(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Sono le 22.42 del 14 febbraio 2004, il giorno di San Valentino, quando l’agenzia Ansa batte una notizia che farà il giro del mondo: Marco Pantani, il Pirata, è stato trovato morto nell’appartamento d5 del Residence Le Rose, a Rimini.
È l’atto finale di una storia che ha appassionato milioni di italiani, e che è diventata leggenda. Per molti, però, la fine di quella storia è stata scritta nel corso del Giro del 1999, il 5 giugno, a Madonna di Campiglio.
A Pantani, nel corso di un controllo, viene trovato un livello di ematocrito è superiore al consentito: secondo le regole è doping, e Marco viene squalificato. Il Pirata viene estromesso da una gara che aveva dominato e praticamente vinto. Dirà: “Mi hanno fregato”.
Venticinque anni dopo, su quei fatti e su quella morte non è ancora stata fatta luce: Pantani era davvero positivo al doping, si è suicidato, è morto accidentalmente per un mix fatale di cocaina e psicofarmaci? O è stato ucciso?
Interrogativi al centro di “Linea di confine” – in onda mercoledì 28 maggio alle 23.35 su Rai 2 – che ripercorre vita, trionfi e discesa agli inferi di un grande dello sport italiano, uno dei pochissimi ad aver centrato la doppietta Tour de France e Giro d’Italia.
L’uomo che ha cambiato per sempre il ciclismo. In studio ospiti di Antonino Monteleone Manuela Ronchi, che è stata la manager di Marco, Mario Cipollini, il re leone del ciclismo, la criminologa Flaminia Bolzan e l’avvocato Attilio Simeone, consulente della Commissione antimafia che si è occupata anche della morte di Marco Pantani.
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