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ITALIA 1 * “ LE IENE “: « IL COLONNELLO CALCAGNI VITTIMA DI URANIO IMPOVERITO, LE DICHIARAZIONI DELL’EX MINISTRO DELLA DIFESA TRENTI E L’IMPEGNO DELL’ATTUALE SOTTOSEGRETARIO MULÈ »

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16.24 - lunedì 24 maggio 2021

Domani, martedì 25 maggio, in prima serata su Italia 1, nuovo appuntamento con “Le Iene”.

Luigi Pelazza si occupa della vicenda del Colonnello Carlo Calcagni, ex pilota dell’Esercito e oggi anche paraolimpico, rimasto vittima di inalazioni di uranio impoverito, durante una missione di pace del 1996 nell’allora Bosnia-Erzegovina. Oggi Calcagni, che da quegli anni soffre di patologie croniche degenerative e irreversibili, chiede al Ministero della Difesa un risarcimento di un solo euro, simbolico, unito però a delle scuse pubbliche, per lui e per i tanti che come lui hanno subito lo stesso calvario.

L’inviato affronta la questione con l’ex Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che durante il suo impegno governativo ha approfondito le carte che hanno supportato la tesi del Colonnello. Queste le sue dichiarazioni: “Uno Stato che mente a sé stesso è una vergogna. Io penso che, a un certo punto, un Paese debba fare pace con i propri errori e per farlo ci sono vari modi: o mandi tutti in galera oppure dici «Abbiamo sbagliato, però dobbiamo fare in modo che chi si sia ammalato o chi continui ad ammalarsi venga tutelato». È chiaro che ogni militare sa che rischia la vita, però non deve farlo per un rischio che io conosco ma che non dico.”

Un impegno sulla risoluzione del caso viene espresso anche dall’attuale vertice della Difesa, in particolare dal Sottosegretario, l’On. Giorgio Mulè, che, alla domanda diretta dell’inviato su come mai siano passati ben 15 anni dalla richiesta del militare, risponde: “Si sono fatti i conti con la vergogna di dichiarare quanto era successo. Alla luce della responsabilità e dei documenti che sono usciti fuori, sicuramente adesso un giudice dovrà decidere rispetto al risarcimento. Nel momento in cui si riconosce che non è stato detto tutto o è stato nascosto qualcosa è un atto in cui lo Stato chiede scusa. Sarebbe facile oggi cavarsela dicendo «Ho sbagliato, tieni un euro». Secondo me le cose vanno fatte per come è giusto farle, cioè con il riconoscimento che dice che se hai sbagliato è giusto che tu paghi. Calcagni è persona nei confronti del quale il Ministero della Difesa deve avere la massima attenzione. Personalmente lo sentirò per capire cosa materialmente posso fare per agevolarlo nei prossimi passi”.

La vicenda: l’esercito americano, che durante i combattimenti utilizzava bombe e proiettili contenenti metallo pesante, tossico e cancerogeno, mandava, prima dell’utilizzo, delle indicazioni precise su come comportarsi in determinate zone e su come proteggersi in caso di esposizioni. Non tutti i militari mandati nei Balcani furono informati dai vertici di allora e in molti si ammalarono o morirono perché sottoposti a continue esalazioni di aria contenente polvere di uranio. Tra questi anche Carlo Calcagni, che per la sua “Sensibilità chimica multipla” affronta quotidianamente terapie estenuanti che servono solo a ridurre gli effetti dell’uranio sul suo sistema renale, respiratorio, cardiaco ed endocrino e a rallentarne il decorso. Nel 2007 il Ministero della Difesa gli ha riconosciuto un’indennità e una pensione di invalidità al 100%. Ma dieci anni dopo venne negata al militare la richiesta di un risarcimento. Secondo lui, lo Stato italiano “non lo avrebbe protetto e gli avrebbe nascosto i pericoli dell’uranio impoverito”. Calcagni volle quindi accedere agli atti per conoscere le motivazioni del diniego, ma il Ministero della Difesa si oppose per “Segreto di Stato sulla documentazione”. Nel 2019 il Tar condannò il Governo a esibire la documentazione e dalle carte si scoprì che il risarcimento venne negato perché “Calcagni non avrebbe svolto attività di volo nei Balcani”, nonostante il suo ruolo fosse proprio quello di arrivare dal cielo con l’elicottero e proteggere la vita di feriti e sfollati, portandoli in salvo. Cosa riscontrabile anche guardando il suo libretto di volo e il suo fascicolo sanitario, dove sono riportati con precisione tutti quelli effettuati nella ex Jugoslavia.

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