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ZENI (PD) – INTERROGAZIONE * MUSEO USI E COSTUMI: « QUALI DOTAZIONI FINANZIARIE E DI PERSONALE SONO PREVISTE PER IL “ NUOVO CORSO “? »

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11.46 - lunedì 14 giugno 2021

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione). Con un brusco e brutale colpo di spugna, sembra che una lunga e proficua stagione del Museo degli Usi e Costumi della Gente tridentina, segnata dall’autorevole direzione del prof. Giovanni Kezich, sia non solo tramontata, ma anche frettolosamente archiviata. In questi giorni – e seguendo un copione originale che promuove sul campo i funzionari amministrativi nei ruoli della direzione scientifica – si è aperta infatti “l’era Zanella” e, nel presentare la stessa alla stampa, è emersa soprattutto una certa contraddittorietà.

Nel mentre infatti, si è affermata la rilevanza nazionale di questo museo, si è sottolineata la necessità che lo stesso vada ripensato e rilanciato; nel mentre si è dichiarato che negli ultimi decenni convegni e progetti scientifici sono stati “tristemente assenti”, ci si è dimenticati del valore universale riconosciuto da molte organizzazioni scientifiche al lavoro del museo e via elencando, in un crescendo di estemporaneità e di fumoserie enunciative.

Posto che nessuno ha precisato i contorni programmatici del nuovo corso, la rete dei rapporti che va costruita o ricostruita e la possibile nuova allocazione del museo stesso, anche per renderlo più appetibile all’utenza, il Consigliere provinciale del P.D. Luca Zeni ha quindi depositato oggi un’interrogazione per chiedere appunto quali programmi abbia il nuovo direttore; quali dotazioni finanziarie e di personale siano previste per il “nuovo corso”; quali rapporti esistono con l’università di Trento e se la Giunta ritiene valutabile l’ipotesi di spostamento del museo al palazzo delle Albere.

 

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Interrogazione n.
IL NUOVO CORSO DEL MUSEO DEGLI USI E COSTUMI

Dalla stampa locale si apprende che in questi giorni inizia “l’era Zanella” al Museo degli Usi e Costumi della Gente trentina di San Michele all’ Adige, proprio perché il direttore amministrativo assume anche il ruolo – provvisorio e proprio per questo a rischio d’essere definitivo – di direttore scientifico del museo.

Nella presentazione pubblica, l’ Assessore provinciale competente ed il presidente del Museo hanno fatto però affermazioni tali da rendere necessario un chiarimento.
Infatti, nel mentre si è dichiarato che l’ente è il “primo museo etnografico italiano”, si è sostenuto che lo stesso necessita di un corposo rilancio.

Ma cosa significa?

O sei il primo museo italiano – e allora non hai bisogno di nessun rilancio, bensì di perseguire la politica fin qui percorsa – oppure non lo sei, perchè, come affermato, hai avuto addirittura un dimezzamento dei visitatori dall’anno 2000 ad oggi. E ancora.

Bisogna “fermare la caduta. Il museo deve tornare ad essere vissuto…..poi si potrà pensare a convenzioni con università italiane e internazionali, convegni e progetti scientifici (a proposito e con l’Università di Trento, quali sono i rapporti?) che negli ultimi decenni sono stati tristemente assenti.” Ciò significa che, almeno nei decorsi trent’anni il museo non ha fatto alcunchè su questo versante? Eppure, il modesto osservatore esterno, ricorda, ad esempio, lo straordianrio lavoro attorno ai riti ed alle tradizioni del Carnevale che ha qualificato internazionalmente il museo etnografico guidato dal prof. Giovanni Kezich, ma evidentemente lo ricorda solo il modesto osservatore, mentre i vertici politici ed istituzionali paiono averlo scordato del tutto.

Colpisce poi la richiesta di personale alla Provincia per supplire a carenze che “hanno costretto a sospendere la parte didattica, una parte fondamentale della missione di ogni istituzione culturale.” Ma non è forse stato l’ Assessore competente ad affermare, più volte, che va fatto uno sforzo per “rilanciare un museo che parla delle nostre radici”? E se è così, come mai la Provincia fino ad ora non ha fatto nulla per incontrare le legittime aspettative del museo, posto che il nuovo consiglio d’amministrazione voluto dall’attuale Giunta provinciale non è in carica da ieri?

La realtà purtroppo sembra ben altra.

Epurato un direttore scientifico di chiara fama; limitati i fondi dotali dell’ente ed inevase le esigenze di personale, il disegno sembra quello di ridurre progressivamente il museo ad essere una testimonianza residuale dell’attenzione all’etnografia che, a suo tempo, lo aveva generato con l’opera del prof. Sebesta. Nessuno si pone la domanda, ad esempio, circa la non facile collocazione del museo al di fuori dei principali circuiti museali legati al turismo; nessuno immagina che il museo etnografico potrebbe e dovrebbe trovare una sua più idonea e funzionale collocazione, ad esempio nel sottoutilizzato palazzo delle Albere, mettendo a confronto così la memoria della civiltà contadina alpina con le trasformaizoni della scienza e della tecnica narrate dal MU.SE.; nessuno approfondisce su quali programmi possa fondarsi un rilancio concreto del museo, al di là delle fumoserie enunciative e degli slogan sul: “museo frizzante, senza banalizzare…..”

Ancora una volta insomma, sembra che l’obiettivo della politica culturale di questa Giunta provinciale sia esclusivamente quello propagandistico, perché solo così si spiegano le scelte più recenti improntate, per ovvie evidenze, più a contrarre la presenza del museeo che non a rilanciarla, come insegna la triste vicenda della rimozione del precedente direttore scientifico.

Tutto ciò premesso, si interroga la Giunta provinciale per sapere:

– quali programmi abbia esposto il nuovo direttore del museo per garantire l’auspicato rilancio dello stesso;

– quali preventivi di costi sono stati elaborati a sostegno dei succitati programmi di rilancio e quali dotazioni, anche in termini di personale, per il prossimo triennio ha stanziato la Provincia per il museo;

– quali rapporti corrono, se esistono, fra il museo e l’università di Trento e su quali progetti si sviluppano;

– se la Giunta provinciale ritiene percorribile l’ipotesi di uno spostamento del museo presso il paalzzo delle Albere al fine di rendere più appaetibile l’offerta museale complessiva e per garantire al museo una maggior affluenza di visitatori, anche giocando sulla contiguità con il vicino MU.SE..

A norma di regolamento si richiede risposta scritta.

 

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avv. Luca Zeni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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