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RETE 4 – “ QUARTO GRADO “ * PUNTATA DEL 22 MAGGIO 2020, « CORONAVIRUS, IN LIGURIA GIÀ A METÀ DICEMBRE » ( RIVEDI / REPLAY / REPLICA )

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09.19 - sabato 23 maggio 2020

“Quarto Grado” – nella puntata di, venerdì 22 maggio, su Retequattro – ha approfondito il tema dell’arrivo in Italia del Covid-19.

 

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La ricerca realizzata dall’epidemiologo dell’Università di Genova Filippo Ansaldi ha seguito tre linee cardine: modello epidemiologico, tracciamento dei casi con Tac polmonari suggestive di Covid-19, indagine sierologica eseguita sui donatori di sangue.

Attraversi questi studi, il clinico è riuscito a risalire ai primi casi di Coronavirus datati metà dicembre, due mesi prima della fatidica data del 20 febbraio 2020, quando Mattia, il paziente-uno, è stato ricoverato all’ospedale di Codogno.

«Perché il nostro modello coincidesse con i dati osservati, non potevamo pensare a un inizio di circolazione del virus nella seconda metà di febbraio, a ridosso dei primi casi segnalati a Codogno. L’unica risposta è che non circolasse da così poco tempo», spiega Ansaldi.

Per scoprirlo, gli scienziati hanno iniziato ad analizzare Tac fatte a dicembre e gennaio su pazienti con polmoniti anomale, e hanno scoperto il primo caso: risale al 27 dicembre. La polmonite interstiziale è uno stadio avanzato della malattia: significa che il paziente è stato contagiato almeno 10 giorni prima. Il che porta la data del primo contagio al 17 dicembre. Sono altre cinque, le Tac sospette Covid-19 di dicembre. A gennaio erano 16 e poi è stato un crescendo fino al 25 febbraio, giorno del ricovero dei due primi casi accertati in Liguria.

Ma gli studiosi non si sono fermati alle Tac: sono passati ad analizzare le sacche di sangue prelevato a decine di donatori, tra dicembre e gennaio, alla ricerca degli anticorpi contro il Covid: i noti IGG e IGM. «Nella prima settimana di gennaio abbiamo avuto otto donatori IGG positivi. Il rilievo in alcuni di questi casi è molto netto, quindi ci troviamo di fronte a un paziente che ha sviluppato anticorpi specifici», ha ribadito Ansaldi.

Tra il contatto con il virus e lo sviluppo di anticorpi esiste un periodo finestra: anche in questo caso, alcuni contagi risalirebbero a dicembre. Si tratta di sangue di donatori volontari, persone certamente asintomatiche, che non devono aver avuto febbre per almeno sette giorni prima del prelievo.

Il dottor Ansaldi, però nega che il primo focolaio sia stato in Liguria: «Normalmente, per un cluster epidemico si intende l’osservazione di casi inattesi in un determinato ambito e intervallo di tempo, e a Codogno c’erano tutte le caratteristiche di un cluster. Nel nostro modello predittivo abbiamo previsto iniezioni di nuovi casi, ogni weekend in

Lombardia. Andando indietro con la nostra ricerca, l’8 dicembre è verosimilmente un inizio di circolazione», conclude il medico.

Anche il governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti, nella consueta conferenza stampa quotidiana, ha confermato questa tesi.

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