La giornata dell’Autonomia, nemmeno a dirlo, ha avuto il suo punto più alto nel pranzo. Ma le immagini che testimoniano l’evento sono un inno alla abbondanza da mostrare come trofeo ma anche se non soprattutto allo spreco.
Le sale non centrali, quelle dove non erano sedute le autorità, hanno mostrato il lato opulente da fine impero del sistema altoatesino. Tavole apparecchiate e pronte ad accogliere ospiti che non c’erano, ovviamente cibo destinato alla pattumiera, immagine pleonastica di una festa autoreferenziale, costata centinaia di migliaia di euro, se 400 mila sono solo quelli stanziati per le installazioni di piazza Magnago.
Ma scioccante è l’immagine del pranzo. Sui social abbiamo diffuso anche i video. Decine e decine di posti apparecchiati di tutto punto con le pietanze calde lasciate a raffreddare prima di essere prese e gettate. Desolante e decadente il vuoto delle sale non riprese dai riflettori.
Un menu hollywoodiano declinato in dialetto tirolese, per una marea di ospiti che semplicemente non c’è stata. Questo il lato B della festa dei Prodi e Kompatscher (che cita caramelloso tutti i governi tranne quelli a cui partecipò Fratelli d’Italia), della retorica sui vantaggi uguali per tutti, delle risorse miliardarie.
Ecco invece l’immagine più scabrosa e forte: le tavole della festa con il cibo destinato al macero. Il segno del lusso dentro il Palazzo, delle spese senza limiti, del mondo distante dal paese reale che sta fuori. Ho presentato una interrogazione per chiedere ragione di tutto questo, di come possa essere stato giustificato questo delirante spreco, dei costi complessivi di una giornata vissuta come autorappresentazione del potere opulente.
Continuiamo a sognare l’Autonomia giusta, delle pari opportunità, equilibrata, parca, solidale con il resto dell’intero territorio nazionale, la nostra Autonomia, non quella delle foto e della festa dell’Autonomia. Valuteremo ovviamente anche il danno materiale, perché queste scene fanno male ma costano, anche.
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Alessandro Urzì
Consigliere provinciale di Fratelli d’Italia