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CCIAA BOLZANO * DIGITALE: PRESIDENTE EBNER, « SMART WORKING NELLE IMPRESE ALTOATESINE, PUÒ ACCRESCERE L’ATTRATTIVITÀ DEL DATORE DI LAVORO »

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09.47 - mercoledì 14 giugno 2023

Lo smart working ha trovato ampia diffusione in Alto Adige durante la pandemia da Coronavirus e anche dopo la fine dell’emergenza questo modello lavorativo flessibile continua a essere utilizzato in molte imprese. Oltre ad avere effetti importanti sull’organizzazione del lavoro e sulla gestione delle risorse umane nelle aziende, lo smart working influenza diversi aspetti socioeconomici, come ad esempio la conciliabilità tra lavoro e famiglia, la vita e il lavoro nelle aree rurali e la riduzione del traffico veicolare. L’analisi dell’IRE – Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano mostra come nell’economia altoatesina lo smart working abbia ancora un notevole potenziale non sfruttato.

La pandemia ha fortemente accelerato l’introduzione dello smart working nelle aziende altoatesine: mentre nel periodo pre-covid esso era utilizzato solamente dal tre percento delle imprese con dipendenti, attualmente tale quota è pari al dieci percento. Il numero di collaboratori e collaboratrici coinvolti è di circa 11.600. Naturalmente, questa possibilità riguarda solo le imprese in cui si svolgono mansioni d’ufficio: lo smart working è particolarmente frequente nei servizi, nelle cooperative agricole, nel settore dell’ambiente e dell’energia e nel commercio all’ingrosso, mentre è assai più raro nel commercio al dettaglio, nell’edilizia, nel turismo e nel comparto del commercio e della riparazione di veicoli. Il potenziale è comunque molto superiore ai livelli attuali: basti pensare che durante la fase acuta della pandemia lo smart working è stato svolto dal 27 percento delle imprese.

Ciò indica che molte aziende continuano a preferire il lavoro in presenza, pur riconoscendo, almeno in parte, gli effetti positivi dello smart working. Alla richiesta di valutare la propria esperienza con il lavoro da casa, circa la metà delle imprese ne dà un giudizio neutrale: né positivo, né negativo. Tuttavia, nei casi in cui il giudizio non è neutrale, le valutazioni positive superano quelle negative. Aspetti molto rilevanti, come “produttività, motivazione e disciplina dei collaboratori in smart working” e “organizzazione e coordinamento dei collaboratori” sono valutati in modo prevalentemente positivo. La “comunicazione con i collaboratori in smart working” viene invece considerata più critica. I giudizi più negativi riguardano però gli effetti dello smart working su “spirito di squadra e senso di appartenenza all’azienda dei collaboratori”.

Prevedibilmente, ci sono differenze marcate tra i giudizi delle imprese che hanno continuato a utilizzare lo smart working dopo l’emergenza covid e quelli delle imprese che lo hanno utilizzato solo temporaneamente durante la pandemia. In particolare, queste ultime esprimono valutazioni decisamente peggiori riguardo alla comunicazione con i collaboratori e le collaboratrici in smart working e alla loro produttività, motivazione e disciplina.

Queste esperienze negative sono probabilmente il motivo per cui alcune aziende hanno abbandonato il lavoro da casa dopo la fase emergenziale. Tuttavia, lo smart working offre anche grandi vantaggi, soprattutto in termini di attrattività dell’impresa come datore di lavoro. Inoltre, grazie allo smart working è possibile ampliare il bacino per la ricerca di nuovo personale, poiché la distanza dalla sede lavorativa diviene meno importante per i potenziali collaboratori e collaboratrici. Per questo motivo, lo smart working può contribuire a ridurre l’abbandono delle zone rurali e a diminuire il traffico dovuto al pendolarismo.

Il Presidente della Camera di commercio di Bolzano, Michl Ebner, afferma: “In tempi di carenza di manodopera e personale qualificato, lo smart working può accrescere significativamente l’attrattività di un datore di lavoro.”

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