(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Francesco: oggi più che mai il mondo ha bisogno di pace, accoglienza e fraternità. Il Papa scrive al Comitato “Nazarat” che da dieci anni, dopo la cacciata dei cristiani dalla Piana di Ninive in Iraq ad opera dell’Isis, promuove il 20 di ogni mese la preghiera del Rosario per tutti i perseguitati nel mondo, cristiani e non. Messaggi anche da Ignazio Youssef III Younan, Patriarca siro-cattolico di Antiochia, e dal parroco della comunità latina di Aleppo in Siria.
Adriana Masotti e Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
La data del prossimo 20 agosto 2024 segnerà i dieci anni dall’inizio di un gesto “sui generis”, nato spontaneamente a Rimini e allargatosi nel tempo ad altre tredici città non solo italiane e con il coinvolgimento di ventisette fra monasteri e clausure d’Italia e d’Europa. Si tratta di un’iniziativa di preghiera, di scambio di testimonianze e di raccolta di aiuti denominata “Appello all’Umano” che si rivolge ai cristiani perseguitati, soprattutto a quelli del Medio Oriente, e a tutti i perseguitati del mondo, e che martedì prossimo alle 20.30, nella Piazza Tre Martiri nella città romagnola, vedrà la presenza anche del vescovo di Rimini, monsignor Nicolò Anselmi.
Il Papa: grazie per la testimonianza di rispetto verso tutti
In un messaggio, in occasione del decennale, il Papa si dice lieto di conoscere le attività di sensibilizzazione realizzate dal Comitato per i cristiani perseguitati, chiamato Nazarat, “con una particolare attenzione verso i tanti fratelli e sorelle che vivono nelle terre colpite da terribili conflitti” e reso partecipe della “gioia sperimentata” in questi anni. Scrive:
Grazie per la testimonianza di amabile carità, di vicinanza e specialmente di unione al dolore delle popolazioni ferite dall’ingiustizia, dalla sopraffazione, dall’odio e dall’avidità. L’umanità intera, oggi più che mai, ha bisogno della Buona Notizia della pace, e ogni cristiano è chiamato ad annunciarla e a condividerla.
L’auspicio di Francesco è che “quanti aderiscono all’iniziativa continuino a farsi promotori di una cultura del rispetto verso tutti, dell’accoglienza e di una fraternità inclusiva” con l’aiuto di Maria, Madre del Soccorso.
Sia lei ad accendere nel nostro animo la luce della speranza per osare un futuro di serenità e di armonia. Il Patriarca di Antiochia Younan: il coraggio di pregare per la pace nelle piazze “Sono profondamente grato per la vostra solidarietà e la vostra sincera compassione per i vostri fratelli e sorelle perseguitati fino al martirio per amore di Gesù”. Come il Papa anche il Patriarca siro-cattolico di Antiochia Ignazio Youssef III Younan esprime in un messaggio la propria vicinanza all’iniziativa di preghiera riminese, che definisce un “coraggioso raduno”, perché porta nelle piazze una preghiera per la pace.
La mia Chiesa siro-cattolica di Antiochia, scrive, è “tanto sofferente”, ricordando il “criminale sradicamento” dei cristiani dalla Piana di Ninive, avvenuto tra il 6 e il 7 agosto di dieci anni fa ad opera dei miliziani del sedicente Stato islamico. “Un gran numero è ormai sparso per tutto il mondo”, ricorda, rinnovando l’appello a “essere saldi nella fede e nella speranza”.
Il parroco di Aleppo: la vostra solidarietà ci aiuta a non disperare
Un articolato messaggio arriva al Comitato Nazarat anche dal francescano Bahjat Karakach, parroco della comunità latina di Aleppo, che fa uno spaccato di quanto circa tredici anni di guerra hanno lasciato come drammatica eredità alla Siria. “Oggi su questa regione si sono addensate nubi oscure di guerre, violenze e distruzioni, illegittima occupazione e forme di estremismo religioso”, nell’ “indifferente o nel complice silenzio di tanti, soprattutto di chi ha il potere di fare qualcosa e non lo fa”. Stiamo “ancora vivendo – prosegue – sotto condizioni durissime” e gli sforzi della Chiesa locale, riferisce, sono quasi tutti indirizzati a “incoraggiare i giovani a restare nel nostro Paese ed essere propositivi nel contribuire al suo risorgimento”.
Grande è dunque per padre Karakach l’apprezzamento per la preghiera promossa il 20 di ogni mese a Rimini e ormai in molte altre piazze d’Italia, che invita a “non smettere”. “È un dono prezioso per noi, che spesso ci sentiamo dimenticati dal mondo, avere persone premurose come voi che ci pensano e si danno da fare per soccorrerci”, scrive il parroco di Aleppo, asserendo che da questa testimonianza di solidarietà viene una “spinta non indifferente” a “continuare la nostra lotta quotidiana e cercare in tutti i modi di superare le immense difficoltà per la sopravvivenza, sia materiale sia anche dell’identità di una comunità millenaria che rischia l’estinzione”. La vostra vicinanza è un vero dono di comunione in Cristo, una comunione che supera tutti i confini creati dall’odio e dall’indifferenza”.
Dieci anni di rosari in piazza a Rimini per la pace nel mondo
La manifestazione “Appello all’Umano” è nata, come detto, nell’agosto 2014 dopo la cacciata dei cristiani dalla Piana di Ninive in Iraq ad opera dell’Isis, avvenuta nella notte tra il 6 e il 7 agosto 2014. In poche ore, 125mila cristiani furono costretti ad abbandonare le loro abitazioni dirigendosi verso il Kurdistan interno, mentre altri 110mila rimasero come rifugiati nella zona di Erbil e Duhok. Le case delle famiglie cristiane venivano segnate dai miliziani islamici con la lettera iniziale della parola Nazarat, cioè Nazareno. Il 20 agosto successivo, nella piazza centrale di Rimini, alcune centinaia di persone si riunirono a pregare il Rosario per quei cristiani, per ascoltare alcune testimonianze e per raccogliere aiuti. In questi dieci anni, l’iniziativa di Nazarat ha raccolto diverse decine di migliaia di euro di aiuti per il sostegno a centinaia di famiglie vulnerabili, in particolare in Siria e Iraq.
Perché a Rimini?
Da quel 2014, il 20 di ogni mese nella “capitale” del turismo estivo si prega per i cristiani perseguitati e per la pace nel mondo. “Rimini è una città a vocazione internazionale e con proiezioni anche verso Oriente; storicamente e geograficamente è un centro dell’accoglienza e dell’incontro: non potevamo non muoverci”, spiegano i promotori. Le persecuzioni contro i cristiani e contro altre minoranze religiose negli ultimi dieci anni sono emerse non solo nel Medio Oriente ma anche in altre zone dell’Asia e in Africa, “pertanto – proseguono – il momento di preghiera in piazza ogni mese è servito a conoscere e a prendere coscienza delle condizioni di vita in Siria, Iraq, Nigeria, Kenya, Pakistan, Bangladesh, testimoniate da laici, sacerdoti, religiosi, vescovi, giornalisti”.
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Foto: Una chiesa irachena (AFP or licensors)