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CONSIGLIO PAT * ZANOTELLI RISPONDE A OSSANNA (PATT): « RICHIEDENTI ASILO OSPITATI IN TRENTINO, DAL 30/7 AL 5/8 SI SONO ISCRITTI 356 NON ITALIANI DISPONIBILI A LAVORARE IN AGRICOLTURA »

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06.52 - giovedì 3 settembre 2020

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA N. 1455
OGGETTO: I RICHIEDENTI ASILO OSPITATI IN TRENTINO COME RISORSA DA IMPIEGARE IN AGRICOLTURA

Il settore ortofrutticolo della Provincia di Trento ha bisogno annualmente di un consistente apporto di manodopera stagionale, valutabile in circa 30.000 unità, per poter completare le operazioni di raccolta di piccoli frutti, ciliege, mele ed altre produzioni ortofrutticole, manodopera che, anche per la breve durata del periodo di raccolta, sia a livello provinciale che nazionale non si riesce a reperire.
Due terzi dei braccianti agricoli sono stranieri, in gran parte provenienti dai paesi dell’Est Europa; in particolare dalla Romania. A causa del blocco delle frontiere e delle rigide regole di quarantena imposte per l’ingresso e l’uscita, a tutt’oggi non si ha alcuna garanzia che i lavoratori provenienti da uno Stato estero possano entrare nel nostro Paese regolarmente.

Il periodo della raccolta, a causa dei rigidi disciplinari di produzione previsti in particolare per le DOP, si è gradatamente ristretto e quindi impone ai raccoglitori di completare la raccolta in poche settimane. Questo impone alle aziende di poter disporre di un numero sufficiente di raccoglitori per poter completare in tempo le operazioni di raccolta ed evitare di superare i limiti imposti dai disciplinari di produzione e quindi essere penalizzati a livello economico.

Senza la manodopera straniera il rischio che la frutta possa rimanere sulla pianta è drammaticamente reale. Questo provocherebbe un danno enorme; innanzitutto all’intera economia agricola e quindi anche per le migliaia di lavoratori della lavorazione e della trasformazione, ma anche per tutto l’indotto con ricadute su altri settori (commercio, artigiani, autotrasporto, produttori di macchinari, ecc.).

Per risolvere o quantomeno ridurre il problema di mancanza della mancanza di manodopera, la Giunta Provinciale ha recentemente adottato provvedimenti atti a far sì che coloro che sono assegnatari dell’Assegno Unico (in Trentino poco più di 8.000), tuttora iscritti alle liste di collocamento per la ricerca di un posto di lavoro e siano giudicati abili per tali mansioni, debbano accettare le proposte di lavoro che provengono dalle aziende agricole che lo richiedono.
Si deve anche rilevare che sia la politica provinciale che le organizzazioni professionali agricole sono già intervenute, magari individualmente, presso il Governo affinché trovi una soluzione a questa problematica.

La paventata possibilità di poter usufruire di personale attualmente in Cassa Integrazione, invece, difficilmente troverà un significativo riscontro, in quanto, ad oggi, il prestare attività lavorativa presuppone l’interruzione del periodo coperto dall’ammortizzatore sociale e quindi la perdita del sussidio economico. In ogni caso le due misure sopra presentate non sembrano sufficienti ed efficaci per sopperire alla mancanza di manodopera agricola.
Una soluzione al problema potrebbe essere rappresentata dalla creazione di opportuni corridoi verdi che possano garantire l’entrata di lavoratori agricoli nel nostro territorio.

Ma guardando all’interno del nostro territorio esistono delle persone che per disperazione, per sfuggire dalle guerre in atto, sono scappate dai loro paesi di origine alla ricerca di una vita migliore.

Nella Provincia di Trento, queste persone richiedenti asilo e titolari di protezione internazionali, definite comunemente profughi, dimorano presso le strutture del sistema di accoglienza trentino, dove stanno aspettando che si concluda la lunga trafila del riconoscimento o meno dello status di rifugiato.
Sono quasi tutti giovani, persone abili al lavoro che sono anche iscritte alle liste di collocamento territoriali e che sarebbero adatte a sopperire, anche se parzialmente, all’esigenza di manodopera del mondo agricolo. Tuttavia il vincolo di risiedere presso la struttura assegnata crea un impedimento oggettivo al loro impiego nelle aziende agricole dislocate sul territorio provinciale.

Servirebbe poco a risolvere il problema; sicuramente serve, da parte di chi assume, l’impegno a garantire vitto e alloggio all’interno dell’azienda e l’assunzione di responsabilità a controllare i loro spostamenti, se non possono rientrare alla Residenza centrale; ma serve anche che la Provincia rilasci una deroga nei loro confronti affinché, per qualche settimana, possano accettare il lavoro proposto e guadagnarsi così da vivere permanendo presso il domicilio dell’azienda agricola ma avendo garantito al loro rientro affinchè la loro permanenza fuori dal proprio domicilio non causi al loro rientro la perdita del posto nel sistema di accoglienza.

Tutto ciò premesso
il sottofirmato Consigliere del PATT interroga il Presidente della Giunta provinciale e l’Assessore competente per sapere:
– se, considerata anche la particolare situazione di estrema difficoltà del settore agricolo a recuperare la manodopera necessaria per le operazioni di raccolta della frutta, intenda consentire ai richiedenti asilo, disponibili a prestare lavoro presso le aziende agricole del Trentino, la possibilità di soggiornare presso le medesime aziende per l’intero periodo della prestazione lavorativa, previa assunzione di responsabilità da parte dei datori di lavoro.
A norma di Regolamento, si richiede risposta scritta.

*

Lorenzo Ossanna

 

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Trento, 2 settembre 2020

Protocollo n. A047/2020/532236/2.5-2019-394

Oggetto: interrogazione n. 1455 dell’8 maggio 2020 – “I richiedenti asilo ospitati in Trentino come risorsa da impiegare in agricoltura”.
Con riferimento all’interrogazione in oggetto si comunica che Agenzia del Lavoro nel 2019 ha sottoscritto un protocollo d’intesa con le Associazioni di categoria dell’Agricoltura (Confederazione Italiana Agricoltori, Confagricoltura, Coldiretti, Associazione Contadini Trentini), Ente bilaterale agricolo e sindacati al fine di supportare gli imprenditori agricoli nel reperire manodopera (soprattutto) stagionale nei periodi della raccolta e della vendemmia.
In particolare, Agenzia del Lavoro raccoglie le candidature e predispone la lista dei lavoratori disponibili a lavorare nel settore agricolo e offre alle aziende agricole che ne fanno richiesta, un servizio mirato di incontro domanda e offerta di lavoro.

La lista dei lavoratori disponibili a lavorare in agricoltura è messa a disposizione anche delle Associazioni di categoria del settore e dell’Ente bilaterale agricolo che la trasmettono alle aziende agricole associate che ricercano personale.

A partire dal 30 luglio, Agenzia del Lavoro ha avviato una nuova raccolta di candidature finalizzata ad aggiornare le disponibilità dei lavoratori che si erano iscritti alla precedente lista (6.800 iscritti da marzo a fine luglio) e ad intercettare nuovi candidati per il periodo agosto-novembre 2020.
In questa nuova campagna comunicativa per la raccolta di candidature, particolare attenzione viene rivolta ai disoccupati, ai giovani in cerca di opportunità nel settore, oltre che ai percettori di ammortizzatori sociali (CIGS limitatamente al periodo di sospensione a zero ore della prestazione lavorativa, NASPI e DIS-COLL, nonché Reddito di cittadinanza). A questi ultimi è consentito stipulare con datori di lavoro del settore agricolo contratti a termine fino ad un massimo di 60 giorni, senza perdita o riduzione dei benefici percepiti, nel limite di 2.000 euro per il 2020 (D.L. 34/2020).

Si forniscono di seguito alcuni dati relativi alla lista delle persone disponibili a lavorare in agricoltura nel periodo agosto-novembre 2020.

Dal 30 luglio al 5 agosto risultano essersi iscritti alla lista 1.187 persone di cui il 70% dichiara di essere cittadino italiano; il 72% di possedere esperienza pregressa nel settore dell’agricoltura e il 55% disponibile a lavorare su tutto il territorio provinciale.

Le richieste di personale del settore agricolo pervenute all’Agenzia del Lavoro dal mese di marzo al 5 agosto 2020 sono 205 provenienti in particolare dalla zona della Valsugana e della Val di Non per un totale di 670 profili ricercati.

Per quanto riguarda l’età degli iscritti alla lista: 118 persone (10%) hanno più di 55 anni; 436 (37%) hanno un età compresa tra i 35 e i 54 anni; 369 (31%) tra i 26 e i 34 anni; 264 (22%) tra i 16 e i 25 anni.

Cordiali saluti.

– Giulia Zanotelli –

 

 

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