(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Il Papa: il Giubileo, speranza per l’umanità in crisi. I cantieri segno che Roma è viva. Francesco rinnova il tradizionale atto di devozione alla statua della Vergine nel centro di Roma per l’Immacolata. Guardando all’Anno Santo, il Pontefice parla dei cantieri che provocano “disagi” ma mostrano una città che vuole essere accogliente, poi raccomanda di non soffocare la “grazia giubilare” con “le cose da fare” e chiede preghiere per il sindaco Gualtieri “che ha tanto lavoro”. Tappa a Santa Maria Maggiore e sosta al Museo del Corso per visitare la “Crocifissione bianca” di Chagall.
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Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Il Giubileo, “messaggio di speranza per l’umanità provata dalle crisi e dalle guerre”. La “grazia” dell’Anno Santo, “tempo di rinascita spirituale, di perdono e di liberazione sociale” da non soffocare con l’organizzazione e le tante cose da fare. I cantieri a Roma, un “disagio” per residenti e turisti, ma al contempo “segno che Roma è viva”, “si rinnova” e “cerca di adattarsi alle esigenze, per essere più accogliente e più funzionale”. Spiritualità e attualità, in vista dell’apertura del Giubileo della speranza, il prossimo 24 dicembre, si intrecciano nella preghiera che Francesco rivolge alla Madonna rappresentata dalla imponente e storica statua in Piazza Mignanelli, a pochi metri da Piazza di Spagna.
Anche quest’anno ai piedi della Madonna
Anche quest’anno per la Solennità della Immacolata, il Papa torna ai piedi della Vergine, alla quale lui, come altri Pontefici nel passato da Giovanni XXIII in poi, non ha mai fatto mancare il suo omaggio. Neanche durante le dure restrizioni per la pandemia di Covid-19, quando aveva preferito recarsi all’alba nella centralissima piazza, fulcro dello shopping di lusso, per evitare assembramenti.
Il saluto al sindaco e al vicario e a tutti i presenti
Circondato dalla folla di malati, in prima fila con plaid e copertine, fedeli passanti, tutti sotto gli ombrelli o con le mantelline, accolto dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, arrivato un’ora prima, e dal vicario Baldo Reina, creato cardinale nel Concistoro di ieri in San Pietro (con lui qualche battuta sul fatto che è la sua ‘prima Immacolata’), Papa Francesco porta oggi un omaggio floreale al monumento mariano realizzato dall’architetto Luigi Poletti e dallo scultore Giuseppe Obici, in onore del dogma dell’Immacolata Concezione proclamato da Pio IX.
Tappa a Santa Maria Maggiore
Prima dell’atto di devozione in Piazza di Spagna, come già l’anno scorso, il Papa ha compiuto una breve tappa nella Basilica di Santa Maria Maggiore per omaggiare la Salus Populi Romani, l’effigie a cui in questi in questi anni ha fatto visita più di 120 volte, affidandole viaggi internazionali e operazioni mediche. Davanti alla protettrice del popolo romano, Jorge Mario Bergoglio si è fermato in preghiera per alcuni istanti, da solo, in silenzio.
L’omaggio floreale
Quindi in auto, intorno alle 15.45, si è trasferito in Piazza Mignanelli. Prima del suo arrivo alcune attiviste, in protesta contro la corrida, hanno tentato di avventarsi verso una delle auto del corteo papale. Subito sono state fermate dalla Gendarmeria.
Senza cappotto né ombrello, Francesco – sul mento ancora l’ematoma conseguenza di una contusione di due giorni fa – subito alza il capo e guarda verso la sommità della statua della Madonna che, con i suoi 27 metri di altezza, veglia sull’Urbe. Un grande mazzo di rose bianche il Papa le posa ai piedi del monumento, sotto le corone di Acli, Unitalsi e altre associazioni già sistemate lungo tutta la giornata.
La pioggia scende leggera. Oltre al sindaco e al vicario, ci sono in piazza i cardinali Luis Antonio Tagle e Angelo Comastri, il sostituto Edgar Peña Parra, l’ambasciatrice María Isabel Celaá Diéguez, a cui il Papa rivolge un saluto, poi volontari, forze dell’ordine, famiglie, anziani. Alcuni, dicono, sono lì dietro le transenne da dopo l’Angelus in Piazza San Pietro. “Vergine Immacolata, Madre, Madre Immacolata, oggi è la tua festa e noi ci stringiamo intorno a te”, esordisce il Papa, subito dopo le litanie intonate dal coro. I fiori che ti offriamo vogliono esprimere il nostro amore e la nostra gratitudine; ma tu vedi e gradisci soprattutto quei fiori nascosti che sono le preghiere, i sospiri, le lacrime, specialmente le lacrime dei piccoli e dei poveri. Guardali, Madre, guardali
Il Giubileo e i cantieri
Alla “Madre” il Papa affida l’imminente Giubileo: “Sarà un messaggio di speranza per l’umanità provata dalle crisi e dalle guerre”, dice. “Per questo in città dappertutto ci sono cantieri: questo – tu lo sai – provoca non pochi disagi, eppure è segno che Roma è viva, che Roma si rinnova, che cerca di adattarsi alle esigenze, per essere più accogliente e più funzionale”, afferma il Papa.
Ma il tuo sguardo di Madre vede oltre. E mi sembra di sentire la tua voce che con saggezza ci dice: “Figli miei, vanno bene questi lavori, però state attenti: non dimenticate i cantieri dell’anima! Il vero Giubileo dentro i vostri cuori – tu dici – dentro le relazioni famigliari e sociali. È dentro che bisogna lavorare per preparare la strada al Signore che viene”.
Un tempo di rinascita e perdono
E il Giubileo, aggiunge a braccio il Pontefice, “è una buona opportunità per fare una buona confessione e chiedere il perdono di tutti i peccati”, ricordando sempre che “Dio perdona tutto, Dio perdona sempre, sempre”.
La raccomandazione della Madonna, come formulata nella preghiera, è fondamentale: “Ci fa bene, ne abbiamo tanto bisogno – scandisce il Papa – perché, senza volerlo, rischiamo di essere presi totalmente dall’organizzazione, dalle cose da fare” e il rischio che “la grazia dell’Anno Santo, che è tempo di rinascita spirituale, che è tempo di perdono e di liberazione sociale” venga “un po’ soffocata”. Il rischio, cioè, che “questa grazia giubilare può non avvenire bene”.
“Preghiamo per il sindaco”
Francesco, distaccandosi dal testo, rivolge un pensiero al sindaco Gualtieri alle sue spalle. “Qui – dice, indicandolo – il sindaco prepara tutte le cose perché questa commemorazione, questo Anno Santo, siano buone”. Preghiamo per il sindaco che ha tanto lavoro.
Il “vizio giallo” dell’invidia
Poi il Papa ricorda l’episodio evangelico della prima predicazione di Gesù nella Sinagoga di Nazaret. Maria era lì “in mezzo alla gente stupita”, “fiera” di suo Figlio, pur presagendo “il dramma della chiusura e dell’invidia, che genera violenza”. L’invidia, “quel vizio giallo, brutto, che rovina dentro”, rimarca il Papa, e aggiunge un passaggio alla preghiera: “Madre, liberaci dall’invidia, che siamo fratelli tutti, che ci vogliamo bene”. Da qui ancora una invocazione alla Madonna. Grazie, Madre Santa! Grazie perché ancora, in questo tempo povero di speranza, ci doni Gesù, nostra Speranza!
Il saluto a malati e giornalisti
Indossata la stola, Papa Francesco ha benedetto tutti i presenti. In sedia a rotelle ha poi percorso tutto l’emiciclo della piazza, salutando la gente e soprattutto i malati. Si è fermato a benedire i bambini e gli anziani, a battere il cinque e stringere le mani. A una giornalista, Eva Fernández, corrispondente di Radio Cope e sua conoscenza, ha voluto pure farle il regalo di un pacco di cioccolatini argentini. Lei, emozionatissima, ha ricordato il suo appello di oggi all’Angelus per coloro che sono in attesa di esecuzione nelle carceri statunitensi, sollecitando la commutazione della pena. “Sì, dobbiamo insistere su questo”, ha detto il Papa.
Sosta a sorpresa alla mostra sulla “Crocifissione Bianca” di Chagall
Cori di W il Papa hanno accompagnato l’uscita da Piazza Mignanelli della Fiat 500 L bianca. Che, invece di dirigersi a Casa Santa Marta, ha fatto sosta a Palazzo Cipolla in Via del Corso. Papa Bergoglio ha voluto infatti visitare la Crocifissione Bianca di Marc Chagall, esposta presso il Nuovo Museo del Corso di Roma all’interno della mostra “Chagall a Roma: La crocifissione bianca”, ideata dal Dicastero per l’Evangelizzazione nell’ambito degli eventi d’arte che accompagnano il Giubileo 2025, e organizzata in collaborazione con la Fondazione Roma.
La Crocifissione Bianca è un’opera particolarmente cara al Papa, perché – come ha avuto modo di spiegare nel libro El Jesuita – “non è crudele, ma è ricca di speranza. Mostra un dolore pieno di serenità”. Francesco aveva parlato del capolavoro del 1938 anche nella intervista a La Civiltà Cattolica dell’agosto 2013: “In pittura ammiro Caravaggio: le sue tele mi parlano. Ma anche Chagall con la sua Crocifissione bianca…”, diceva il Papa allora neo eletto. E a Firenze, durante la sua visita del 2015, si era soffermato ad ammirare l’opera all’interno del Battistero di Giovanni.