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LANCIO D'AGENZIA

ISTAT * RSA: « NEL NORD-EST IL TASSO DI RICOVERO PIÙ ALTO CON 28 OSPITI PER 1.000 ANZIANI, VALORI MASSIMI NELLE PROVINCE DI TRENTO E BOLZANO (34 E 36 PER 1.000 ABITANTI DI PARI ETÀ) »

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11.36 - lunedì 21 novembre 2022

Diminuiscono gli ospiti per effetto della pandemia

Al 31 dicembre 2020 sono 12.630 i presidi residenziali attivi nel nostro Paese, con un’offerta di circa 412mila posti letto, sette ogni 1.000 persone residenti.
L’offerta è maggiore nel Nord-est, con 9,9 posti letto ogni 1.000 residenti, mentre nel Sud del Paese supera di poco i tre posti, con appena il 10% dei posti letto complessivi.
Gli ospiti nelle strutture residenziali ammontano complessivamente a 342.361, ultrasessantacinquenni in tre casi su quattro.
Più di 343mila i lavoratori impiegati in queste attività, ai quali vanno aggiunti oltre 35mila volontari.

 

In calo gli ospiti nelle strutture residenziali

Al 31 dicembre 2020 risultano attivi in Italia 12.630 presidi residenziali. Le “unità di servizio” che operano al loro interno ammontano a 15.354 e dispongono complessivamente di 411.992 posti letto, sette ogni 1.000 residenti. Confrontando l’offerta con quella dei cinque anni precedenti si osserva un aumento nel periodo 2015-2018 (+7,6%) quando il numero di posti letto raggiunge il picco di 420.329. L’offerta, si contrae nei due anni successivi, nei quali si registra un decremento annuale dell’1%.

Le strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie hanno risentito fortemente della situazione emergenziale dovuta al Covid-19 e hanno dovuto affrontare nuove sfide organizzative al fine di fronteggiare le emergenze del periodo.
Gli ospiti totali al 31 dicembre 2020 sono 342.361, il 10% in meno dell’anno precedente. Il 75% degli ospiti è ultrasessantacinquenne, il 20% ha un’età tra i 18 e 64 anni e il restante 5% è composto da minori.

Tra il 2015 e il 2020 i bambini e i ragazzi ospitati sono diminuiti di 2.300 unità. Si è ridotta la presenza dei minori stranieri che ha sempre rappresentato una quota consistente degli ospiti minori: nel 2015 i minori stranieri rappresentavano il 46% del totale degli ospiti di pari età, nel 2020 tale percentuale è scesa al 39%. Resta invece stabile la quota di adulti ospitati nelle strutture residenziali.
Dal 2015 il tasso di ricovero degli ospiti anziani ha avuto un andamento piuttosto stabile, circa 21 ricoverati per 1.000 residenti. Nell’ultimo anno osservato, invece, la presenza degli ultra-sessantaquattrenni ha subito una sensibile riduzione, con un decremento del 13% (circa 38mila anziani in meno), a fronte di una variazione percentuale che nei cinque anni osservati non aveva mai superato la soglia del 2%. A diminuire sono soprattutto gli anziani non autosufficienti di sesso maschile, per i quali si osserva un calo del 16% nel Nord-ovest e del 20% nelle Isole.
Il quadro pandemico che ha caratterizzato il nostro Paese nel corso del 2020 ha determinato un considerevole incremento dei decessi all’interno delle residenze: in questo periodo, infatti, tra gli ospiti anziani i decessi sono aumentati del 43% (oltre 32mila in più rispetto all’anno precedente).

 

Posti letto dedicati in larga parte all’assistenza socio-sanitaria

Delle oltre 15mila unità di servizio la maggior parte è di tipo socio-sanitario. Le “unità di servizio” che erogano assistenza socio-sanitaria sono infatti 8.976 per un ammontare di circa 319mila posti letto (il 77% dei posti letto complessivi). L’offerta residenziale si riduce sensibilmente per le “unità di servizio” che svolgono prevalentemente funzione di tipo socio-assistenziale: le unità così classificate ammontano a 6.378 e dispongono in totale di 93.070 posti letto, pari al 23% dei posti letto complessivi.
Le unità socio-sanitarie assistono prevalentemente utenti anziani non autosufficienti, destinando a questa categoria di ospiti il 75% dei posti letto disponibili, mentre agli anziani autosufficienti e alle persone con disabilità sono destinati, rispettivamente, il 9 ed il 7% dei posti letto. La quota residuale è rivolta alle altre tipologie di utenza.

Le unità di tipo socio-assistenziale forniscono prevalentemente accoglienza e tutela a persone con varie forme di disagio: il 41% dei posti letto è indirizzata all’accoglienza abitativa, il 39% alla funzione socio-educativa che ospita principalmente minori di 18 anni. Il 15% viene invece impiegato nelle unità che assolvono per lo più una funzione tutelare, volta a supportare l’autonomia dei propri ospiti (anziani, adulti con disagio sociale, minori) all’interno di contesti protetti. La percentuale residua è dedicata alle altre tipologie di accoglienza.
L’offerta residenziale è rivolta a un’utenza abbastanza diversificata, anche se tre posti letto su quattro sono destinati alla popolazione ultrasessantacinquenne.

Il Nord si distingue per servizi fortemente concentrati sugli anziani non autosufficienti, il doppio rispetto al Mezzogiorno; il Centro ha una quota maggiore, rispetto al dato nazionale, di posti letto per anziani autosufficienti e per adulti con disagio sociale. Al Sud, invece, si trova una quota maggiore di posti letto dedicati a persone con disabilità o con patologie psichiatriche. Nelle Isole, infine, si riscontra un livello di offerta maggiore per minori e persone con patologie psichiatriche, pari al doppio della media nazionale, e agli stranieri/immigrati, sei volte maggiore rispetto alla media (Figura 1).

 

Offerta residenziale più elevata nel Nord-est

La disponibilità di offerta più alta si osserva nel Nord-est, pari a 9,9 posti letto ogni 1.000 residenti, la più bassa nel Sud del Paese, dove i posti letto sono poco più di 3 ogni 1.000 residenti.
Le differenze geografiche si riscontrano anche analizzando la distribuzione delle strutture per dimensione. Il Nord-est presenta una percentuale doppia (30,8%) rispetto al dato nazionale (15,6%) di residenze piccole (massimo sei posti letto). Il Centro (43,1%) e il Mezzogiorno (Sud 50,7%, Isole 58,1%) sono invece i territori in cui la maggioranza delle strutture ha una dimensione media (tra i 16 e i 45 posti letto). Il Nord-ovest è maggiormente caratterizzato da residenze con più di 80 posti letto (16,4% contro un valore medio nazionale del 9%) (Figura 2).

Le differenze territoriali sono evidenti anche in relazione alla tipologia di utenza assistita. L’offerta di posti letto per anziani non autosufficienti è molto elevata nelle regioni del Nord (28 posti letto ogni 1.000 residenti anziani al Nord-ovest, 31 al Nord-est). Nelle altre ripartizioni la quota di posti letto destinata a questa tipologia di utenti risulta molto inferiore e raggiunge il suo valore minimo al Sud, con meno di 6 posti letto ogni 1.000 residenti.

 

Soprattutto enti non profit nella gestione delle strutture residenziali

La titolarità delle strutture è in carico a enti non profit nel 44% dei casi, a enti pubblici nel 20%, a enti privati for profit in circa il 24% dei casi e nel 12% a enti religiosi. Nell’88% delle residenze sono i titolari a gestire direttamente il presidio, mentre nel 10% i titolari danno in gestione le loro strutture ad altri enti; nei restanti casi (2%) il presidio viene gestito in forma mista.
La gestione dei presidi residenziali è affidata prevalentemente a organismi di natura privata (75% dei casi), soprattutto di tipo non profit (51%); il 12% delle residenze è gestita da enti di natura religiosa e circa il 13% dal settore pubblico.

I comportamenti dei titolari sono diversificati sul territorio, soprattutto per quanto concerne la gestione delle strutture pubbliche. Infatti, al Nord sette strutture pubbliche su 10 sono gestite direttamente o indirettamente da enti pubblici, il 26% da enti non profit.
La percentuale di strutture pubbliche gestite da enti non profit è molto più alta sia al Centro (41%) che nel Mezzogiorno (36%). Riguardo le strutture che hanno un altro ente titolare si riscontra una preferenza, su tutto il territorio, verso una gestione diretta o affidata a enti con la stessa natura giuridica. Nel 4% dei casi le strutture profit del Nord affidano la gestione a imprese non profit, quota che scende a meno dell’1% nelle altre ripartizioni.

 

Nelle strutture residenziali molte le qualifiche professionali impiegate

In Italia nei 12.630 presidi residenziali lavorano 343.497 unità di personale alle quali vanno aggiunti oltre 35mila volontari.
Il personale sanitario, organizzato in otto qualifiche professionali, rappresenta più del 63,8% della forza lavoro impegnata all’interno delle strutture residenziali. Poco più del 57% si concentra in tre qualifiche professionali, di cui oltre 118mila sono assistenti socio-sanitari (34,4% del totale del personale retribuito). Le altre due principali figure sono: altri addetti assistenza alla persona (38.827, pari all’11,3%) e professioni sanitarie infermieristiche (39.107; 11,4%).

Per quanto concerne l’orario di lavoro, nella sua organizzazione il settore fa largo uso del part time. A essere impiegati con un regime di orario a tempo pieno sono infatti solo il 58% dei dipendenti. Le differenze sono però significative guardando le singole professioni. La quota di part time oscilla tra un minimo del 28% tra gli operatori sociosanitari (28,0%) e un massimo del 78,2% tra i mediatori culturali.
All’interno di questa forbice emerge in modo evidente che le figure professionali addette alla gestione della struttura e all’assistenza diretta dell’ospite sono quelle che più frequentemente hanno un orario di lavoro a tempo pieno. Al contrario, i professionisti socio-sanitari, il personale addetto alla riabilitazione o alla formazione e i mediatori sono quelli che, rispondendo a bisogni specifici e in alcuni casi temporanei, lavorano più frequentemente in regime di part time (Figura 3).

 

Anziani nelle strutture: in prevalenza ultra-ottantenni e donne

In Italia sono oltre 255mila gli anziani ultra-sessantaquattrenni ospiti delle strutture residenziali, poco più di 18 per 1.000 anziani residenti; di questi, oltre 14 sono in condizione di non autosufficienza (per un totale di 202.174 anziani non autosufficienti). La componente femminile prevale nettamente su quella maschile: su quattro ospiti anziani, tre sono donne.
Oltre i due terzi degli anziani assistiti nelle strutture residenziali (76%) ha superato la soglia degli 80 anni di età, quota che si attesta al 77% per i non autosufficienti e si riduce al 70% per gli anziani autosufficienti.
Gli ultraottantenni costituiscono quindi la quota preponderante degli ospiti anziani, con un tasso di ricovero pari a 63 ospiti per 1.000 residenti, oltre 14 volte superiore a quello registrato per gli anziani con meno di 75 anni di età, per i quali il tasso si riduce a 4,4 ricoverati per 1.000 residenti.

 

Più forte il ricorso all’istituzionalizzazione nelle regioni del Nord

Nelle residenze del Nord-est il tasso di ricovero si attesta ai livelli più alti con 28 ospiti per 1.000 anziani residenti e raggiunge valori massimi nelle Province Autonome di Trento e Bolzano (rispettivamente 34 e 36 per 1.000 abitanti di pari età). Di contro, le regioni del Sud presentano un livello di istituzionalizzazione più basso: otto ogni 1.000 anziani residenti. Il valore minimo si registra in Campania, cinque anziani per 1.000 residenti, contro i 18 registrati a livello nazionale.
Le differenze territoriali si riscontrano in ugual misura se si osserva la distribuzione degli anziani non autosufficienti e sono ancora più marcate tra le donne. Per questa tipologia di ospiti, infatti, si registrano tassi di ricovero molto alti nelle residenze del Nord, con oltre 30 anziane non autosufficienti per 1.000 residenti della stessa età. Nelle altre ripartizioni il tasso di ricovero diminuisce sensibilmente, passando da 12 per 1.000 nelle regioni del Centro, a otto per 1.000 nelle Isole fino a sei per 1.000 residenti nel Sud del Paese.
Per gli anziani autosufficienti la distribuzione dei ricoveri è più omogenea sul territorio, con tassi leggermente più alti della media nazionale nelle Isole e nelle regioni del Centro (4,0 contro 3,8 per 1.000 abitanti di pari età).

 

Ospiti adulti in prevalenza uomini

Gli adulti ospiti dei presidi residenziali sono 68.436, circa due ogni 1.000 residenti di età compresa tra i 18 e i 64 anni. Il tasso di ricovero è più alto nelle regioni del Nord-est (due adulti ogni 1.000 residenti) e si riduce nel Sud del Paese con un ospite per 1.000 residenti. Le Province Autonome di Bolzano e Trento e la Liguria ospitano la più alta quota di adulti (rispettivamente cinque, tre e quattro per 1.000) mentre la Campania registra un tasso inferiore all’1‰.
Tra gli ospiti adulti vi è una prevalenza di uomini, circa 43 mila, il 63% del totale degli ospiti, pari a 2,3 ogni 1.000 uomini residenti, mentre le donne sono circa 25mila (il 37%, pari a 1,4 ogni 1.000 residenti). Gli uomini presentano prevalentemente problemi dovuti a disabilità o patologie psichiatriche (il 66%) ma è rilevante anche la presenza di dipendenze (alcolismo/tossicodipendenza), che riguarda circa il 14% dell’utenza di sesso maschile.

Tra le donne prevale anche un disagio legato a patologie psichiatriche o disabilità, che riguarda il 73% delle ospiti, mentre per il 7% si tratta di gestanti o madri maggiorenni con figli a carico. Le donne vittime di violenza sono poco più di 500 e rappresentano circa il 2% del totale delle utenti.
Gli stranieri adulti accolti nelle strutture residenziali sono circa il 13% sul totale degli utenti tra i 18 e i 64 anni. Di questi, il 14% presenta una disabilità o una patologia psichiatrica, il 12% è rappresentato da gestanti o madri maggiorenni con figli a carico, il 63% ha una problematica diversa dalle precedenti (senza fissa dimora, nomadi, adulti con difficoltà socio-economiche).
La maggiore concentrazione di ospiti è nella classe 45-64 anni, circa 40.000 utenti, seguita dalla classe 25-44 con circa 21.000 utenti.
Gli ospiti adulti sono accolti prevalentemente in strutture di carattere comunitario: il 92% degli adulti (1,9 adulti ogni 1000 abitanti).
Il 64% è assistito in unità di servizio ad integrazione socio sanitaria, il 18% in unità socio educative e, infine, il 10% in accoglienze prevalentemente abitative.

 

Più ragazzi che ragazze tra i minori
Al 31 dicembre 2020 sono 18.772 gli ospiti minori complessivamente accolti nelle strutture residenziali, il 2‰ dell’intera popolazione minorenne in Italia.
Le strutture residenziali ospitano ragazzi con problematiche di varia natura, che provengono da contesti molto diversi: la maggior parte (il 52%) non presenta specifici problemi di salute, si tratta prevalentemente di minori stranieri privi di una figura parentale di riferimento o di ragazzi allontanati da un nucleo familiare non in grado di assicurare loro adeguata cura. Un terzo degli ospiti invece è composto da giovani con problemi di dipendenza che hanno intrapreso un percorso riabilitativo, mentre la quota residua, il 16% degli ospiti, è costituita da minori con problemi di salute mentale o con disabilità che necessitano di specifiche cure o assistenza.
Qualunque sia il tipo di disagio, la componente femminile risulta più contenuta, due ragazzi accolti su tre sono maschi; tale proporzione, in linea con la composizione per genere dei flussi migratori, aumenta tra i minori stranieri, raggiungendo il 69%.

L’accoglienza dei minori in strutture residenziali risulta più diffusa nei territori in cui è più alto il numero di giovani “stranieri non accompagnati” come accade per esempio in Sicilia, dove si registra un tasso di presenza quasi doppio rispetto al dato medio nazionale. Il Sud ha invece la quota più bassa di minori accolti, poco più di un minore per ogni 1.000 residenti nella stessa fascia di età, contro i due del dato medio nazionale. Nelle altre aree del paese si riscontra una distribuzione abbastanza omogenea dei giovani ospiti.
Gli ospiti con meno di 18 anni sono in prevalenza adolescenti: il 60% ha infatti un’età compresa tra gli 11 e 17 anni; altrettanto cospicua la quota di bambini con meno di 11 anni, che si attesta al 40%, tra questi i più piccoli, i bambini con meno di cinque anni, costituiscono il 23% degli ospiti complessivi.

 

 

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