AUTONOMIA SVILITA, COSTRUIAMO INSIEME UN’ALTERNATIVA
Siamo al giro di boa di questa consiliatura e il bilancio è a dir poco desolante. Da una parte una maggioranza che gestisce tutto alla giornata, mossa solo dal consenso. Dall’altra le minoranze, almeno quelle intenzionate a costruire insieme un’alternativa a questo governo, che faticano a iniziare un percorso di confronto e condivisione di una linea politica e quindi di una proposta programmatica. Mentre il 2023 si avvicina inesorabile.
Intanto la Giunta leghista prosegue nella sua opera di smantellamento pezzo dopo pezzo di quanto costruito in decenni grazie all’autogoverno. Gli ingredienti per fare molto male al Trentino e alla nostra autonomia ci sono tutti: un posizionamento ideologico escludente e conflittuale, una classe dirigente inadeguata che fugge sistematicamente dal confronto, l’assenza completa di visione e di traiettorie chiare. I danni di questa pessima amministrazione lasceranno ferite profonde quanto quelle inflitte da Vaia e dalla pandemia, entrambe utilizzate spesso come alibi per continuare a navigare a vista.
Abbiamo assistito ad un progressivo ripiegamento su se stesso del Trentino, che ha chiuso alla cooperazione internazionale, ha smembrato l’accoglienza diffusa e continua a negare il sostegno a chi non risiede sul territorio da almeno dieci anni. Quotidianamente vediamo alimentare conflittualità tra città e valli, tra trentini doc e trentini d’adozione, tra imprenditori e lavoratori, tra dipendenti pubblici e privati, tra famiglie e insegnanti. Le partite strategiche per la nostra autonomia, poi, non vengono giocate, o vengono giocate davvero male. La questione delle concessioni idroelettriche, di cui rischiamo di perdere il controllo, affrontata senza un disegno politico, come se in ballo non ci fosse l’acqua, bene comune per eccellenza; Mediocredito, che dopo mille vicissitudini finirà per avere un forte controllo altoatesino, dopo che Cassa Centrale Banca è stata messa all’angolo; l’autostrada A22 sulla quale si è perso così tanto tempo in visioni contrapposte con Bolzano, che ora il rischio di perderne il controllo è dietro l’angolo, con tutte le conseguenze economiche e ambientali; la Valdastico che periodicamente ritorna in auge, assolutamente incoerente rispetto agli investimenti fatti per la mobilità su ferro nel corridoio del Brennero; la riforma istituzionale che mai arriva e che sta lasciando sindaci e sindache e comunità commissariate in un limbo senza precedenti, in un momento che, come sappiamo, è tra i più delicati per gli enti locali.
Un’autonomia svilita, sulla quale andrebbe invece aperta una seria e ampia riflessione in vista del 2023, almeno da parte di chi oggi non è al governo della Provincia. Autonomia che è in primis strumento per il benessere del territorio e di chi ci vive e che ha senso solo se ci consente di essere ancora laboratorio di pratiche innovative e coraggiose. Che è cosa ben diversa dal semplice amministrare. Autonomia oggi significa confrontarsi con le sfide che la contemporaneità ci pone. Di fronte a un PNRR che queste sfide le affronta timidamente, essere autonomi vuol dire affrontarle con maggiore coraggio e radicalità, ad esempio spingendo di piú sul biologico, su un turismo realmente sostenibile, sul trasferimento tecnologico avanzato, su una sanità territoriale davvero capillare, su politiche demografiche, occupazionali e di coesione sociale che riconoscano nei migranti una straordinaria risorsa.
È necessario poi che si ragioni anche sulla dimensione regionale, sempre più svuotata di competenze. Quantomeno per questioni di scala, in un territorio che conta poco piú di un milione di abitanti e a fronte di risorse che andranno sempre più contraendosi, la Regione andrebbe ri-riempita di competenze o almeno di strumenti cooperativi tra le Province, ad esempio nel campo della sanità ospedaliera e dell’Università, magari con uno sguardo rivolto all’Euregio.
Sarebbe importante che le forze politiche dentro e fuori il Consiglio provinciale, le forze economiche e sociali, gli amministratori e le amministratrice del territorio, i movimenti spontanei e le forze civiche, iniziassero a ragionare insieme su quali azioni mettere in campo per costruire il Trentino di domani. O la nostra speciale autonomia è il motore di politiche nel segno di una sempre maggiore sostenibilità, coesione sociale ed equità o rischia, oggi, di perdere senso. Siamo al giro di boa, tempo di bilanci e di opportunità. La pandemia ha reso evidente l’insostenibilità e l’iniquità del sistema socio, economico e ambientale nel quale viviamo. È a queste sfide che vanno date risposte. Ragioniamoci assieme. Con chiunque voglia essere della partita.
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Paolo Zanella
Consiglio Provincia autonoma Trento (Futura)