“Marco non chiese mai aiuto”, le ultime disperate bugie di Antonio Ciontoli prima del carcere.
Quando è stato ferito, “Marco non ha mai chiesto aiuto. Questa è una falsità. Voi avete scritto falsità”. Queste sono le ultime, disperate, bugie dette da Antonio Ciontoli al Settimanale Giallo, Cairo Editore, in edicola domani, poco prima di essere condannato con tutta la sua famiglia per la morte di Marco Vannini, il giovane di Ladispoli ucciso nel 2015 proprio a casa loro. Prima della sentenza, che lo ha visto condannato a 14 anni di carcere, Antonio Ciontoli ha telefonato infatti al giornalista di Giallo, Gian Pietro Fiore.
La conversazione è proseguita per un’ora e mezza, un’ora e mezza di attacchi, offese e minacce. Incurante delle registrazioni del 118 che tutti abbiamo ascoltato, con le urla strazianti del ragazzo, Ciontoli ha detto che quella sera Marco non chiese mai aiuto. Non solo: Ciontoli ha detto che se la vita sua e della sua famiglia è stata distrutta, é colpa delle attenzioni, della “persecuzione”, che i giornalisti gli hanno rivolto. Noi di Giallo in particolare. Nella conversazione, registrata, Ciontoli ha detto frasi come: “Lei è un bugiardo. Una persona pericolosa. Voi mi avete perseguitato, avete scritto falsità. Voi giornalisti vi nascondete dietro il diritto di cronaca, ma il mio non è un addio, è un arrivederci. La porterò davanti a un giudice, non sarà un piacere vedere la mia faccia, lei è disumano”. Il racconto completo su Settimanale Giallo in edicola domani.