Il comunicato stampa dell’APSS Trentino che trasmette lo studio condotto da INAIL e UOPSAL sulle vittime mortali sul lavoro dell’ultimo quadriennio, oltre ai tragici dati (15 i morti del 2019, 16 nel 2020, 18 nel 2021 e 14 nel 2022) contiene, e la cosa è emblematica della mancanza di cultura della sicurezza all’interno degli stessi enti che si occupano professionalmente della materia, la definizione di “morti bianche”. Una espressione non più quasi utilizzata nemmeno dagli organi di stampa e mass media, che fa capolino proprio in una comunicazione ufficiale dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari del Trentino, cui è demandato il servizio dell’Unità Operativa di Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro.
Per la UIL “sarebbe ora di smettere di chiamarle morti bianche perché ci sono sempre responsabilità dietro ogni incidente” e proprio l’APSS è in Trentino, assieme al Dipartimento provinciale dello sviluppo economico e del lavoro, l’ente pubblico che per primo sovraintende appunto alla Prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Queste morti di bianco hanno solo il lenzuolo che spesso viene steso pietosamente sulle vittime, ma sono morti rosse di sangue e di indignazione e nere come la coscienza di chi non fa nulla per evitarle.
Non è una banale questione linguistica, ma la cartina tornasole della difficoltà anche in ambienti professionali e tecnici di guardare alle morti sul lavoro con un approccio superficiale che riconduce sostanzialmente l’infortunio, addirittura mortale, alla casualità, alla tragica fatalità. Capiamo quanta strada dobbiamo percorrere per acquisire finalmente una giusta visione tecnica, legale e politica del problema, prima ancora di vedere attuati i provvedimenti necessari per ridurre i rischi, reprimere le violazioni e prevenire gli infortuni.
Nel merito poi di questa specifica comunicazione dei tecnici Inail e Uopsal trentini viene confermato l’alto rischio nei settori agroforestale ed edile e sulle strada, in itinere o sul lavoro. Spiace, ma non sorprende, che lo studio non sia corredato, perché purtroppo siamo rimasti alle chiacchiere, non da annunci, ma da azioni concrete e reali, intraprese dalla Giunta rispetto agli impegni assunti per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Mancano ancora a bilancio precisi stanziamenti di risorse per la prevenzione rinvenienti dalle milionarie sanzioni pagate dalle aziende per le tantissime multe e contravvenzioni elevate dai tecnici dell’Uopsal, fino ad oggi sparite nel buco nero degli stanziamenti per la Sanità.
Sono sempre a venire le delibere provinciali volte ad integrare le carenze di organico degli uffici preposti alla repressione e prevenzione dei rischi sul lavoro e la proposta, ritenuta interessante dall’Assessore Spinelli, di creare nuclei specialistici tecnici del Corpo Forestale della Provincia, proprio per meglio monitorare e prevenire gli infortuni nel settore agroforestale, è rimasta sulla carta dei giornali o nelle interviste che seguono ogni morto sul lavoro.
Ci stiamo avviando verso una campagna elettorale provinciale; ci auguriamo che fra gli impegni che le forze politiche in campo ed i loro rappresentanti proporranno agli elettori ed elettrici ci sia anche un impegno a lavorare e governare per avere, come lo slogan della UIL auspica “ Zero morti sul lavoro”.
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Walter Alotti
Segretario Generale Uil del Trentino