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SINDACO ROVERETO: VERGNANO, SIAMO USCITI DALL’AULA PER LE SUE GOFFE SCUSE

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18.46 - sabato 1 aprile 2017

(Fonte: Paolo Vergnano) – “La triviale uscita del Sindaco in Consiglio comunale ha molteplici risvolti”. In primo luogo su di lui.
Si è sempre presentato come colui che cerca di unire il Consiglio per cercare di far passare le proprie istanze.

I grandi temi che ha voluto condividere sono l’azione a Lizzana sugli odori, che spero vivamente stia per avere una svolta, su cui la maggioranza ha puntato per la propria azione ambientale.

Altro tema è la viabilità. Sul quale l’accordo unanime sullo studio congiunto sembra avere un rallentamento…non vorrei a causa del risultato non sperato dal’amministrazione, in quanto ha anteposto il trasporto pubblico alla realizzazione di qualsivoglia investimento viabilistico.

Ma in ogni caso si tratta di due temi che hanno poco a che fare con la gestione quotidiana della città. Quando invece si tratta di discutere temi più immediati, su cui l’amministrazione ha un interesse preciso, allora gli atteggiamenti cambiano.

Battute e sottintesi potrebbero essere, forse, accettabili in un clima di normale dialettica, seppur forte e senza sconti. Ma il Sindaco si era sempre sottratto a questo modo di apostrofare i consiglieri di minoranza.

L’epiteto “Imbecille” a chiunque rivolto non può essere oggetto di giustificazione. Nel momento in cui il Sindaco ha preso la parola per scusarsi, mi sono sentito sollevato. Mi aspettavo un semplice atto di scuse.

Invece con mia enorme sorpresa ha giustificato la sua esclamazione col fatto che la consigliera stava parlando in modo “disonesto intellettualmente”. “Ho sbagliato, ma lei mi ha provocato.” Come a dire: non sono io il violento, è lei che provoca.

Posso ammettere le parole della Presidente, quando dice di non aver sentito, io stesso non mi sono accorto di nulla perché concentrato nell’ascoltare la consigliera. Ma appena il Sindaco ha ammesso, confessando di aver detto quello di cui era accusato, mi sarei aspettato un diverso atteggiamento da parte della Presidente.

Comprendo anche che tutti noi siamo pubblici ufficiali in quel contesto, ma indubbiamente la Presidenza, e il segretariato come suo consulente, ha la responsabilità di mantenere l’aula secondo il regolamento.

Mi sarei aspettato quindi parole più dure non per “censurare” Sindaco, che chiaramente ha fatto ammenda, ma per spiegare all’aula che gli scatti d’ira e le reazioni non possono avere luogo nel Consiglio da lei presieduto.

Se serve un arbitro è per sanzionare, anche a parole, qualsiasi atteggiamento non consono alle regole e per evitare che queste divengano un pericoloso precedente.

Per questo abbiamo chiesto alla Presidente e al Segretario se ci siano elementi per procedere a una qualsivoglia sanzione. Proprio per preservare l’onorabilità delle due cariche e anche, se non soprattutto, per evitare strascichi futuri che sarebbero difficilmente sanzionabili visto l’illustre precedente.

Tranquillizzo il Sindaco: siamo usciti dall’aula solo ed esclusivamente a causa sua, delle sue parole e delle sue goffe scuse. Non ci siamo mai sottratti a qualsiasi discussione, cosa che non posso affermare del contrario, e gli atti sono a testimonianza. Vorrei, infine, tranquillizzare i cittadini: durante questa legislatura non ho mai sentito nulla di neanche paragonabile.

 

 

Paolo Vergnano
Movimento 5 Stelle Rovereto

 

 

Allego la lettera firmata dai consiglieri Miorandi, Zenatti, Vergnano.

Con la presente gli scriventi consiglieri comunali, presenti durante la seduta del Consiglio comunale di data 28 marzo 2017, testimoni dell’increscioso episodio accaduto durante la seduta durante la quale il Sindaco Francesco Valduga ha usato termini che di fatto costituiscono  un oltraggio a pubblico ufficiale,  come definito dall’articolo art 341 bis del codice penale e, considerato l’articolo 361 del codice penale, siamo a chiedere come le Signorie vostre intendono procedere in riferimento a tali doveri che ogni pubblico ufficiale, e a maggior ragione Voi per le cariche ricoperte, è tenuto a compiere.

Si tenga, inoltre, conto di quanto dispone l’art. 35, comma 6, del Regolamento consiliare, la cui mancata applicazione costituirebbe un significativo e grave precedente in ordine al comportamento dei consiglieri nelle sedute consiliari. In attesa di una sollecita risposta inviamo distinti saluti.

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