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RETE 4 – “DRITTO E ROVESCIO”: « L’INTERVISTA ESCLUSIVA AD ALEKSANDR DUGIN, IDEOLOGO DI VLADIMIR PUTIN »

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10.12 - venerdì 18 marzo 2022

Ieri sera a “Dritto e Rovescio” – il talk show condotto da Paolo Del Debbio in prima serata su Retequattro – si è collegato in diretta, per una lunga intervista esclusiva, Aleksandr Dugin, ideologo di Vladimir Putin.

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A seguire alcune delle dichiarazioni rilasciate e link per rivedere l’intervista.

 

Paolo Del Debbio: «Lei sostiene che Putin è stato costretto a iniziare la guerra contro l’Ucraina. Perché?».
Aleksandr Dugin: «Noi non chiamiamo questa operazione militare guerra perché non è la guerra contro l’Ucraina, ma contro l’egemonia occidentale, contro questa idea della pressione della Nato sul nostro Paese. La consideriamo una guerra tra ordine mondiale multipolare, che nasce oggi, contro l’ordine unipolare che finisce. È una fase molto importante dell’equilibrio del potere mondiale ed è precisamente un passaggio dalla unipolarità alla multipolarità, dove più di un polo può decidere il destino dello spazio che sta contro il controllo di uno di questi poteri».

 

Paolo Del Debbio: «In tutto questo che lei disegna cosa c’entra, come dice lei, “l’operazione militare” che tutto il mondo la chiama invasione o guerra? L’Ucraina non è uno Stato sovrano?»
Aleksandr Dugin: «E’ stato detto che senza l’Ucraina la Russia non potrebbe diventare il polo indipendente. Con l’Ucraina, la Russia lo diventa».

Paolo Del Debbio gli chiede se questo non debba dipendere da una decisione dell’Ucraina.
Aleksandr Dugin: «L’appoggio a Maidan a questo golpe dagli Stati occidentali era l’esempio dell’intervento dei politici occidentali contro la Russia. Questa non era una decisione democratica, ma un golpe di Stato imposto al popolo. E dopo di questo il regime è diventato nazista e ultranazionalista».

 

Paolo Del Debbio: «Un’altra questione, siccome c’è il rischio di una guerra nucleare di chi sarebbe eventualmente la colpa?»
Aleksandr Dugin: «Credo che a oggi, nello stato presente delle cose, con tutte le tensioni conflittuali tra Occidente e Russia, l’unico posto nel mondo che può decidere di cominciare la guerra nucleare è Washington. E questo significherà la fine di tutta l’umanità. Tutto sta nelle mani degli americani».

 

Paolo Del Debbio: «Biden ha definito Putin criminale di guerra, definito così anche dalla nostra politica Emma Bonino. Lei ritiene che quanto detto da Biden rappresenti una sfida continua che va nella direzione che diceva ora?»
Aleksandr Dugin: «Credo che Biden sia un criminale di guerra che ha deciso anche di attaccare la Serbia e la Jugoslavia. Per questo credo che possiamo chiamare Biden criminale di guerra, con tutte le ragioni».

 

Paolo Del Debbio gli ricorda che c’era una risoluzione dell’ONU.
Aleksandr Dugin: «Ma Biden ha detto chiaramente che era il personaggio che non solo ha appoggiato questo ma che era l’iniziatore. Per noi, amici dei serbi, questo è lo stesso che essere criminale della guerra. È importante dire oggi che la guerra nucleare può arrivare, ma questa decisione sarà degli Stati Uniti. Non credo che gli americani abbiano abbastanza ragioni per distruggere l’umanità».

 

Il giornalista Giuseppe Cruciani gli domanda: «Che cosa le fanno venire in mente i morti oppure non ci crede ai morti?»
Aleksandr Dugin: «I morti sono anche nel Donbass. Dopo il 2014, abbiamo perso tante persone a causa dei nazisti ucraini. Ma voglio dire che tutta la guerra, tutta la lotta militare, è una grande tragedia umanitaria. Sempre. E non può essere a favore dell’omicidio in nessuna situazione».

 

Giuseppe Cruciani replica: «Oggi la guerra l’ha scatenata Putin. L’operazione militare, come la chiama lei, l’ha scatenata Putin»
Aleksandr Dugin: «Otto anni prima, la morte della gente del Donbass non la rimarcava nessuno».

 

Paolo Del Debbio: «Lei è filosofo e teologo e politologo lo sa che non si combatte un male del passato con un male presente. Io penso che l’Occidente sia stato negligente nei confronti nel Donbass e sia stato anche negligente nei confronti della Crimea. Ma se li è stato fatto male perché oggi allora si giustifica? È una rivincita?»
Aleksandr Dugin: «Putin ha spiegato le ragioni. Aveva informazioni, dalle sue fonti militari e dai servizi segreti, per cui l’esercito ucraino concentrato nel Donbass avrebbe attaccato in questi giorni questa regione».

 

Giuseppe Cruciani domanda: «Lei crede davvero che questa guerra sia stata scatenata perché delle truppe ucraine volevano di nuovo attaccare nel Donbass?»
Aleksandr Dugin: «Assolutamente! Credo in questo e credo che dopo di questo seguiranno altri attacchi contro la Crimea. Dopo la possibile vittoria, con tanti eserciti concentrati nel Donbass, ci sarà la stessa situazione di oggi».

 

Giuseppe Cruciani domanda ancora: «Sta dicendo che gli aggressori sono gli ucraini?»
Aleksandr Dugin: «Sì».

 

Andrea Ruggieri, deputato di Forza Italia, domanda: «Putin secondo lei nella sua opinione si fermerà o cercherà di andare avanti? E a quel punto se l’Occidente si sentisse minacciato, che cosa le fa pensare che staremo a guardare quello che voi fate inermi?»
Aleksandr Dugin: «La comparazione con Bin Laden mi sembra un po’ fuori della situazione e un’accusa senza fondamento. Sui progetti di Putin non posso rispondere per lui, posso dare la mia visione. E credo che la liberazione, piuttosto che denazificazione e demilitarizzazione, è l’obiettivo finale di Putin. Questa è la mia opinione».

 

Kateryna Sadilova, ex dipendente dei servizi di sicurezza ucraini, chiede a Dugin delucidazioni in merito alla seguente questione: se la popolazione è al 90-95% russofona perché i russi bombardano ospedali pediatrici, reparti di maternità, cimiteri e scuole delle città? Dove si nascono i nazisti?
Aleksandr Dugin: «Ho compreso la sua questione: questa popolazione dei centri civili russofoni è stata presa come ostaggio dai battaglioni nazisti che utilizzano questi civili russofoni come scudo, come forma per nascondersi. Per questo i russi non bombardano le città ma solo gli oggetti militari, solo i punti militari».

 

Paolo Del Debbio gli chiede chiarimenti in merito al teatro di Mariupol.
Aleksandr Dugin: «Il teatro a Mariupol è stato distrutto dal Battaglione Azov».

 

Kateryna Sadilova gli dice che il Battaglione Azov ha 900 combattenti, su 192.000 uomini nelle forze armate ucraine. Gli chiede quindi se lo 0.5% sta tenendo in ostaggio città come Kharkiv e come Mariupol.
Aleksandr Dugin: «Sì, ci sono i nazisti in tutte queste città che usano i civili».

 

Giuseppe Cruciani gli domanda se ritiene il Governo di Zelensky un governo nazista.
Aleksandr Dugin: «Certo, Zelensky supporta e appoggia queste tendenze. Bisogna comprendere la situazione storicamente: perché l’Occidente appoggia l’Ucraina? Perché Zelensky appoggia i battaglioni nazisti? Per creare un’identità artificiale ultranazionalista nell’Ucraina, che non era una Nazione e uno Stato. Per creare questo nazionalismo artificiale hanno usato questa forma di ultranazionalismo».

 

Paolo Del Debbio spiega che il patriarcato di Kiev è stato separato dal patriarcato di Mosca l’anno scorso.
Aleksandr Dugin: «Non esattamente, hanno creato una nuova Chiesa».

 

Paolo Del Debbio replica: «La cosa che colpisce è che lei ha un linguaggio che è il suo oppure tutti gli altri sono sbagliati. C’è un pezzo di mondo enorme, teologi di tutto il mondo che dicono che c’è stata una divisione dei patriarcati, lei sostiene il contrario, è interessante. Lei nei confronti di questi teologi che hanno parlato su questi patriarcati rappresenta il 3%, esattamente come i nazisti in Ucraina. Questo è il rapporto tra le sue idee e quello che pensano gli altri. Il punto è questo: lei ritiene che storicamente, siccome si può dire che l’Ucraina ha fatto sempre parte della Grande Russia, sia indifferente il fatto che l’Ucraina abbia avuto delle elezioni riconosciute dalla comunità internazionale e che elegga e decida lei se aderire a una parte piuttosto che un’altra?».
Aleksandr Dugin: «Sul patriarcato, la maggioranza totale della Chiesa ortodossa oggi, a livello mondiale, sono i russi ortodossi. Questo è il fatto e per questo non è il 3% ma tutta la parte della Chiesa, la maggioranza della Chiesa ortodossa, questo è il fatto significativo. Altra questione: sull’indifferenza delle procedure democratiche, non credo che possiamo non rendere conto di questa scelta delle elezioni ma la nostra posizione, la posizione della Russia, è la pressione dell’Occidente e della manipolazione del potere ucraino motivate dal nazismo e della creazione di questa identità ultra nazionale. Credo che il popolo in Occidente sia molto indottrinato dal liberalismo, che è una forma totalmente inadeguata del pensiero politico».

 

Paolo Del Debbio gli chiede se riconosce la Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo del 1948.
Aleksandr Dugin: «No, perché è una forma totalitaria».

 

Paolo Del Debbio gli ricorda che la votò anche la Russia e gli chiede se crede nel diritto dei popoli all’autodeterminazione.

Aleksandr Dugin: «Sì, il diritto all’autodeterminazione sì, non ha niente a che vedere con i diritti umani. Il popolo è l’organismo vivente e questa è una forma dell’identità collettiva e credo che il popolo ha diritto di autodefinire il suo destino, come il popolo di Donbass e della Crimea».

 

Andrea Ruggieri: «Professore abbandoni questa sua diciamo ottica revanscista verso l’Occidente liberare perché l’Occidente liberale è molto molto più forte di voi e voi lo sapete. Immagino che voglia bene ai suoi connazionali russi e le domando, perché non proseguire con quello spirito di vent’anni fa – che oggi mi rendo conto sembra da pazzi parlarne – che il leader del mio partito aveva proposto a Vladimir Putin e cioè tornare in pace a cooperare tutti nell’interesse comune di una pace più larga possibile? Io credo che il popolo russo ne beneficerebbe molto di più che non a scontrarsi con noi in una battaglia per loro persa. Credo di più: che quando si annusa la libertà, e la Russia comincia, anche se ancora molto debolmente a farlo, nessuno vuole tornare più indietro. Forse è questo quello di cui avete paura riguardo alla Russia e riguardo all’Ucraina, che infatti indietro non ci vuoi tornare».

Aleksandr Dugin: «Questa è molto chiaro: quando la situazione arriva al momento critico è sempre la forza che decide. Lei ha detto ‘noi siamo più forti di voi’, Putin non è d’accordo con questo e neanche io».

 

Giuseppe Cruciani: «Più forti non significa più forti militarmente, più forti perché la libertà è più forte dell’autoritarismo, la libertà è più forte della oppressione».
Aleksandr Dugin: «Ho molti dubbi su questo».

 

Giuseppe Cruciani aggiunge che stanno parlando in una televisione libera, in una trasmissione che non potrebbe esistere in russa.
Aleksandr Dugin: «Gli ucraini erano presenti nel canale delle tv russa durante gli otto anni, ogni giorno erano presenti».

 

Del Debbio replica che ora in Russia chi dice che questa è una invasione rischia 15 anni di galera.
Aleksandr Dugin: «Credo che nella situazione di emergenza, nella situazione attuale, sia legittimo».

 

Del Debbio: «Lei pensa che se ci fosse stato Trump anziché Biden sarebbe stato lo stesso?»
Aleksandr Dugin: «No assolutamente no, assolutamente la colpa è totalmente di Biden. Trump per Putin e per noi russi è il presidente realista. Lui non aveva nessuna ragione di insistere sulla pressione contro la Russia che Biden e altri hanno».

 

Del Debbio: «Il patriarca russo Cirillo ha detto che questa è una guerra spirituale contro chi organizza sfilate gay, è d’accordo?»
Aleksandr Dugin: «Assolutamente d’accordo: questa è la guerra dei valori russi contro i valori occidentali moderni e postmoderni. Questa è la guerra spirituale».

 

Del Debbio: «Lei che lo conosce bene, Putin è d’accordo con lei, ce l’ha con le comunità gay?»
Aleksandr Dugin: «La comunità gay può esistere. Abbandonare le idee del peccato, idee di fare la norma della perversione questo è un attacco».

 

Del Debbio: «Dicendo così attribuisce a Putin una teocrazia, non una democrazia e neanche una monarchia. Addirittura è investito dal Divino nel suo compito di governare, è inattaccabile, infallibile come il Papa».
Aleksandr Dugin: «Assolutamente no, ma lui difende l’identità russa, la cultura russa e la civiltà russa con il suo spirito e con la sua identità».

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