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SANITÀ TRENTINO: CIVETTINI, UNA BEFFA I PROTOCOLLI SANITARI PER LA RIABILITAZIONE?

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09.09 - domenica 6 agosto 2017

(Fonte: Claudio Civettini) –  Protocolli sanitari della Provincia. Una beffa! Una vera presa in giro per la salute dei cittadini soprattutto nelle cure riabilitative! Ennesima tassa sulla salute dei trentini. Riabilitazione determinata dagli uffici e non dalle condizioni del paziente?

I protocolli sanitari per la riabilitazione post-operatoria, sono nei fatti una sciocchezza, senza alcuna valenza scientifica –o meglio-dove fatta statisticamente la media dei recuperi delle varie patologie o interventi, sanciscono inderogabilmente i giorni di recupero motorio d’ufficio, senza che vi sia alcuna valutazione obiettiva sui diversi percorsi che le persone possono avere nel recupero funzionale.

Ad esempio, per una osteotomia tibiale alta valgizzante in plus mediale con placca –una operazioncina complessa-questi maledetti protocolli prevedono 10 giorni di riabilitazione e, alla scadenza, dimissione per termine convenzione, demandando al paziente, le ulteriori e necessarie cure riabilitative.

Una vergogna, ancora più grande se si considera che questi 10 giorni, prevedono che nel primo-in accettazione- e nell’ultimo, in dimissione, non vi sia alcuna attività riabilitativa, che associata alla presenza di un sabato e una domenica, dove nel primo vi è attività parziale e nel festivo nessuna attività, i giorni dedicati al recupero, sono in realtà 6 e mezzo, per 40 minuti al giorno, in una palestrina con un rapporto di gruppo tra fisioterapista e paziente.

Una situazione incredibile, tant’è che tanti pazienti, devono necessariamente continuare in forma privata, a pagamento, l’attività di recupero motorio.

Una vergogna che fa prendere i premi ai dirigenti sanitari provinciali per i risparmi, ma che fanno gravare sulle famiglie i costi delle cure necessarie o, ancora peggio, lasciando al caso gli esiti per le persone meno attente al problema.

Una vergogna, che vede una palese differenziazione con i pazienti provenienti da fuori provincia, dove, per la stessa patologia, i protocolli d’intesa prevedono un minimo di 15 giorni, per accordi di una Provincia matrigna e che fa risparmio sui tagli dei recuperi motori dei pazienti.

Una vergogna per una Provincia Autonoma che oramai di autonomo, così vissuta, ha il titolo di “matrigna” verso i suoi residenti.
Tutto ciò, vissuto sulla propria pelle, diventa un caso da sollevare per tutti quei cittadini che non possono, non voglio gridare che questa Provincia è in mano a dei burocrati senza alcuna partecipazione al diritto dei propri concittadini di essere adeguatamente curati.

 

 

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Tutto ciò illustrato

Il sottoscritto Consigliere interroga

Il Presidente della Giunta provinciale e l’Assessore provinciale competente per sapere:

• Se vi sia contezza della beffa normativa che, attraverso i protocolli sanitari per le riabilitazioni, ad esempio per un trentino che abbia subito un intervento di osteotomia tibiale alta valgizzante in plus mediale con placca, si prevedono 10 giorni di riabilitazione, che in realtà sono 6 e mezzo per 40 minuti al giorno, mentre per coloro che provengono da fuori provincia, i protocolli prevedono ben 15 giorni;

• Se l’assessorato ha mai approfondito-qualora sia in grado di volerlo fare-che cosa significhi riabilitazione motoria dopo una operazione complessa, andando sul campo, nei vari centri riabilitativi per verificare quello che effettivamente è messo a disposizione dei pazienti, solitamente molto passivi e rassegnati, e se mai si sia interessato alle motivazioni del perché le altre regioni italiane riconoscono protocolli di recupero ben diversi da quelli trentini;

• Se sia a conoscenza che, ad esempio all’Ospedale San Pancrazio, i dieci giorni di ospedalizzazione, nei fatti si riducono a 6 e mezzo di effettivo parziale attività motoria e, nel caso, come possono coniugarsi recupero motorio, tagli dei giorni e risultati effettivi sulla positività dei pazienti;

• Se siano mai stati disposti criteri seri di valutazione oggettiva sullo stato di salute del paziente in riabilitazione, con le conseguenti scelte di interventi dedicati e quali invece siano i criteri di robotizzazione degli interventi a prescindere…come direbbe Totò;

• Quanto sia il costo riconosciuto ad esempio all’Ospedale San Pancrazio per i 10 giorni di recupero motorio previsto dai protocolli per la patologia d’intervento sopra richiamata e cosa si prevede per ognuno dei dieci giorni di ospedalizzazione;

• Se si abbia conoscenza che detti protocolli generati dalla evidente necessità di tagli, genera una improvvida tassa sulla salute e sulle cure di riabilitazione a carico dei cittadini, che in ogni modo dovranno continuare il recupero a spese proprie, attraverso strutture diverse da quella dell’ospedalizzazione e nel caso, ci si rende conto che a rimetterci in solido e in salute sono le famiglie e le persone a basso reddito, penalizzandole “erodescamente”;

• Tutto ciò detto e vissuto, se vi sia la disponibilità a ridiscutere il sistema degli accrediti e dei protocolli per la riabilitazione funzionale in generale, con una puntuale verifica della necessità di personalizzare, pur con le dovute attenzioni, i percorsi di recupero per le persone, che, come troppo spesso si ama enunciare a vanvera, in questo caso ognuna è diversa;

A norma di regolamento si richiede risposta scritta.

 

 

 

In allegato l’interrogazione contenuta nel comunicato stampa:

[pdf-embedder url=”https://www.agenziagiornalisticaopinione.it/wp-content/uploads/2017/08/Interrogazione-2-08-17-PROTOCOLLI-SANITARI-DELLA-PROVINCIA.UNA-BEFFA-ENNESIMA-TASSA-SULLA-SALUTE-DEI-TRENTINI-SI-RIVEDANO-I-PROTOCOLLI.pdf” title=”Interrogazione – 2 08 17 -PROTOCOLLI SANITARI DELLA PROVINCIA.UNA BEFFA-ENNESIMA TASSA SULLA SALUTE DEI TRENTINI-SI RIVEDANO I PROTOCOLLI”]

 

 

 

Foto: da archivio Pat

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