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SCHÜTZEN TRENTINO: ANDREOTTI, IN VISTA DELL’ASSEMBLEA DEL 13 “RESTATE UNITI”

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14.42 - mercoledì 12 luglio 2017

(Fonte: Carlo Andreotti) – In vista dell’assemblea del 13 luglio. Il travaglio degli Schützen. Rigorosamente a porte chiuse l’assemblea degli Schützen trentini rinnoverà giovedì prossimo i propri organi direttivi, dando vita alla terza fase dall’epoca della loro rifondazione che data a partire dagli anni ’80 del secolo scorso.

Si tratta di un appuntamento importante e delicato essendovi in ballo il futuro di un movimento recentemente investito da più di una bufera. L’ultima in ordine di tempo la fondazione, da parte dell’ex comandante, Paolo Dalprà della compagnia degli sizzeri (bersaglieri) tirolesi.

Non si tratta ancora, come lui stesso ha detto, di una scissione, ma le premesse ci sono tutte. Difficile infatti interpretare la mossa soltanto come funzionale alla prossima assemblea elettiva.

Paolo Dalprà pone infatti un problema reale, quello della linea politica (non “partitica”, ma nel senso di programmi e obiettivi) che gli Schützen trentini saranno chiamati a portare avanti nel prossimo futuro.

Cosa non da poco se si considerano le travagliate vicende degli ultimi tempi e il malessere generale che ne è conseguito. Qui non c’entra per nulla il caso Baratter.

La crisi evidente nei rapporti interni è ben più profonda e affonda le proprie radici, a mio avviso, addirittura agli ultimi tempi della gestione di Carlo Cadrobbi, lo storico comandante della federazione trentina che ha gestito con polso fermo la prima fase della loro storia, quella della nascita, consolidamento e “uscita dalle catacombe” del movimento, pienamente legittimato con il giubileo del 2000 in Duomo a Trento.

Si pensava che con il suo ritiro e con una gestione più moderna, aperta e democratica le cose sarebbero funzionate al meglio.

Così in effetti è stato per alcuni anni, (seconda fase, ben gestita da Paolo Dalprà). Poi dentro il movimento si è rotto qualcosa ed è scoppiata la crisi.

Non certo crisi di numeri, perché la crescita è stata costante, inarrestabile, con un consenso sempre più ampio. Nuove adesioni e nuove compagnie sono andate ad aggiungersi alle vecchie rafforzando la consistenza del movimento. Non sembra sbagliato parlare quindi di una evidente crisi di crescita con conseguente lotta per il potere, una lotta magari politicamente influenzata, se non proprio orchestrata e gestita dall’esterno.

A farne le spese sono stati i militanti, tutti uomini entusiasti, di sincera e profonda fede tirolese che ora guardano con malcelata preoccupazione a quanto sta accadendo.

Il timore è che si finisca con il sacrificare l’idealità, lo spirito di corpo e il perseguimento di quelli che sono gli obiettivi storici del movimento per mere beghe di potere.

Paolo Dalprà parla apertamente di un’ala dura, oltranzista, estremista, chiusa ad ogni possibilità di dialogo, intollerante nei confronti di tutto quello che sa di Italia e di italianità, a cominciare da inno e bandiera per finire con gli alpini. Sicuramente tutto vero, ma quella componente gli Schützen trentini al proprio interno l’hanno sempre avuta, solo che era minoritaria e aveva poca voce in capitolo.

E’ verosimile che con la crisi strisciante e con la lotta di potere in atto, sia prepotentemente venuta alla ribalta, anche con l’ambizione di porsi alla guida del movimento.

Da qui l’ipotesi, tutt’altro che peregrina, di una drammatica spaccatura che metterebbe in pericolo la sopravvivenza stessa del movimento che per contare davvero, deve avere la forza, il coraggio e l’intelligenza di ritrovare la propria unità.

Lo può sicuramente fare, ma solo tornando alle origini. Recuperando la ragione profonda del proprio esistere che Andreas Hofer sintetizzava nel motto: “Dio, Heimat, famiglia” che tradotto in termini moderni significa radici, storia, tradizione, usi, costumi, identità.

E niente politica “partitica”, ma solo cultura, in chiave moderna e attuale pensando al futuro dei nostri figli e della nostra terra.

Non un ritorno puro e semplice al passato, ma una reinterpretazione in chiave moderna di quei valori che la società di oggi, globalizzata e omogeneizzata, tutta presa (profanata direi) da teorie di gender, gay pride, laicismo imperante, prona nei confronti di Roma, ossequiente alle regole non scritte del “politcally correct”, sembra aver dimenticato.

Un esempio valga per tutti: la questione identitaria, più che mai attuale. Per lunghi anni gli Schützen si sono battuti per ottenere l’insegnamento della storia e della cultura trentina nelle nostre scuole.

L’obiettivo è stato raggiunto, ma la legge approvata dal consiglio provinciale è rimasta lettera morta per mancanza, si dice, di libri di testo e di insegnanti preparati.

Ma allora la tanto decantata “formazione” a cosa serve? Se ci fosse davvero la volontà basterebbe ricorrere a libri di testo in tedesco, in uso nelle scuole tirolesi.

E dato che alcune materie curriculari vanno insegnate in lingua straniera, perché non ricorrere a insegnanti di madre lingua tedesca? Sarebbe una splendida attuazione pratica per il tanto magnificato obiettivo del trilinguismo nelle nostre scuole.

Quello dell’identità è un problema importante, serio e attuale, legato come è a filo doppio a quello dell’integrazione, tanto esaltata oggi. Ma se non c’è una cultura, un modello di vita, una identità con la quale confrontarmi, come faccio a integrami?

Con chi e con che cosa mi integro? Con il caos? Con qualcuno che non so nemmeno chi sia, di quali valori e di quale cultura sia portatore? La storia insegna che nei grandi flussi migratori le culture più forti hanno sempre assorbito quelle più deboli. E’ questo il destino che stiamo preparando ai nostri figli?

Basterebbe un impegno molto forte anche soltanto su questo tema per ridare smalto e vigore ideologico a un movimento identitario come è quello degli Schützen.

Ma c’è ben di più. Autonomia integrale e autodeterminazione ad esempio, che va portata avanti, almeno come clausola di salvaguardia e formidabile materia di contrattazione e confronto, come avviene nel vicino Sudtirolo/Alto Adige.

Se c’è nello statuto della Svp e se la si vuole introdurre nello statuto della Provincia di Bolzano, perché non lo si può fare anche in quella di Trento? E ancora i grandi temi dell’Euregio e dell’Autonomia integrale.

Il governatore Ugo Rossi plaude al coraggio di Lombardia e Veneto che pur in assenza di sostegno giuridico portano avanti i loro referendum sull’autonomia (dei “schei”, come sostiene Paolo Mantovan) delle due Regioni. E noi non abbiamo il coraggio di rivendicare autodeterminazione e autonomia integrale?

Se l’impegno su questi temi divenisse assorbente per tutto il movimento degli Schützen, allora anche le divisioni sulla loro missione storica e sulla loro linea di azione passerebbero in secondo piano e gli Schützen diventerebbero solido e credibile punto di riferimento per tutti coloro che hanno davvero a cuore le sorti dell’Autonomia trentina.

 

 

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Carlo Andreotti
Membro onorario del Gesamttirolerschützenbun e insignito della Maximilian Kreuz

 

 

 

Ps: Ceterum censo che l’adunata degli alpini, con tutto il rispetto, sia un grave errore. Nel 1918 in Trentino non esistevano. Combattevano sul fronte opposto.

 

 
Foto: tratta da YouTube

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