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CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * GARANTE DETENUTI: VICEPRESIDENTE FRANZOIA, «FIGURA ISTITUZIONALE DELICATA ED IMPORTANTE, A TUTELA DI CHI NON HA VOCE»

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13.39 - lunedì 4 novembre 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Domani in Consiglio provinciale potrebbe esserci la nomina del nuovo Garante dei diritti dei detenuti, organismo incardinato presso l’ente consiliare. Questa mattina dunque la titolare uscente, la professoressa Antonia Menghini, ha voluto relazionare sugli ultimi mesi di attività e sulla situazione carceraria in Trentino. Ad accoglierla a palazzo Trentini è stata la vicepresidente del Consiglio provinciale, Mariachiara Franzoia, che ha evidenziato la delicatezza e importanza di questa figura istituzionale posta a tutela delle persone che non hanno voce. In sala Aurora erano presenti anche la direttrice del carcere trentino, il dirigente della polizia penitenziaria, il garante dei diritti dei minori, i consiglieri provinciali Calza, de Bertolini (promotore della mozione consiliare che chiede autonomia Pat proprio nel campo dell’assistenza ai detenuti), Parolari, Valduga e Zanella e l’assessore provinciale Mario Tonina.

Il quadro tracciato dalla Garante rimane molto grave, per riflesso dello stato in cui versa il settore a livello nazionale. Mancano risorse finanziarie adeguate; è drammatico e desolante il dato dei suicidi e degli atti di autolesionismo dentro le strutture detentive. E’ necessaria – ha affermato Menghini – una maggiore presenza delle istituzioni dentro la casa circondariale di Spini di Gardolo, la stessa magistratura di sorveglianza deve venire più spesso nel carcere e toccare con mano le situazioni. “Inesorabile” è stata definita la lenta crescita del numero di ospiti della struttura trentina e dei detenuti in Italia, con positive flessioni storiche solo dopo la sentenza Torreggiani di condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo e poi per effetto della pandemia.

Menghini ha definito “improvvida” la riforma della media sicurezza del 2022 e ha poi severamente criticato il modello di custodia chiusa (nelle celle), che impedisce ai detenuti di muoversi nei corridoi di sezione. L’offerta trattamentale – ha poi annotato – è troppo ridotta e questo è un gravissimo autogol per la società civile, nella quale grande parte dei detenuti tornerà inevitabilmente in tempi non lunghi. Altro problema: il frequente invio a Trento di soggetti particolarmente problematici, “sfollati” da altri istituti di pena. La garante ha invocato più misure alternative al carcere e più ascolto dei detenuti, ha poi anche espresso preoccupazione per alcuni aspetti della normativa sicurezza in elaborazione in Parlamento (“si lasci ai detenuti la dignità di poter esprimere pacificamente i loro motivi di protesta”).

A bilancio finale della propria esperienza nel ruolo, Menghini ha detto che s’è trattato di un lavoro molto faticoso anche sul piano psicologico, spesso purtroppo frustrante per le tante occasioni in cui alle segnalazioni o richieste del garante è seguito il silenzio delle autorità preposte. “A chi verrà dopo di me – ha detto – raccomando lo spirito di servizio e di proseguire nel quotidiano lavoro di confronto diretto con le vite umane costrette alla situazione detentiva”.

 

 

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