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TONINA RISPONDE A DE BERTOLINI E FRANZOIA * SUICIDI CARCERE TRENTO: « I DATI SONO COPERTI DA SEGRETO D’UFFICIO, I CONSIGLIERI SI POSSONO RIVOLGERE ALL’APSS »

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07.31 - mercoledì 7 febbraio 2024

Interrogazione a risposta scritta.

DECESSO PER IMPICCAGIONE DI DETENUTA AVVENUTO PRESSO LA CASA CIRCONDARIALE DI TRENTO.

Abbiamo appreso della morte avvenuta omissis di una donna di omissis anni, detenuta presso la Casa Circondariale di Trento, la quale tre giorni prima ( omissis ), mentre era all’interno della cella di isolamento, si era impiccata con un laccio di scarpe.

La donna, per quanto acquisito da fonti attendibili, versava da molto tempo in uno stato di profonda prostrazione psichica che ne aveva condizionato finanche il suo comportamento intramurario. Più volte aveva espresso di poter esser trasferita presso altra struttura penitenziaria in ragione di una incompatibilità ambientale maturatasi progressivamente nei confronti di altre detenute.
Non è dato conoscere quanto tempo sia intercorso fra l’agito autolesivo (l’impiccagione) e il di lei rinvenimento da parte degli Agenti della Polizia Penitenziaria con il conseguente intervento dei soccorsi.
Così, altrettanto, non è dato conoscere come la detenuta sia entrata in possesso dei lacci di scarpe che le hanno permesso di porre in essere il proposito suicidario. Posto che, di tale dotazione, detenuti e detenute non hanno disponibilità proprio per ragioni di sicurezza (anche correlata all’evitamento di eventi simili).
Infine, per quel che è stato accertato da fonte attendibile, la detenuta aveva avuto lunghi periodi di isolamento che l’avevano psicologicamente ancor più afflitta.

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Ora, noto è come la struttura penitenziaria di Spini di Gardolo, realizzata nel 2010, in conformità a quelle normative di settore tese al garantire la dignità della persona e dar attuazione al principio costituzionale di risocializzazione del reo, grazie all’encomiabile provvido impegno politico (ed economico) della nostra Provincia Autonoma, sia stata tuttavia in questi anni anche luogo di sofferenza e oblio.

In tal senso impietosi, rispetto al panorama nazionale, sono stati i numeri dei suicidi, dei tentati suicidi e degli agiti di autolesionismo avvenuti nella Casa Circondariale di Trento.
Fra il 2013 e il 2017 si registravano cinque (5) suicidi.
Nel 2018 proprio un ulteriore caso di suicidio per impiccagione era primario fattore scatenante la rivolta di una parte di detenuti all’intero della struttura penitenziaria di Spini di Gardolo.
Così, in soli 6 mesi fra aprile e ottobre 2021 si consumavano sette (7) tentativi di suicidio (cfr (ink) nel contesto di un anno solare in cui gli agiti autolesivi si attestavano a 90 casi (fonte Garante per i Diritti dei Detenuti per la Provincia di Trento)
Ancora, nel percorrere questo drammatico dolente bollettino, il 2022 consegnava settantacinque (75) casi di autolesionismo, mentre a settembre del 2023, omissis si rendicontavano cinquantasette (57) casi di autolesionismo, quattro (4) tentavi di suicidio (come riportato da media nazionali, cfr (LINK ).
Né, sul punto possono esservi dubbi: il tasso di suicidi, tentati suicidio, agiti autolesivi ci ha posto e ci pone intollerabilmente e odiosamente ormai da un decennio ai vertici nazionali delle funeste statistiche rispetto alle altre realtà carcerarie.
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La dignità e la salute della persona sono diritti fondamentali, inviolabili, garantiti dalla Nostra Costituzione repubblicana, nel solco dell’art 3, anche a detenute e detenuti.
Così, l’art. 27 della Carta fondamentale consegna, la funzione rieducativa e risocializzante della pena, imponendo questa non si sostanzi in trattamenti contrari al senso di umanità.
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D’altra parte, nel 2019 la Giunta provinciale aveva approvato un documento (Piano Provinciale prevenzione suicidi), elaborato da Dipartimento salute e politiche sociali, Azienda provinciale per i servizi sanitari e Provveditorato penitenziario del Triveneto, atto a implementare i principi, le strategie e gli obiettivi definiti dal “Piano nazionale di prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario per adulti”. (LINK)
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Poste queste premesse, quel che rimane rispetto a questo ennesimo atto suicidario consumatosi all’interno della Casa Circondariale di Trento, è l’evidenza dell’esser stato causato da una condizione di profonda prostrazione psicofisica della vittima. Una sofferenza, soprattutto nella fase più acuta culminata con l’agito suicidario, rispetto alla quale non si è stati evidentemente in grado – in termini preventivi – di dare risposta.
A fronte di ciò, chiediamo all’Assessore alla salute, politiche sociali e cooperazione, dal punto di vista generale, se ed in che termini, in quale modo sia stata data esecuzione al Piano prevenzione suicidi all’interno della Casa Circondariale di Trento.

Quanto, infine, al drammatico ultimo suicidio, chiediamo che l’Assessore alla salute, politiche sociali e cooperazione possa riferire circa modalità e orari del soccorso prestato presso la Casa Circondariale e modalità ed orari del successivo trasporto d’urgenza con accesso all’Ospedale di Trento. Ed ancora, se la vittima avesse avuto ricoveri precedenti l’agito auto soppressivo, se fosse stata in osservazione nel reparto infermeria e, in caso di riscontro positivo, per quale sintomatologia e/o diagnosi. Così, quale sia stata la cura e l’assistenza prestata, durante la detenzione, alla donna poi suicidatasi in specie nel periodo immediatamente precedente l’evento. Così, infine, se ella abbia ricevuto assistenza e cura psicologica e/o psichiatrica con specifico riferimento anche eventualmente al tipo di terapie cui è stata sottoposta e le date degli incontri eventualmente avuti con psicologi durante la detenzione carceraria.

A norma di regolamento si chiede risposta scritta.

 

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Cons. Avv. Andrea de Bertolini

Cons.ra Mariachiara Franzoia

 

RISPOSTA AD INTERROGAZIONE

In riferimento all’interrogazione di cui all’oggetto, si comunica quanto segue.
Con riferimento alla prima richiesta, occorre innanzitutto chiarire che esistono due piani: il Piano provinciale di prevenzione delle condotte suicidarie in carcere (in seguito “Piano provinciale”) e il piano locale della Casa circondariale di Trento.
Il primo è stato adottato dalla Giunta provinciale con la deliberazione n. 545 del 19 aprile 2019 e rappresenta l’implementazione a livello provinciale dell’omonimo “Piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario per adulti”, oggetto dell’Accordo, adottato in Conferenza Unificata, rep. Atti n. 81/CU di data 27 luglio 2017, ai sensi dell’art. 9 del Decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e recepito a livello provinciale dalla deliberazione n. 2422 di data 21 dicembre 2018.

Il Piano provinciale contiene a sua volta le linee di indirizzo per il successivo sviluppo del Piano Locale di prevenzione (PLP) da applicare alla struttura penitenziaria di riferimento, vale a dire la Casa circondariale di Trento. Il PLP rappresenta quindi la declinazione operativa del Piano provinciale ed è stato siglato dall’Amministrazione penitenziaria della casa circondariale di Trento e dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari nel 2020.

La finalità del PLP è principalmente quella di “attivare e codificare una rete di attenzione la più possibile estesa e capillare, che consenta di rilevare e segnalare tempestivamente eventuali segnali di disagio e sofferenza emotiva e codificare le modalità con cui individuare gli interventi più opportuni, alla quale devono collaborare le diverse aree, ognuna mettendo in campo la propria competenza”.
Per quanto riguarda la prima finalità il PLP codifica le procedure relative alle modalità con le quali i singoli attori possono segnalare eventuali situazioni di sofferenza a quelle componenti specialistiche che possono adeguatamente predisporre gli interventi più opportuni, anch’essi codificati nel PLP.

La Provincia, nell’abito delle riunioni dell’Osservatorio permanente della sanità penitenziaria provinciale, monitora e promuove la corretta implementazione delle procedure identificate nel PLP. Nell’Osservatorio permanente siedono rappresentanti della Provincia, dell’Amministrazione Penitenziaria locale e di ambito territoriale (Triveneto), dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, della Magistratura di Sorveglianza, nonché il Garante per i diritti dei detenuti.

Il monitoraggio è effettuato sulla base dei report semestrali prodotti dalla Casa circondariale di Trento in collaborazione con l’area sanitaria e l’area educativa. Ogni report è elaborato sulla base di una serie di indicatori che permettono di verificare nel dettaglio l’attuazione delle procedure previste per i diversi ambiti di intervento (fase dell’accoglienza, interventi nel percorso detentivo, fase della dimissione e attività di formazione), nonché di monitorare il numero degli eventi critici avvenuti nel semestre.
Nell’ambito delle riunioni dell’Osservatorio la Provincia promuove il dialogo tra le parti ponendo particolare attenzione alle situazioni di maggior interesse contingente, proponendo anche gli interventi che vengono ritenuti utili la cui attuazione è però riservata all’accordo e alla cooperazione tra gli altri partecipanti.
La Provincia si occupa inoltre di predisporre e promuovere i programmi di formazione, in accordo con gli attori a cui sono destinati: a seguito dell’ultima riunione del tavolo avvenuta in data 14.12.2023 è stata confermata l’erogazione nel corso del 2024 di un programma di formazione specifica in tema di aggressività.

Infine, relativamente alla richiesta di informazioni «circa modalità e orari del soccorso prestato presso la Casa Circondariale e modalità ed orari del successivo trasporto d’urgenza con accesso all’Ospedale di Trento. Ed ancora, se la vittima avesse avuto ricoveri precedenti l’agito auto soppressivo, se fosse stata in osservazione nel reparto infermeria e, in caso di riscontro positivo, per quale sintomatologia e/o diagnosi. Così, quale sia stata la cura e l’assistenza prestata, durante la detenzione, alla donna poi suicidatasi in specie nel periodo immediatamente precedente l’evento. Così, infine, se ella abbia ricevuto assistenza e cura psicologica e/o psichiatrica con specifico riferimento anche eventualmente al tipo di terapie cui è stata sottoposta e le date degli incontri eventualmente avuti con psicologi durante la detenzione carceraria» si segnala che i dati sono nella disponibilità dell’Azienda

Provinciale per i Servizi Sanitari la quale riferisce che gli stessi sono coperti da segreto d’ufficio e saranno resi disponibili ai Consiglieri che potranno prenderne visione ai sensi dell’art. 147, comma 4, del Regolamento del Consiglio della Provincia autonoma di Trento.

 

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Mario Tonina

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