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TONINI (PD) * RIFORMA COMUNITÀ DI VALLE: « RESTANO ALCUNI NODI DA SCIOGLIERE, AUSPICHIAMO UN’INTESA PROVINCIA-CAL »

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17.33 - lunedì 6 giugno 2022

La riforma delle comunità di valle firmata Gottardi non è nulla di più e nulla di meno di un aggiornamento della riforma Daldoss, approvata nella scorsa legislatura dalla maggioranza di centrosinistra autonomista. Le comunità restano un ente intermedio espressione della cooperazione tra i comuni. Sarà governato dall’assemblea dei sindaci che eleggeranno anche il presidente. In materia urbanistica e di programmazione economica, a decidere sarà un’assemblea composta dai sindaci e da rappresentanti delle minoranze nei consigli comunali.

Dopo quasi quattro anni di legislatura, gli slogan della propaganda leghista, che parlavano di sopprimere le comunità e sostituirle con società consortili di gestione dei servizi su base volontaria e facoltativa, hanno dovuto fare i conti con la realtà e sono stati abbandonati. Peccato che per rimettere giunta provinciale e maggioranza coi piedi per terra si sia persa quasi un’intera legislatura. E che istituzioni così importanti per la vita dei cittadini siano state tenute così a lungo nel limbo del commissariamento.

Alla fine, il principio di realtà ha comunque prevalso sulla propaganda e va dato merito ai sindaci e alla loro rappresentanza di aver concorso in maniera determinante a questo risultato. Si potrebbe perfino dire che è un effetto differito nel tempo del risultato delle elezioni comunali del 2020. Ora, dopo il voto in commissione, nel quale come rappresentante del Pd mi sono astenuto, c’è un lavoro da portare a termine in vista del voto in consiglio provinciale.

Si tratta, in particolare, di rifinire la norma sulla elezione del presidente della comunità di valle, consentendo ai sindaci di individuarlo, se lo ritengono necessario, anche fuori dalla cerchia degli eletti; di valorizzare il ruolo dell’assemblea (e dunque delle minoranze nei consigli comunali) assegnandole un ruolo consultivo in ambiti ulteriori rispetto a quello urbanistico; e di chiarire meglio la figura del direttore, che non può svolgere funzioni di garanzia della legittimità degli atti, sulla falsariga del segretario comunale, ed essere scelto sulla base di un rapporto fiduciario col presidente.

Nodi importanti, che motivano il nostro voto di astensione, e che auspichiamo siano affrontati e risolti in un dialogo costruttivo tra la giunta provinciale e il consiglio delle autonomie locali, in modo che il consiglio provinciale sia posto, senza ulteriori perdite di tempo, davanti ad una proposta di intesa istituzionale e non ad un conflitto da dipanare.

 

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cons. Giorgio Tonini 

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