Contratto collettivo: Diaspro tuona sull’esito del confronto di ieri. «Regione inaffidabile e gli altri firmano». «Con un misero 3% di aumento tabellare, inferiore anche a quello nazionale, la Regione tradisce quanto affermato finora e fa un boccone di Uil, “Cisl-con-riserva”, Fenalt e Asgb.
L’accordo stralcio sul rinnovo del contratto regionale aumenta il peso della valutazione discrezionale dei dirigenti e revoca istituti contrattuali per il personale in arrivo dalla Giustizia». Così Luigi Diaspro, della Fp Cgil, all’indomani della seduta in Regione.
«La Regione ha gettato la maschera e mostrato la propria inaffidabilità, nel pretendere ciò che l’altro ieri dichiarava non necessario: primo la modifica – revoca degli articoli relativi al riconoscimento dell’anzianità pregressa e la ricostruzione della carriera per il personale proveniente da altre amministrazioni; secondo, ha preteso di introdurre un inasprimento del peso della valutazione nelle progressioni e nei passaggi interni oltre a limitare le fonti di alimentazione del fondo relativo».
Ma Diaspro attacca anche le sigle firmatarie: «Gli altri sindacati hanno dunque fatto finta di preoccuparsi di salvaguardare diritti e tutele di tutti i dipendenti coinvolti (regionali, camerali e giudiziari), hanno fatto assemblee dicendo cose diverse a seconda dell’uditorio e, infine, hanno gettato tutto alle ortiche».
Da sempre Fp Cgil, sulla valutazione, vuole un sistema oggettivo, che non punti alla mortificazione individuale dell’era Brunetta e che tenga conto anche della perfomance collettiva e dei risultati dei dirigenti. Invece «Gli altri si sono accontentati di un genericissimo impegno a rivedere, più avanti, solo le procedure di valutazione, lasciando di fatto la discrezionalità così com’è al dirigente, che pesa per il 60% nella valutazione complessiva».
Sul riconoscimento economico dell’anzianità di servizio per il personale giudiziario in transito «in oltre 4 anni di discussioni la Regione ne hanno sempre dichiarato l’inapplicabilità perché la norma di attuazione – fonte gerarchicamente superiore al contratto – ne riconosce gli effetti esclusivamente ai fini della progressione economica».
Averne invece pervicacemente preteso (e ottenuto) la soppressione mostra una contraddizione e conferma un legittimo sospetto, oltre al fatto di aver modificato l’impianto contrattuale nell’immediata vigilia del passaggio in Regione di quel personale. Spiega poi: «Unico dato positivo, che ai dipendenti regionali e camerali sia corrisposta un’una tantum relativa a risorse accantonate nei fondi contrattuali: ma sono risorse legittimamente spettanti e non dovevano esserci contropartite».
In questo quadro, le prospettive per il settore Giustizia continuano a preoccupare, per la mancanza di soluzioni sulla grave questione degli organici, dato che delle annunciate 50 unità da inviare negli uffici giudiziari ve ne sono solo 8 tra Trento e Bolzano, e il Tribunale di Rovereto rischia il collasso.
Non confortante nemmeno la preannunciata volontà di intervento sugli orari di lavoro e sui part time dall’1/1/2018 per armonizzare i comparti vecchi e nuovi, poi rientrata per l’intervento sindacale: non paiono obiettivamente la priorità assoluta.
In conclusione: «Un pessimo segnale politico, un esito sconcertante seppure nell’aria, che divide, anziché integrare e armonizzazione i comparti, che fa a pugni con le litanie politiche di una più forte struttura operativa regionale tesa ad affrontare e gestire attività comuni alle due province.
Noi abbiamo fatto ciò che abbiamo deciso coi lavoratori, non abbiamo firmato un accordo penalizzante da tutti i punti di vista, senza prospettive e di corto respiro, a fronte di un aumento inferiore anche agli 85 euro dei rinnovi nazionali.
Ora tutti sanno chi ringraziare, chi non ha rispettato gli impegni, chi ha detto una cosa e ne ha fatto un’altra. Si apre una nuova fase ma non cambia il nostro atteggiamento: Fp Cgil sa da che parte stare».