno.

La sua libertà è condizione di autenticità, elemento fra i più preziosi che il volontariato apporta alla nostra società, contribuendo alla sua coesione in un’epoca di così vorticose trasformazioni.

Avere cura degli altri esseri umani è la sua vocazione.

In una stagione in cui emergono spinte estreme all’individualismo, all’egoismo più esasperato, alle tante paure che frenano la vocazione solidale dell’uomo, la cultura della cura assume un forte significato.

I volontari si muovono con altruismo negli interstizi delle nostre difficoltà.

Sovente riescono a ridurre i danni, ad alleviare i problemi; aprono speranze, con un ruolo importante per assicurare diritti laddove altrimenti diventerebbero inesigibili, per sperimentare innovazioni sociali, per rendere effettivo l’accesso ai servizi, offrendo anche vicinanza e calore umano.

La cultura della cura – di cui i volontari si fanno portatori – è sempre più complessa. Ma è così che si costruiscono i beni comuni, perché cura è attenzione al bene comune.

Cura significa passione educativa, capacità di includere chi è ai margini, trasmissione generazionale, sostenibilità ambientale; significa dare una mano a chi non ce la fa perché possa riprendere il cammino.

Vuol dire essere cittadini attivi, confrontarsi con le istituzioni, fare il proprio dovere, usare il patrimonio pubblico per il bene di tutti.

Dobbiamo aver cura della Repubblica.

Dobbiamo avere cura dell’Europa.

Da questo mondo del volontariato – immerso nella vita di ogni giorno – riceviamo quotidianamente spinte, idee, valori, sogni.

I sogni non sono illusioni. Sono l’orizzonte a cui guardano coloro che nutrono speranza, per vivere la realtà con passione e per coltivare il desiderio di renderla più umana e più giusta.

La solidarietà genera speranza.

E solidarietà e speranza sono strettamente connesse con l’idea di pace, con lo spirito di fratellanza.

La pace del nostro tempo, gravemente tradita.

Mai avremmo pensato che il nostro Continente sarebbe nuovamente precipitato nelle mostruosità cui oggi assistiamo nelle regioni orientali dell’Europa e davanti a noi, sulle rive di quel Mediterraneo culla di civiltà.

L’Europa, quasi ottanta anni addietro, è risorta nella pace.

Le azioni dei volontari ci parlano di pace.

Il mondo si cambia anche partendo dai piccoli passi che riempiono il nostro quotidiano. E’ una responsabilità che riguarda ciascuno di noi.

L’augurio a Trento e alle migliaia di volontari che animeranno la Capitale europea è che la vostra e la loro energia siano contagiose e si propaghino.

Tra i giovani anzitutto, che sono presente e futuro.

Per tutti, però. Per tutti. Perché non è mai troppo tardi per cominciare, o ricominciare.

Buon 2024 del Volontariato a voi, all’Italia, all’Europa.

*
Sergio Mattarella
Presidente della Repubblica italiana

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Trento capitale del volontariato 2024
Intervento del sindaco di Trento Franco Ianeselli

Carissimo Presidente della Repubblica,

autorità,

volontarie e volontari di Trento e del Trentino,

amici di Leopoli, del Cev, di Padova e dei Csv italiani

Questa è una giornata importante per tutti noi. Una giornata ricca di significato e lungamente attesa che dà inizio ufficialmente all’anno straordinario di “Trento Capitale europea e italiana del volontariato”.

La Sua presenza in questo palazzetto gremito, carissimo Presidente, non è solo un grande onore per la Città e per tutto il Trentino. Per noi averLa qui oggi significa poter ascoltare una Voce autorevole che, in questi anni, anche nei momenti più bui non ha mai smesso di alimentare la fiducia e di valorizzare quegli alfieri di speranza che sono i volontari. “Sommerso del bene” li ha definiti a Codogno nel 2020, parlando a un’Italia attonita di fronte alle voragini di sofferenza e solitudine aperte dalla pandemia. In quell’occasione ha nominato Cavaliera al merito della Repubblica italiana la trentina Giorgia Depaoli, cooperante internazionale prematuramente scomparsa, che aveva passato i giorni del lockdown a distribuire pacchi alimentari insieme agli Alpini. Il suo nome resta scritto nel pantheon della generosità trentina insieme a quello di tanti altri volontari che è impossibile enumerare. Tra tutti, ricordo don Dante Clauser, l’amico dei poveri, di cui abbiamo da poco celebrato i cent’anni dalla nascita, e Stefano Bertoldi, fondatore di mille imprese solidali che ci ha lasciati l’anno scorso. Le loro sono state vite piene, compiute anche quando sono state brevi, perché sono state ricche di azioni buone, di relazioni, di rivoluzioni creative.

Ha scritto Mariapia Veladiano che chi fa il bene rompe “l’incantamento perverso del niente mai cambierà”. In effetti i volontari qui riuniti, rappresentanti di una moltitudine che è tanto poco appariscente quanto fondamentale per le vite delle nostre comunità, sono il più potente antidoto alla rassegnazione. E sono un esempio per la politica che sempre più spesso si fa intimorire dalla vastità e dalla complessità delle questioni del nostro tempo.
Organizzati, ottimisti, sempre pronti a tendere una mano, in questi anni i nostri volontari hanno ripulito prati e strade dai rifiuti, hanno sfamato, accolto, hanno sostenuto anziani e disabili e senza dimora. Hanno educato schiere di bambini e ragazzi, hanno allenato il fisico e alleggerito lo spirito. Hanno costruito, soccorso, accarezzato. Siano Alpini o Vigili del fuoco o volontari delle ambulanze o Scout o donatori di sangue o cittadini attivi nella cura dei Beni comuni, ci invitano a essere consapevoli del fatto che abitiamo tutti lo stesso mondo e condividiamo tutti uno stesso destino: la solidarietà è dunque non solo la strada maestra indicata dalla nostra Costituzione, è anche la soluzione più razionale ed efficace per affrontare tanto le difficoltà quotidiane quanto le emergenze.

A questa città, a questo Trentino del coraggio e della speranza è dedicato l’anno di Trento Capitale europea e italiana del volontariato. Il nostro intento non è solo quello di celebrare i nostri volontari. Sappiamo che una festa fine a se stessa sarebbe sterile e contraria ai loro principi, perché chi si adopera per il bene pubblico crede nella promessa di un cambiamento concreto e tangibile. Dunque vogliamo andare oltre alla festa: il nostro proposito è quello di impegnarci ad allargare la partecipazione e a rendere sempre più condivisa la responsabilità della cura: cura del mondo, di chi ci sta vicino, di chi arriva da lontano, di chi arranca. Crediamo infatti che il volontariato rafforzi la democrazia e, permettetemi l’audacia, renda più felici. Perché dedicare il proprio tempo agli altri o all’ambiente, lo stare insieme, l’appassionarsi a una causa sono esperienze che danno senso alla vita e una direzione alle giornate. Rappresentano un antidepressivo per tanti ragazzi e per tanti anziani, una boccata d’ossigeno per molti adulti. Per questo oggi, nel tempo spaesato e talvolta disperato che ci è capitato in sorte di vivere, c’è più che mai bisogno di volontariato.

Nella sua storia Trento non è mai stata Capitale, ma durante il Concilio la città si è ritrovata a essere per ben diciotto anni l’epicentro del confronto politico-religioso europeo. Quell’esperienza ha segnato la nostra storia di capoluogo di confine, alla frontiera tra lingue e culture, e ci ha lasciato in eredità l’aspirazione a guardare oltre il perimetro urbano, oltre i confini nazionali, oltre le appartenenze. L’investitura di Trento a Capitale italiana ed europea del volontariato interpreta al meglio questa vocazione e ci sprona a testimoniare quotidianamente l’apertura, a essere attivi e insieme attivisti impegnati nelle grandi questioni sociali e ambientali della nostra epoca. L’ambizione è quella di continuare a essere la città di Alcide De Gasperi, di Chiara Lubich, di Antonio Megalizzi: la città convintamente europea del dialogo, mai autosufficiente, che sceglie il confronto come metodo, la cooperazione come pratica quotidiana.

In un mondo in cui a dominare è la logica del profitto, i volontari ci insegnano che gratuità non significa costo zero, ma valore infinito. Perché donare tempo, risorse ed energie ci guarisce dalla povertà di senso. Perché lavorare per la dignità e l’uguaglianza di ogni persona significa promuovere comunità più giuste. Perché il prendersi cura diventa una cura per noi tutti. È così che i volontari ci aiutano a restare umani.
Grazie Presidente, grazie a tutti i volontari

*
Franco Ianeselli
Sindaco di Trento

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Trento capitale del volontariato 2024
Intervento del presidente della Provincia Maurizio Fugatti

Illustre Presidente Mattarella, Autorità

La nomina di Trento a Capitale del volontariato 2024 è un grande e meritato riconoscimento. Ringrazio quindi ogni volontaria e ogni volontario che ha contribuito a ottenere questo grande risultato e, ovviamente, l’Amministrazione comunale che con impegno ha creduto in questa opportunità.

Mi permetto di estendere questo riconoscimento all’intera comunità trentina, in cui, come sappiamo, è attivo nel volontariato un cittadino su cinque: si tratta della percentuale di partecipazione più alta in Italia.

Il termine volontariato deriva dal latino voluntas: “volontà”. Volontà di essere protagonisti delle decisioni rilevanti per il territorio, membri individualmente e collettivamente responsabili del benessere, della sicurezza e del vivere armonioso nel nostro Trentino. Ma anche volontà di impegnarsi in altre regioni italiane e nel mondo, ovunque ci sia necessità, facendosi portatori di un messaggio di pace, speranza e solidarietà.

È impossibile enumerare tutte le attività in cui i volontari sono impegnati.

La loro presenza è evidente nelle attività di prevenzione e nelle emergenze. I volontari che partecipano alle attività di protezione civile – e in particolare i corpi dei vigili del fuoco volontari – sono fondamentali nelle attività di soccorso pubblico sin dalla fase organizzativa. E proprio l’organizzazione dei servizi antincendi rappresenta un virtuoso unicum, che si pone in linea di continuità con la le nostre tradizioni di autogoverno e difesa del territorio, restando un moderno esempio di partecipazione, in grado di coinvolgere ogni anno centinaia di nuovi giovani allievi.

L’attività dei volontari è a volte più nascosta, eppure intesse ogni spazio della nostra vita, con una molteplicità di interventi che interessano, solo per fare alcuni esempi, l’accoglienza, il supporto dei fragili, l’assistenza ai malati, la conservazione dei luoghi, la cultura, lo sport, i momenti ricreativi.

Si tratta di attività che arricchiscono la collettività intera: chi beneficia del volontariato e i volontari stessi. Un arricchimento che non è materiale: non parliamo del costo delle prestazioni, ma della capacità di tessere legami, di ricucire cesure, di sentirsi parte di una comunità, di offrire benessere e felicità, e, in definitiva, di individuare i modi – molti, diversi e insieme coesistenti – per soddisfare i nostri bisogni, ma anche per esaudire i nostri desideri.

In alleanza con le istituzioni, il volontariato ha un ruolo generativo di pensiero e di scelta nella definizione e gestione della cosa pubblica, rendendosi parte attiva nel raggiungimento del benessere collettivo. Per questo il volontariato si pone come emblema del nostro modello di autogoverno, costruito a partire dalla comunità.

Allo stesso tempo, la forza espansiva del volontariato trentino – che con grande generosità porta sostegno nelle emergenze che, anche nel recente passato, hanno segnato molte regioni italiane e il contesto internazionale (faccio riferimento per esempio ai recenti interventi in Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, ma anche agli interventi svolti congiuntamente alla Provincia autonoma di Bolzano in Moldavia, per portare soccorso ai cittadini in fuga dalla guerra in Ucraina) – dimostra come l’Autonomia non sia e non debba essere ripiegamento verso l’interno o cura di interessi particolari e separati, ma rappresenti, anche al di fuori del territorio trentino e anche nelle relazioni internazionali, un modello in cui assumono centralità i valori di solidarietà e responsabilità collettiva. Un mondo senza confini in cui condivisione e partecipazione si pongono alla base delle relazioni individuali e collettive.

Con l’augurio che per tutti noi questo anno del volontariato rappresenti non un approdo finale, ma un momento di riflessione positivo su quanto, ciascuno di noi fa o può fare per la comunità, ringrazio tutti i presenti per l’occasione offertami di partecipare a questa giornata felice.

*
Maurizio Fugatti
Presidente Provincia autonoma Trento

 

 

Foto di Pierluigi Cattani Faggion

 

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