(Fonte: Claudio Cia) – Prosegue lo sciopero dei giudice di pace: Patt e Upt complici di un’altra riforma vergognosa? Non sembrano cessare le proteste da parte della magistratura ordinaria: da lunedì 3 luglio è ripartito infatti lo sciopero dei giudici di pace, giudici onorari di tribunale e vice procuratori onorari per altre tre settimane.
L’ultima protesta risale al 15 maggio 2017 e si è conclusa l’11 giugno 2017 (per la quale avevamo anche chiesto un intervento di intercessione da parte della Giunta provinciale di Trento, purtroppo inascoltati). Si raggiungono così gli otto scioperi dei giudici di pace, dallo scorso novembre, con la necessaria constatazione che ad agosto ce ne saranno di ulteriori.
Pur essendo consapevoli che a pagarne tristemente le spese saranno i ricorrenti (ai quali verrà comunque garantita la celebrazione di un’udienza settimanale) dal momento che ben 600 mila pratiche giudiziarie saranno a rischio, è impensabile che il Partito Democratico non abbia cercato di fare qualunque cosa per risolvere questa situazione.
Ancora più assurdo è il fatto che il Patt e l’Upt sostengano questo governo.
I nostri parlamentari Trentini, finti autonomisti, stanno dimostrando di non avere considerazione per una parte fondamentale della magistratura italiana, che nella nostra Provincia è presente a Borgo Valsugana, Cavalese, Cles, Mezzolombardo, Pergine Valsugana, Riva del Garda, Rovereto, Tione di Trento e Trento; atteggiamenti che, peraltro, sono in netto contrasto con le indicazioni dell’Unione Europea e del Consiglio di Stato.
Quello che a noi pare chiedano giustamente i magistrati onorari è semplicemente un minimo di stabilizzazione per quanto concerne ad esempio il trattamento economico e previdenziale, tutele per la maternità, per gli infortuni sul lavoro e sicuramente la soluzione non è appoggiare la riforma Orlando che, da quello che sembra, porterà un aumento dell’80% del carico di lavoro per i giudici di pace, i quali attualmente trattano già il 60% dei processi penali e civili di I° grado; in questo peraltro non mancheranno anche dei tagli alle loro indennità (si parla di arrivare a 600–700€ mensili).
La politica deve smettere con questa mania di imposizione, perché in un momento come questo bisognerebbe invece cercare di ascoltare queste persone che stanno solo chiedendo un minimo di rispetto, a nostro avviso più che dovuto dal momento che i giudici di pace stanno già facendo molto più di quanto era stato richiesto (ufficialmente, infatti, svolgono un incarico temporaneo che nei fatti, però, è ormai a tempo pieno).