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SAT – SOCIETÀ ALPINISTICA TRIDENTINA * GRANDI CARNIVORI TRENTINO: « SERVONO INTERVENTI DI CARATTERE STRUTTURALE E CULTURALE, PER GARANTIRE LA CONVIVENZA CON QUESTE SPECIE »

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10.38 - lunedì 24 aprile 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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“Servono adeguati interventi di carattere strutturale e culturale atti a mantenere, migliorare o ricreare le condizioni ambientali, economiche, sociali e culturali necessarie a garantire la convivenza con queste specie”.

“Rabbia, incredulità, timore, banalizzazione dei problemi e tanta, troppa, disinformazione hanno allontanato il nostro sguardo da quello che è un ragionamento che traguarda la contingenza di questo difficile e doloroso momento, interrogandoci sulle nostre responsabilità nei confronti di una biodiversità oggi sempre più a rischio e sulla volontà di costruire un futuro in cui uomo e natura raggiungano quell’equilibrio che ancora fatichiamo a intravvedere”.

Con il recente, tragico, episodio avvenuto nei boschi di Caldes, la storia dei Grandi Carnivori nelle nostre montagne ha improvvisamente raggiunto una tappa fondamentale della sua evoluzione. Un punto di non ritorno per certi versi, che sottolinea tutta l’urgenza di ripensare il percorso di convivenza con queste specie, procedendo con obiettività e razionalità, guidati dalle evidenze scientifiche e lasciando da parte posizioni preconcette ed emozioni.

Un dibattito al quale la SAT sente di dover e poter dare il proprio contributo, anche alla luce dell’operato ultradecennale, con cui essa si è occupata della presenza dei Grandi Carnivori in Trentino. Con il presente documento, la Società intende dunque riavvolgere il nastro di questa lunga narrazione per ripercorrere idealmente i passaggi principali che, dai primi accorati appelli di Francesco Ambrosi di fine ‘800, ci portano ai più recenti accadimenti.

Dopo aver avanzato, negli anni Novanta, una prima serie di proposte per la tutela degli ultimi orsi del Trentino, nel 2002, con una mozione del suo Consiglio Centrale, la SAT decide di sostenere il progetto di reintroduzione “LIFE Ursus”, avviato nel 1996 e terminato nel 2004, condividendone la finalità scientifica di ricostruire una popolazione vitale di orsi nelle Alpi Centrali.

Nel 2013, l’evolversi degli assetti faunistici in Trentino (è l’anno in cui la coppia di lupi Slavc e Giulietta dà vita al primo branco dopo oltre 150 anni), fornisce lo stimolo per l’approvazione della Mozione “Grandi Carnivori”, nella quale la SAT dichiara nuovamente l’auspicio di assistere all’insediamento stabile di popolazioni vitali dei Grandi Carnivori sulle Alpi. Ritiene inoltre possibile la convivenza tra uomo e orso (e lupo) a patto che, considerato l’elevato grado di antropizzazione del territorio alpino, detti processi “debbano essere obbligatoriamente accompagnati da adeguati interventi di carattere strutturale e culturale atti a mantenere, migliorare o ricreare le condizioni ambientali, economiche, sociali e culturali necessarie a garantire la convivenza con queste specie”.
A completamento di tale affermazione, il testo della Mozione riporta un elenco schematico, ma puntuale, di raccomandazioni e suggerimenti curati della Commissione TAM, tra i quali ritroviamo: la necessità di intensificare lo sforzo informativo e divulgativo verso i frequentatori della montagna; l’attuazione di politiche di prevenzione e, non ultimo, rafforzare l’apparato di ricerca scientifica e la rete di monitoraggio, in collaborazione con le province limitrofe e le altre regioni e nazioni alpine.

Negli anni a seguire, per la SAT, il naturale ripopolamento delle montagne da parte dei Grandi Carnivori si accompagna ad un impegno significativo nelle attività di comunicazione a favore della coesistenza, testimoniato dalla partecipazione a numerose serate informative e ai tanti eventi divulgativi organizzati sul tema, anche in collaborazione con gli enti scientifici e di ricerca presenti sul territorio. È però uno sforzo che deve confrontarsi con scelte politiche indirizzate verso un generale arretramento su iniziative simili.

Nel giugno 2020, il ferimento di due persone sul monte Peller in Val di Sole (causato da un incontro ravvicinato proprio con l’orsa JJ4) offre a SAT lo spunto per esortare con forza la Provincia autonoma di Trento a riprendere le iniziative di comunicazione, formazione e sensibilizzazione sull’orso, ormai limitate all’iniziativa di associazioni come la SAT.
Con riferimento all’episodio dell’aggressione, la SAT riprende anche alcuni passaggi del cosiddetto PACOBACE, il Piano d’Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro orientali, recepito da tutte le Amministrazioni territoriali delle Alpi Centro-Orientali (Regioni e Provincia Autonoma di Trento) oltre che dall’allora Ministero dell’Ambiente e da ISPRA. Nel rimandare a tale documento, SAT ricorda le misure di intervento previste per gli animali “problematici”, per i quali è prevista nei casi più estremi la rimozione o l’abbattimento degli individui interessati. SAT comprende e condivide queste ultime possibilità di intervento, nel momento in cui ogni altra misura di prevenzione e dissuasione dovesse essersi conclusa senza successo, ritenendo importante anteporre sempre l’interesse della “specie”, piuttosto che del singolo animale. In un territorio a così alta antropizzazione, quale è quello Trentino, solo il mantenimento di un adeguato livello di accettazione sociale può infatti garantire la conservazione sul lungo termine delle popolazioni di orso bruno.
Il raggiungimento di questo equilibrio non può però esimersi da una forte spinta informativa e dall’adozione di un linguaggio il più possibile neutrale e obiettivo, finalizzato alla minimizzazione dei rischi che la presenza di un grande carnivoro sempre comporta nel territorio dove esso è presente, oltre che ad allontanare il rischio di una controproducente polarizzazione della percezione di questi animali.

Per questo SAT, con una lettera dd 8.2.2022 indirizzata all’Assessore all’agricoltura, foreste, caccia e pesca, al direttore dell’Ufficio Stampa PAT e al Responsabile del Servizio faunistico, sollecita nuovamente il governo provinciale a riattivare il “Tavolo di comunicazione Orso e grandi Carnivori”, il “Tavolo di Partecipazione ed informazione per la gestione dei Grandi Carnivori”, un tempo istituiti per rispondere alla necessità di costruire un linguaggio e una strategia di comunicazione condivisa. Ancora una volta però, la richiesta si esaurisce senza ricevere alcun tipo di riscontro.

Parlano di “orso” anche le osservazioni tecniche presentate poco più di un mese fa dalla SAT alla proposta del nuovo Piano Faunistico Provinciale, aggiornato a 13 anni di distanza dall’ultima revisione.
Attraverso le parole della Commissione Tutela Ambiente Montano, SAT si sofferma sui punti cruciali per la costruzione di un rapporto di convivenza con l’orso: la ricerca scientifica, quale strumento primario di conoscenza dello status della popolazione trentina e della sua evoluzione nel tempo, da un punto di vista numerico, spaziale e genetico (oggi tra gli aspetti che più preoccupano sotto il profilo conservazionistico); la comunicazione, a tutti i livelli, per fornire alla comunità trentina e ai suoi visitatori consapevolezza e informazione nella modalità di fruizione del territorio; la prevenzione (es. bidoni anti-orso), quale mezzo per minimizzare i rischi derivanti dalla presenza del plantigrado e l’instaurarsi di comportamenti confidenti negli esemplari; l’adozione di sperimentazioni e buone pratiche, adottate in altre aree e di comprovata efficacia (es. legalizzazione spray anti-orso, per la difesa personale).

Con queste ultime precisazioni, le vicende che riguardano la visione della SAT sull’orso, e sui Grandi Carnivori più in generale, ci proiettano nuovamente ai giorni nostri, giorni tesi, concitati e confusi. Giorni in cui rabbia, incredulità, timore, banalizzazione dei problemi e tanta, troppa, disinformazione hanno allontanato il nostro sguardo da quello che è un ragionamento che traguarda la contingenza di questo difficile e doloroso momento, interrogandoci sulle nostre responsabilità nei confronti di una biodiversità oggi sempre più a rischio e sulla volontà di costruire un futuro in cui uomo e natura raggiungano quell’equilibrio che ancora fatichiamo a intravvedere.

 

 

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