News immediate,
non mediate!
Categoria news:
LANCIO D'AGENZIA TN-AA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * QUINTA COMMISSIONE: « PRIME AUDIZIONI A FAVORE DDL MASÈ SU INTEGRAZIONE SISTEMA NIDI-MATERNE, MA SERVONO LINEE GUIDA »

Scritto da
15.42 - giovedì 7 luglio 2022

Prime audizioni a favore del ddl di Masè sull’integrazione del sistema nidi-materne, ma servono linee guida che orientino la sperimentazione.

Il disegno di legge 135 proposto da Vanessa Masè (La Civica) “Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione per l’infanzia. Modificazioni della legge provinciale sugli asili nido 2002 e di disposizioni connesse”, che propone di introdurre nell’ordinamento della Provincia una forte continuità tra i servizi rivolti ai bambini della fascia 0-6 anni, è stato oggetto stamane della prima tornata di consultazioni in seno alla Quinta Commissione guidata oggi dalla vicepresidente Sara Ferrari (Pd). Dai pareri acquisiti (vedi i documenti allegati) sono emersi giudizi ampiamente favorevoli al ddl, accomunati dall’esigenza di disporre di linee guida che orientino la sperimentazione del sistema integrato e permettano di superare le non poche differenze esistenti tra le due tipologie di servizio. Le audizioni si concluderanno il 13 luglio.

LE SCUOLE DELL’INFANZIA

Federazione Scuole materne: la sperimentazione preceda le modifiche legislative

Per la Federazione provinciale delle scuole materne, che associa 135 scuole, 5 delle quali gestiscono nidi da vent’anni, sono intervenuti il presidente Giuliano Baldessari e il direttore Lucia Stoppini. Noi – ha esordito Baldessari che ha espresso apprezzamento per il ddl – lavoriamo da tempo nella direzione indicata da questa proposta, ma riteniamo opportuno prevedere una fase di sperimentazione perché nidi e materne sono sistemi diversi non solo dal punto di vista normativo ma anche come tipologia di servizio”. I nidi infatti – ha proseguito – sono gestiti da cooperative alle quali il servizio viene assegnato con gare d’appalto e anche il personale ha contratti e profili diversi rispetto alle scuole dell’infanzia. Una fase sperimentale si rende quindi necessaria per arrivare successivamente a una modifica anche della legge provinciale 13 del 1977 sulle scuole dell’infanzia. Stoppini ha aggiunto che la Federazione ritiene che il ddl Masè sia un’occasione importante per riorganizzare il sistema 0-6 anni. Funzionale a questo obiettivo è darsi del tempo allo scopo di risolvere alcuni nodi attuando una sperimentazione che permetta di acquisire tutti gli elementi utili all’introduzione di modifiche alle tre normative provinciali da cui il sistema è oggi disciplinato: la legge 4 per la fascia 0-3 anni; la legge 13 del 1977 per la fascia 3-6 anni e la legge 5 del 2006 sulla scuola in Trentino. La sperimentazione, secondo la Federazione, andrebbe attivata e guidata dal tavolo tecnico-istituzionale previsto dal ddl con la regia della Provincia, coinvolgendo tutti i soggetti interessati. In tal modo si potrebbe monitorare l’andamento dell’esperienza e valutare poi i risultati in funzione delle modifiche da apportare alle norme e in particolare alla legge 5 del 2006 da cui dipende l’intero sistema educativo.

Coesi: il ddl risponde alle bisogni delle famiglie

L’Associazione Co.E.S.I. (Comunità Educativa Scuole Infanzia), con il direttore Alessandro Laghi, si è dichiarata pienamente a favore del ddl, innanzitutto perché garantisce la permanenza delle due leggi provinciali sui servizi 0-3 e 3-6, che funzionano e hanno permesso di offrire servizi di qualità alle famiglie trentine con una sinergia pubblico-privato che rappresenta un esempio in Italia. Inoltre il ddl prevede di adeguare la Provincia sia alla legge quadro nazionale sui servizi 0-6 sia alla normativa europea che da tempo chiede ai Paesi membri di muoversi in questa direzione, in linea con le acquisizioni scientifiche in campo pedagogico. Ancora, per Coesi il ddl apre ampie possibilità di sviluppo dei servizi 0-6 coinvolgendo i comuni, la Provincia e i soggetti che operano nei servizi per l’infanzia, incentivando la flessibilità e una maggiore efficienza organizzativa. Il provvedimento – ha proseguito Laghi – mira a valorizzare gli spazi a disposizione negli edifici di molte scuole dell’infanzia attive, dismesse o poco utilizzate sia nelle città sia nelle valli più periferiche e “a rischio demografico”, privi di nidi, dove vi sarebbe l’opportunità di inserire il servizio in questi immobili. Così le amministrazioni locali potrebbero sostenere la permanenza di giovani famiglie nei territori in cui più scarseggiano gli aiuti alla genitorialità. Il ddl è condivisibile, infine, per la rilevanza accordata alla formazione del personale, alla qualificazione delle figure di coordinamento e all’aggiornamento professionale di educatori e insegnanti, universalmente sollecitato oggi dal mondo scientifico.

La discussione

Masè ha chiesto dove la Federazione scuole materne riterrebbe di individuare le sedi nelle quali avviare la sperimentazione del sistema integrato 0-6 anni, che in base al ddl sarebbe biennale. A suo avviso sarebbe sbagliato ridurre il ddl a una sperimentazione.
Baldessari ha risposto che non vi sono preclusioni su questo punto e che vi sono già diverse scuole e aree territoriali che hanno chiesto questo servizio. Dal canto suo Stoppini ha sottolineato che la proposta della sperimentazione sottolineata dalla Federazione non è fine a se stessa ma si inserisce pienamente nel disegno di legge
Ferrari ha auspicato che la sperimentazione, da lei considerata necessaria in termini di ricerca-azione e da agganciare alla legge provinciale 5 del 2006 sul sistema scolastico trentino, permetta di coinvolgere tutti i soggetti che operano nella fascia 0-6 anni e che al termine di questa fase dovranno decidere le modifiche da apportare alle leggi.

GLI ASILI NIDO

Le cooperative: la Provincia orienti la sperimentazione con un progetto pedagogico-educativo

Premesso che le diverse cooperative sociali impegnate nella gestione degli asili nido del Trentino hanno elaborato un documento comune sul ddl, la presidente della Cooperativa Coccinella Francesca Gennai ha osservato che il provvedimento proposto “lascia intravedere la possibilità di un riordino dell’intero sistema 0-6 anni e la volontà di garantire a tutti i bambini e le bambine il diritto alla cura e all’educazione”. Gennai ha messo poi l’accento sulla preoccupazione derivante dall’aumento dei costi del personale. “Le cooperative – ha spiegato – hanno da poco affrontato un rinnovo contrattuale che ha comportato un aumento dei costi e registrano inoltre una mancanza di personale educativo da inserire nei nidi dovuta alla forte migrazione in atto dai servizi del privato-sociale all’ambito pubblico che mette a rischio l’equità del sistema. Quanto al ddl, le cooperative ne apprezzano la “sartorialità” e manifestano la necessità di cogliere l’occasione del provvedimento per analizzare domanda e offerta in modo da cogliere le esigenze che emergono da questi servizi. Sarà importante capire – ha proseguito – come i fondi del Pnrr richiesti dalla Provincia e dai comuni possano confluire in una programmazione complessiva. Nonostante le marcate differenze tra i servizi nido e le scuole materne vi sono – per le cooperative – elementi che possono favorire l’integrazione del sistema 0-6 anni purché la Provincia eserciti la propria facoltà di innovazione legislativa sia nei confronti del personale sia dei profili professionali. Le cooperative propongono di avviare la sperimentazione prevista dal ddl sulla base di un progetto pedagogico educativo 0-6 anni prodotto dalla Provincia e che funga da bussola per perseguire questa integrazione. Ancora, le cooperative evidenziano la necessità di un allineamento temporale sia del funzionamento dei servizi sia delle rette (le materne sono gratuite, i nidi no) nell’ottica di un’offerta universale. Per quanto riguarda la formazione del personale, si intravede nel ddl la possibilità di ampliare il ventaglio delle figure lavorative da inserire in questi servizi con profili professionali inediti (il personale in servizio nei nidi proviene prevalentemente dalla scuola superiore) Le cooperative auspicano che al tavolo tecnico previsto dal ddl siano rappresentati anche i servizi territoriali del privato-sociale. Infine per le cooperative il ddl apre alla possibilità di un riordino del servizio in una visione olistica dei bambini che interessa i nidi conciliativi e i nidi familiari delle Tagesmutter.

Le Tagesmutter chiedono rassicurazioni sulle norme da cui sono disciplinate

Per la Cooperativa sociale di servizio per l’infanzia Tagesmutter del Trentino “Il Sorriso”, la direttrice Concetta Guida ha evidenziato la mancanza, nel contesto familiare in cui si opera, di strutture e spazi che permettano di pensare a un’integrazione con la fascia 3-6 anni. Rispetto alla legge provinciale 4 del 2002 modificata dal ddl, le Tagesmutter si chiedono se le parti allegate del provvedimento che coinvolgono questo servizio domiciliare resteranno invariate o meno. La stessa domanda riguarda anche l’accreditamento delle Tagesmutter: si tratta di capire come questo servizio potrebbe rientrare nella nuova normativa conservando la propria specificità.

L’Asif Chimelli di Pergine: prima la legge, poi le linee guida e la sperimentazione

Francesca Parolari, direttore dell’Azienda speciale servizi infanzia e famiglia (Asif) Chimelli, ente strumentale del Comune di Pergine che gestisce sia scuole materne equiparate sia nidi, ha evidenziato tre nodi sul ddl. Il primo riguarda la necessità di concepire la continuità proposta dal ddl non solo in termini di spazi e soluzioni organizzative ma anche e prima ancora di mentalità di chi opera in questi servizi. Per questo sarà importante l’adozione di linee guida pedagogiche provinciali che fungano da bussola, altrimenti il rischio è di creare degli ulteriori modelli alternativi privi di un filo conduttore. Queste linee guida potranno scaturire dal Tavolo tecnico previsto dalla legge che dovrà vedere il coinvolgimento attivo anche del Terzo settore. In questa cornice pedagogica potranno essere attivate esperienze di servizi 0-6 anni a geometria variabile nei territori per sviluppare risposte ritagliate sulle specifiche esigenze dei territori. La Provincia, per Parolari, dovrà far proprio con questa nuova legge il principio del servizio integrato 0-6 anni, sviluppando poi su questa base la sperimentazione. Oggi esistono dei muri tra il settore 0-3 e il servizio 3-6 anni che vanno abbattuti ed è per superare queste barriere che servono delle linee guida. Il dubbio per Parolari rimane sulla possibilità effettiva di dare attuazione a questo nuovo sistema, perché mentre la legge provinciale 4 del 2002 sui nidi rinvia a regolamenti attuativi, la legge provinciale 13 del 1977 sulle scuole materne racchiude in sé tutte le indicazioni per dar corso al servizio. La difficoltà sarà quindi rendere operativo un modello integrato. La Provincia, per Parolari, dovrà assumere un forte ruolo di indirizzo, controllo, monitoraggio e valutazione. Per questo la figura del coordinatore prevista dal ddl andrebbe meglio calibrata in modo da evitare situazioni conflittuali rispetto ai coordinatori pedagogici attiva oggi. In definitiva, per l’Asif non basta una sperimentazione: serve un impianto di legge vero e proprio che funga da cornice a un modello 0-6 anni all’interno del quale tutti i servizi di nido e materna rientrino. Questo perché delle sperimentazioni in questa direzione già esistono ma risultano fine a se stesse in assenza di questa cornice normativa.

La discussione

Rispondendo alle preoccupazioni delle Tagesmutter, Masè ha precisato che l’articolo del ddl sull’accreditamento va nella direzione di autorizzare i soggetti per garantire che chi accoglie bambini tra 0 e 6 anni abbia i requisiti necessari. Non viene quindi messo in discussione il servizio delle Tagesmutter, ma viene assicurata una forma di controllo per il riconoscimento di chi presta un servizio all’infanzia. A Parolari la consigliera ha confermato che la volontà del ddl è di sancire nella normativa provinciale l’integrazione dei servizi 0-6 anni recependo il decreto nazionale e le direttive europee per far chiarezza sul piano istituzionale, perché senza questo non è possibile alcuna sperimentazione. Masè ha infine sottolineato che la domiciliarità non è un ostacolo alla continuità perdagogica e che il suo ddl va molto oltre la continuità all’interno di luoghi fisici. Infine, ha sottolineato che il ruolo di regia della Provincia è fondamentale per la verifica e la valutazione finale dei servizi a valle.

Ferrari ha chiesto qual è la posizione delle cooperative e degli altri soggetti rispetto a un sistema misto come quello prefigurato dal ddl. Perché – ha sottolineato – sistema integrato non significa sistema unitario. Si vogliono cioè far dialogare tra loro servizi diversi dedicati uno alla fascia 0-3 e l’altro alla fascia 3-6 anni. A suo avviso si dovrà puntare tendenzialmente a un sistema 0-18 anni che sia universale, vale a dire capace di garantire un diritto fondamentale alla cura, all’educazione e all’istruzione. Per arrivare alla continuità occorre creare una convivenza e un maggior dialogo tra servizi distinti. Si tratta allora di capire se è il caso di sancire già oggi per legge questo diritto verso cui tendere come approdo, oppure se compiere solo un piccolo passo in questa direzione.

Daria Santoni, coordinatrice pedagogica della Cooperativa Bellesini, pur condividendo l’auspicio di Ferrari sull’esigenza di dare al sistema integrato un’impronta universalistica, anche per stimolare la natalità, ha ricordato che le gare d’appalto per i nidi stanno diventando sempre più faticose e difficili a causa di un aumento dei costi che è problematico coprire. “Siamo veramente in grossa difficoltà – ha avvertito –, per cui occorre distinguere tra la volontà di andare verso un servizio universale e gratuito per tutti e la necessità di riflettere sulle risorse necessarie per garantire copertura a questo servizio”. La strada non può essere quella dei continui ribassi.

Sandra Dodi presidente della Cooperativa Città Futura, ha apprezzato che il ddl sancisa un diritto fondamentale osservando però che questo richiederà un lavoro certosino di allineamento tra nidi e materne e tra le persone che operano in questi servizi la cui idea dell’infanzia è abbastanza distante. Se poi si arriverà anche a un sistema 0-18 ben venga ma già un sistema 0-6 sarebbe, per Dodi, un traguardo molto ambizioso. L’importante è che la Provincia valorizzi i saperi e le professionalità cresciute in questi anni nel nostro territorio, magari utilizzando per questo il Tavolo tecnico previsto dal ddl.

LA CONSULTA PROVINCIALE PER LA FAMIGLIA

Il presidente della Consulta per la famiglia Massimo Sebastiani, premesso di aver coinvolto nell’elaborazione del parere le associazioni rappresentative del mondo delle famiglie trentine, ha evidenziato che l’obiettivo, pienamente condivisibile, del ddl, va però subordinato alla prioritaria messa a disposizione delle famiglie di tutti i posti di cui hanno bisogno per i bambini nei nidi. Servirebbe per questo una modifica della legge 1 del 2011 sulla conciliazione lavoro-famiglia che impedisca agli attuali criteri di accesso ai nidi di ostacolare la possibilità di iscrivere i bambini al nido. Si tratta di un diritto negato da un problema che la Provincia dovrebbe rimuovere al più presto.
Per Sebastiani il problema fondamentale è garantire l’accesso al servizio 0-3 anni. La Provincia dovrebbe quindi preoccuparsi innanzitutto di garantire a tutti un posto nei nidi aumentando la capienza delle strutture e intervenendo sulle tariffe troppo alte. Vi è infine da eliminare la difformità delle tariffe dei nidi da comune a comune. Anche in questo caso la Provincia dovrebbe uniformare la tariffazione delle amministrazioni locali per non penalizzare ingiustamente i nuclei residenti in un’area anziché in un’altra.

La discussione

Prendendo atto delle criticità evidenziate dalla Consulta, Masè ha spiegato che non era possibile intervenire oltre che sulle norme che disciplinano i nidi e le materne anche sulla legge 1 del 2011 relativa ai servizi di conciliazione previsti dalla Provincia a sostegno delle famiglie. Occorre a suo avviso affrontare i problemi con la necessaria gradualità per arrivare poi ad affrontare anche i problemi segnalati da Sebastiani. Il tavolo tecnico potrà essere lo strumento adeguato per procedere in tal senso.

Ferrari ha sottolineato che il diritto universale ai servizi educativi dovrà essere garantito dalla Provincia a tutti i bambini uniformando le tariffe in tutto il territorio per rendere gratuiti anche i nidi al pari delle materne.

LE DUE MAGGIORI AMMINISTRAZIONI LOCALI

Il Comune di Trento: la Provincia renda gratuiti anche i nidi

Per il Comune di Trento la dirigente del servizio infanzia Marcella Seppi ha condiviso l’esigenza di una modifica e di una omogeneizzazione delle due leggi su nidi e materne per migliorare l’organizzazione dei servizi. Ha ricordato che il personale ausiliario delle scuole dell’infanzia attualmente dipende dai comuni mentre dovrebbe afferire per legge alla Provincia. Va quindi data attuazione a quanto prevede la normativa. Sulle tariffe dei nidi, basate sull’indicatore Icef, Seppi ha segnalato che ogni comune prevede quote differenziate. Anche qui la Provincia dovrebbe definire tariffe uniche per tutti azzerando le quote a carico delle famiglie come nelle scuole dell’infanzia. Inserire i nidi nelle scuole materne impone ai proprietari degli edifici importanti adeguamenti strutturali che rendono di non immediata realizzazione questa proposta di legge.
La pedagogista del Comune Rosanna Vit ha richiamato al valore di un riferimento normativo provinciale per promuovere la sperimentazione di servizi integrati 0-6 anni sul territorio e attuare il decreto legislativo nazionale da cui questo nuovo sistema è previsto. Per costruire questo percorso educativo integrato 0-6 anni è indispensabile superare le barriere esistenti anche dal punto di vista dell’accessibilità a questi servizi, perché vi sono molte più scuole dell’infanzia che nidi e perché la formazione iniziale e in servizio del personale è diversa e separata. Occorre anche affrontare il problema della carenza di personale sia dei nidi che delle materne. E vanno infine elaborare linee educative che favoriscano l’integrazione dei due servizi. Ha poi suggerito di inserire nel ddl un riferimento esplicito ai “poli per l’infanzia” 0-6 anni presente nel decreto legislativo nazionale, e di rafforzare in senso partecipativo la comunicazione costante del servizio integrato alle famiglie in funzione di un’alleanza con i servizi.
Il Comune di Rovereto: il personale va formato per orientare all’integrazione

Per il Comune di Rovereto l’assessora all’istruzione Giulia Robol ha rilevato che questo ddl prevede un percorso molto utile per la continuità tra nidi e scuole dell’infanzia, ma che per avviare una sperimentazione servono linee guida da seguire. Il ddl dovrebbe inoltre fornire una traccia che permetta di superare la differenza esistente tra il personale dei nidi e delle scuole dell’infanzia. Per questo secondo Robol sarebbe importante individuare da subito, con la collaborazione dell’Università, percorsi di formazione degli educatori e degli insegnanti di nidi e scuole dell’infanzia che stimolino il personale ad orientarsi verso l’integrazione dei due servizi. Positivo, secondo l’assessora, è poi che il ddl preveda la figura del coordinatore, necessaria per gestire la complessità di questo processo di cambiamento verso l’integrazione. In definitiva, a suo avviso va resa più semplice la realizzazione della fase sperimentale definendo delle linee guida e precisando le norme in modo da superare alcuni scogli.

La discussione

Riconoscendo che il ddl si scontra con alcuni muri da superare, Masè ha preannunciato che i contributi acquisiti attraverso le audizioni permetteranno di chiarire come dovrà essere avviata la sperimentazione del sistema integrato 0-6 anni. Ha aggiunto di aver preferito “volare alto” nel ddl, non entrando nel merito delle questioni per lasciare agli operatori la possibilità di contribuire all’individuazione dei nodi da sciogliere e delle possibili soluzioni. Certo la Provincia dovrà compiere un forte investimento nel campo dei servizi per l’infanzia e in particolare nel settore 0-3 anni, perché si relazioni con il comparto 3-6 anni in termini sempre più integrati. Solo così a suo avviso si promuoverà la cultura 0-6 anni a beneficio innanzitutto delle famiglie ma anche della Provincia. Masè ha condiviso la richiesta delle linee guida e di rendere omogenee le condizioni economiche di accesso al servizio. Il tavolo tecnico previsto dal ddl consentirà di affrontare questi nodi e le criticità attuali che sono state evidenziate.

Ferrari ha concluso esprimendo la convinzione che occorre orientare i nidi del Trentino a rispondere non più a una domanda individuale ma a garantire un diritto universale. Per per la consigliera o si risolve questo nodo oppure non si riuscirà a realizzare una vera integrazione con le materne e il rimanente sistema educativo provinciale. Si tratta di capire che il servizio da 0 a 3 anni è un diritto, altrimenti i bambini continueranno ad avere possibilità diverse a seconda dei comuni in cui risiedono.

 

Loader Loading...
EAD Logo Taking too long?

Reload Reload document
| Open Open in new tab

Scarica PDF

 

Loader Loading...
EAD Logo Taking too long?

Reload Reload document
| Open Open in new tab

Scarica PDF

 

Loader Loading...
EAD Logo Taking too long?

Reload Reload document
| Open Open in new tab

Scarica PDF

Categoria news:
LANCIO D'AGENZIA TN-AA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.