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UIL FPL * SANITÀ TRENTINA: VARAGONE, « NON C’È TEMPO DA PERDERE, LA CARENZA DI PERSONALE CREA MALESSERE E NON FAVORISCE UNA GESTIONE RAZIONALE DELLE RISORSE UMANE »

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13.51 - martedì 17 maggio 2022

Non c’è tempo da perdere per la Sanità pubblica Trentina. Il sistema sanitario del Trentino attraversa una crisi dalle caratteristiche peculiari e per certi versi inedite, che la UIL FPL Sanità vive con grande preoccupazione, ma con spirito costruttivo di analisi, di critica e di denuncia.

Non si tratta solo di un problema strutturale o finanziario, ma anche della qualità del lavoro e delle condizioni sempre meno tollerabili in cui deve operare il personale sanitario. Il nostro sindacato raccoglie settimanalmente richieste di aiuto provenienti soprattutto dal Personale Medico, Sanitario e di Supporto, che chiedono spostamenti in altri contesti lavorativi, riformulazione di contratti part time e, più in generale, un miglioramento delle condizioni lavorative. La maggioranza degli Operatori Sanitari soprattutto nelle strutture ospedaliere più importanti, debbono sottostare a un livello di stress e di pressioni che non ha eguali in altri contesti dell’impiego pubblico e nemmeno, probabilmente, di quello privato.

La Sanità pubblica Trentina, seguendo il trend di quella nazionale, è arrivata alla vigilia dell’emergenza covid già depotenziata. In questa situazione il personale nei reparti ha affrontato un aumento improvviso ed esorbitante delle richieste d’intervento per patologie respiratorie e si è sottoposto per mesi a estenuanti procedure igieniche anticontagio, richieste dai protocolli per la vestizione e la disinfezione, di sé stessi e dei pazienti.

La pandemia si sta ora attenuando e tuttavia la questione covid non è ancora risolta. Acuto è il problema del depauperamento dell’organico, per cui permangono in molti operatori sanitari, o si manifestano per la prima volta, seri problemi psicologici legati alla tensione vissuta in questi ultimi anni. Lo stress è come il dolore fisico: più a lungo dura e si accumula e più gravemente danneggia chi ne è vittima.

Medici, Sanitari e personale di Supporto sono costretti a ritmi massacranti, a volte debbono aumentare la frequenza dei turni anche per sostituire colleghi in reparti diversi, spesso debbono rinunciare ai turni di riposo o a un congruo periodo di ferie. La carenza di personale crea malessere e non favorisce una gestione razionale delle risorse umane. È sempre più difficile, nell’ambito della nostra Azienda Sanitaria, crescere dal punto di vista lavorativo, cambiare posizione, avere nuovi stimoli e nuove esperienze professionali.

Sta diventando frequente il caso, impensabile fino a pochi anni fa, di operatori che se ne vanno; semplicemente si licenziano oppure optano per strutture sanitarie più accoglienti (Case di Cura o ambulatori privati) in cui la competenza medico-sanitaria è sì necessaria, ma contempla un approccio diverso alla pratica della cura: meno tecnico e meno sofisticato, altrettanto importante, ma da un certo punto di vista meno faticoso.

Si rinuncia alla crescita professionale, ma il lavoro diventa più sostenibile e il tempo libero è davvero libero. Figure professionali fondamentali e preziose vengono così sottratte ai reparti degli ospedali principali, dove ci sono malati gravi, spesso giovani, dove si fanno interventi operatori molto complessi e si fa clinica a tutto campo, dove c’è bisogno di assistenza ai pazienti altamente qualificata, tempestiva e continua.

Sono le cure prestate, e non solo le terapie o le operazioni riuscite, che fanno la differenza tra la vita e la morte. E per prestare cure adeguate è necessario, oggi più che mai, personale preparato, che non smette di aggiornarsi e di studiare, che fa volentieri il suo lavoro. Noi siamo affezionati all’articolo 32 della nostra Costituzione, che «tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività» e siamo molto preoccupati che il nostro sistema sanitario pubblico, che fino a non molto tempo fa era considerato tra i migliori al mondo, sia messo ora in discussione e sia seriamente minacciato.

Noi di UIL FPL Sanità riteniamo che ora sia tempo di invertire la rotta. È tempo di ascoltare le esigenze dei nostri lavoratori, che hanno diritto ai recuperi psicofisici previsti, all’accesso agevolato al contratto part time, a percorsi di crescita professionale garantiti da una adeguata valorizzazione delle competenze e dei curricula, nonché dalla mobilità tra ospedali e dai trasferimenti interni.

Il legittimo riconoscimento economico, infine, è un aspetto su cui non possiamo più derogare. Le circostanze, per certi versi, sono favorevoli: il piano di riorganizzazione dell’APSS del Trentino, che sta per essere varato, può contare sui fondi del PNRR e deve attivare una sinergia virtuosa con l’Università di Trento con la nuova Scuola di Medicina.

Abbiamo ottime opportunità per riportare la Sanità trentina ai livelli che merita, per reclutare operatori giovani e entusiasti, per valorizzare e trattenere il personale straordinario che già abbiamo. Ma non c‘è più tempo da perdere.

 

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Giuseppe Varagone
Segretario UIL FPL Sanità del Trentino

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