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TRANSDOLOMITES * MOBILITÀ SUI PASSI DOLOMITICI: « PERCHÉ NON PORTARE IN QUOTA LE ESPERIENZE CHE NELLE CITTÀ D’ARTE HANNO SUCCESSO, OSSIA I BUS PANORAMICI? »

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08.03 - giovedì 28 febbraio 2019

Una proposta per governare la mobilità sui passi dolomitici. La proposta recentemente emersa riguardante l’introduzione di una vignette nel tentativo di cercare una soluzione al cronico problema del traffico sul passi dolomitici ha suscitato un dibattito sostenuto con prese di posizioni diverse.

Impresa ardua trovare una soluzione che metta tutti d’accordo, ma prima di entrare troppo nel merito delle soluzioni riteniamo sia opportuno porci tutti una domanda.

Gli abitanti delle Dolomiti, gli operatori economici e non concordano sul fatto che l’eccesso di traffico e rumore sono fattori di forte degrado ambientale e di una offerta turistica di qualità?

Se non ci troviamo d’accordo su questo principio di base dovremmo allora essere più sinceri con noi stessi ed avere il coraggio di rinunciare al riconoscimento Unesco delle Dolomiti Patrimonio dell’Umanità.

Se tale marchio ha un senso puramente commerciale esso addirittura potrebbe divenire una zavorra.

Se invece, esso rappresenta una sfida per una crescita culturale, ambientale ed ovviamente economica, allora dobbiamo avere il coraggio di guardare ben oltre la punta del nostro naso.

La vignette può essere una pratica utile a promuovere una riduzione del traffico sui passi dolomitici?

Se guardiamo in casa nostra, l’esperienza del Passo Rombo in provincia di Bolzano smentisce questa aspettativa o convinzione.

Il pedaggio introdotto prima sul versante austriaco e successivamente sul quello sudtirolese non solo non ha contribuito a ridurre il traffico ma al contrario lo ha anche leggermente incentivato.

Leggendo i dati resi noti nel 2018 ha generato semmai un buona entrata economica; tra fine maggio – inizio ottobre la media di 150 mila – 160 mila mezzi transitati hanno consentito di incassare tra i 320 mila – 340 mila Euro anno.

Ove si tratta di governare i flussi di traffico avendo a disposizione come unica soluzione la strada, gli spazi di manovra sono molto limitati ed ogni azione adottata alla fine risulta un palliativo.

Ma se la vignette potesse risultare una soluzione condivisa ed adottata tra le varie province che gravitano attorno ai massicci delle Dolomiti, a quali riflessioni potrebbe essa portarci?

Prima di tutto riteniamo che essa avrebbe un senso se applicata su tutti i passi dolomitici e non per un singolo passo. Serve insomma una strategia comune su tutto il territorio.

Serve a tale scopo una regia che abbia un ruolo non puramente consultiva ma anche esecutrice

Il modello che si potrebbe prendere come riferimento potrebbe essere quello del Dolomitisupersky ipotizzando una vignette valida per tutti i passi, con una valenza giornaliera, per due o tre giorni, settimanale, mensile o addirittura annuale.

Il suo scopo non dovrà essere puramente per fare cassa ma essa dovrà essere associata ad una forma di compensazione. Il concetto è quello di sfruttare un effetto negativo, il traffico, per riversare su servizi di mobilità pubblica le entrate generate.

Questo darebbe modo di autofinanziare nelle valli non solo gli attuali servizi di mobilità pubblica ma anche di potenziarli, di allargare il loro raggio d’azione potendo così intervenire con maggiore efficacia sui flussi di traffico su fondovalle che sono di gran lunga superiori rispetto a quelli che si dirigono verso i passi. Di conseguenza anche i servizi pubblici per i passi potranno essere incrementati.

 

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La Proposta

Ma possiamo andare oltre e per questo serve un salto di qualità nella cultura dell’offerta turistica locale.

La bellezza delle Dolomiti è sottostimata se non comprendiamo che è al viaggio che dobbiamo dare un suo giusto valore. Il viaggio non può essere considerato come un mero trasferimento bensì un’esperienza che va vissuta ed il cui scopo è quello di permettere la conoscenza del territorio mentre ci muoviamo al suo interno.

Se guardiamo alla vicina Svizzera e viviamo un’esperienza di viaggi ad es in Engadina, la qualità del viaggio, le sue emozioni sono alla base dell’offerta turistica. Se viaggiamo a bordo dei treni della Ferrovia Retica è difficile vedere viaggiatori sprovvisti di macchina fotografica e ciò vale anche per chi si trova e terra. Il viaggio insomma contribuisce alla conoscenza.

La nostra proposta prende spunto dell’osservazione del comportamento di chi si sposta in automobile cercando di leggere nei comportamenti scorretti di chi guida. Troppa gente guida telefonando o addirittura tenendo in mano contemporaneamente volante e telefonino per scattare foto. Si vedono scene di tutti i colori e deplorevoli. Ma perché nonostante la pericolosità di questi comportamenti ci si ostina a trasgredire?

Perché alla fine per chi guida è una perdita di tempo che si cerca erroneamente di recuperare impegnando parte del tempo telefonando a facendo foto.

Perché allora non dare modo di godere del tempo libero e del paesaggio facendolo in sicurezza?

Perché allora non portare in quota le esperienze che nelle città d’arte hanno successo, ossia i bus panoramici?

Anche qui un servizio fatto sull’esempio del Dolomitisupersky.

Un servizio di pullman cadenzati, coordinati con l’orario dei bus di linea e che facciano sistema con gli impianti di risalita, con chi si sposta anche in bicicletta ( servizio trasporto bici) pensato come una sorta di Sellaronda panoramico effettuato per mezzo della mobilità pubblica. La vignette attraverso gli incassi che ne deriverebbero potrebbe coprire il costo del servizio che così facendo potrebbe essere gratuito per il viaggiatore.

Le tecnologie utilizzabili a di bordo dei mezzi panoramici comunicando nelle varie lingue possono permettere di raccontare viaggio e territorio. Vetri ampi, tetti trasparenti sull’esempio del treno Glacier Express darebbero modo di spaziare con la vista sul paesaggio dolomitico. Chi ricorderà i pullman della Sad fino agli anni 60 -70 avevano le stesse caratteristiche con parte del tetto in vetro.

Se riuscissimo a attivare il servizio di bus panoramici immagiamo non sarebbe difficile immaginare che l’evoluzione di tale servizio sarebbe la realizzazione del Sellaronda ferroviario. Una proposta emersa in occasione di uno dei convegni che Transdolomites che aveva come argomento una visione di ferrovie per le Dolomiti.

Il treno rappresenterebbe l’occasione di dare al viaggio anche il senso del confort la qualità del viaggiare che solo il treno sa offrire.

Un investimento importante che deve fondarsi sulla volontà politica di varie realtà provinciali e regionali. Ma il potenziale di un simile progetto è data dall’unicità delle Dolomiti a livello mondiale. Una unicità di viaggio non replicabile da altre realtà al mondo.

Circuito ferroviario come trampolino di lancio per collegarsi alle città. Sì, perché un simile anello non potrà permettersi di continuare a operare in un contesto isolato.

Per comprendere bene questo concetto è importante pensare alla figura di Maria Piaz “ la mare del Pordoi “ (madre del Pordoi) che dedicò tutta la vita allo sviluppo dell’economia turistica al Pordoi.

Ella comprese che la condizione primaria per lo sviluppo del Passo era data dal fatto che questa località era raggiungibile dalle città grazie alle realizzazione della Grande Strada delle Dolomiti nel 1905, che difatti portò alla graduale affermazione turistica del Passo Pordoi.

Stesso concetto per il Sellaronda ferroviario ma che potrebbe trovare la sua compiutezza in senso contrario ossia partire dai monti per raggiungere le pianure.

 

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Massimo Girardi
Presidente di Transdolomites

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