Incontro con una famiglia di orsi sul monte Peller. L’incontro, avvenuto ieri, 26 maggio, sul monte Peller, situato fra la Val di Non e la Valle di Sole, ha visto protagonista una delle orse con cuccioli segnalate anche sul sito della PAT nelle schede riservate ai “grandi carnivori”.
L’etologia ci conferma che la famiglia ursina del Peller si è comportata secondo i canoni: colta di sorpresa e preoccupata per la salvaguardia della prole – ricordiamo che gli orsi ci percepiscono come estremamente pericolosi e ci temono – la madre ha emesso un ruglio di avviso, in risposta al quale i cuccioli si sono messi al sicuro, arrampicandosi sugli alberi, mentre la persona si è allontanata. Dalle notizie non univoche, non è chiaro se l’uomo abbia lanciato delle urla, secondo gli esperti un comportamento da evitare, oppure si sia ritirato correttamente in silenzio.
Questo primo incontro della stagione con cucciolate rimette al centro alcune questioni. La prima è certamente la necessità di dare agli abitanti le conoscenze necessarie per vivere queste situazioni in tranquillità, evitando rischi sia per le persone che per gli animali. Seguita dall’altrettanto importante formazione dei giornalisti, affinché i media facciano a loro volta azione di informazione e diffondano notizie consapevoli, veritiere, adeguate agli avvenimenti contingenti.
Evidentemente le istituzioni hanno mancato nel loro dovere, in quanto ogni incontro viene narrato come fonte di paura, e gli orsi vengono presentati come animali sconosciuti, nonostante convivano con noi da millenni, ammantati di un alone di mistero, forse giustificato nei tempi antichi in cui si credeva anche all’esistenza delle strie e delle anguane, totalmente ingiustificato oggi.
Ugualmente importante è comprendere la differenza fra rischio percepito e rischio reale. La percezione che ne abbiamo cambia in relazione alle informazioni e alla familiarità, e spesso si muore per cause banali o, peggio ancora, si provoca la morte di altri (ne abbiamo avuto proprio in questi giorni un doloroso esempio con la funivia del Mottarone, presumibilmente sicura come impianto, ma resa da alto rischio dal comportamento umano) per negligenza, superficialità, indifferenza o semplice ignoranza.
Avendo perso la familiarità con la presenza degli orsi, e non avendo ricevuto dalle Istituzioni le corrette informazioni, tendiamo a percepirli come rischio alto per la nostra incolumità, mentre i dati oggettivi ci confermano la loro bassissima pericolosità.
Per contro percepiamo come sicuri comportamenti invece molto pericolosi: il rischio dell’atto di scrivere un messaggio sul cellulare mentre si guida, come il rischio connesso all’effettuare escursioni in montagna privi dell’attrezzatura adatta e senza un’adeguata preparazione, sono culturalmente considerati normali e non gravi, mentre in realtà in entrambi i casi il rischio reale di incidenti, con conseguenze fatali, è molto alto.
In breve, una migliore conoscenza dell’etogramma di specie e un corretto approccio alla complessità dell’ecosistema montano, ci consentiranno la giusta percezione dei reali – e limitati – rischi connessi, per poter vivere un equilibrato e appagante rapporto con l’ambiente naturale.
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Presidente Ivana Sandri
ENPA del Trentino
Foto: archivio Pat