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RCC * REDDITO DI CITTADINANZA, BERTINOTTI: « È UN GIORNO IMPORTANTE DA NON GUARDARE CON LA PUZZA SOTTO IL NASO, LA TESI SUI FANNULLONI È ORRIBILE »

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09.21 - mercoledì 6 marzo 2019

Reddito di cittadinanza, Bertinotti: “E’ un giorno importante da non guardare con la puzza sotto il naso. C’è una parte della sinistra che considera il reddito di cittadinanza un’alternativa al diritto al lavoro, questo approccio è sbagliato perché non tiene conto del periodo storico che stiamo vivendo. La tesi sui fannulloni è orribile perché non considera il disagio della povertà e della disoccupazione.

L’osservazione degli industriali sull’entità del sussidio va rovesciata, il problema non è che è troppo alto il sussidio, ma che è scandalosamente basso il reddito dei lavoratori”. Su Zingaretti: “Rispetto molto Zingaretti, ma non credo nelle magnifiche sorti progressive del centrosinistra. La stagione dell’Ulivo è chiusa e ormai lontana. L’idea di ‘rifare’ il centrosinistra è mortifera. Gli ultimi governi europei di centrosinistra sono stati l’espressione principale della crisi che si è creata tra l’elite e il popolo”

Fausto Bertinotti, ex leader di Rifondazione Comunista, è intervenuto ai microfoni de “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Sul reddito di cittadinanza. “Indubbiamente il passaggio con il quale la discussione sul reddito di cittadinanza si trasforma in un atto normativo è importante –ha affermato Bertinotti-. Non stiamo parlando però di un reddito di cittadinanza, ma di una misura interessante con la quale si tenta di indurre la possibilità di attivare circuiti lavorative per chi non ne ha oppure dare assistenza a chi ne ha bisogno. Il reddito di cittadinanza è un’altra cosa, è un reddito incondizionato, dato a tutte le persone indipendentemente dalla loro condizione sociale. Questa cosa non è affatto una pazzia.

Uno degli ultimi candidati alle primarie Usa ha avanzato questa proposta di dare a tutte le persone sopra i 18 anni che vivono negli Usa un reddito mensile. Siamo di fronte ad un periodo in cui è immaginabile una disoccupazione tecnologica di massa, dunque bisogna trovare il modo per far vivere persone a cui la società nega il diritto al lavoro. Qualche lavoro in questa società lo facciamo tutti, anche se non viene retribuito. Se noi prendiamo un biglietto del treno, prima c’era il bigliettaio retribuito, ora lo facciamo noi on-line e non siamo retribuiti. Inoltre, questo reddito universale permette di fare altri lavori precari e poco retribuiti e in qualche modo sopperisce ad una crisi di civiltà del lavoro prodotta dal capitalismo finanziario. Questo però non è il modello della misura approvata dal governo. In ogni Paese europeo misure di questo tipo ci sono già, quindi oggi è un giorno importante e da guardare senza puzza sotto il naso. Il rapporto tra l’enfasi della proposta e il pasticcio della medesima ha scatenato molte critiche su questo reddito di cittadinanza.

Questo è un elemento. Poi ci sono altre ragioni. C’è una parte della sinistra che considera il reddito di cittadinanza un’alternativa al diritto al lavoro, cioè la considera un ripiego malato rispetto al tema fondamentale del lavoro. Considero questo approccio sbagliato perché non tiene conto del periodo storico che stiamo vivendo. Penso che bisognerebbe avere un atteggiamento critico, ma positivo. Quando si tratta di soldi o impegno nei confronti della povertà o della disoccupazione bisogna avere sempre un atteggiamento che consideri la necessità, cioè avere un intervento attivo sul fenomeno anziché negarne l’esistenza. La tesi sui fannulloni è orribile perché non considera il disagio della povertà e della disoccupazione e addirittura rovescia il rapporto tra causa ed effetto. Si dice che una parte della popolazione non vuole lavorare, quando in realtà a quella parte di popolazione è negato il lavoro. Parlare di fannulloni vuol dire stare fuori dal dramma del lavoro di questo tempo”.

Sull’entità del reddito di cittadinanza. “L’osservazione degli industriali va proprio rovesciata. Il problema non è che è troppo alto il sussidio, ma che è scandalosamente basso il reddito dei lavoratori –ha dichiarato Bertinotti-. In passato lavoro e povertà erano termini incompatibili, il lavoro scacciava la povertà. Oggi la povertà spesso si annida nel lavoro precario, in molti Paesi europei infatti, come la Germania, si è pensato di integrare il lavoro povero con un reddito che consenta di pagarsi l’affitto o altre spese. C’è stata una rivincita del capitale sul salario negli ultimi 25 anni che è stata impressionante, questo ha portato all’impoverimento drammatico del lavoro dipendente. La frusta salariale aveva indotto per un ventennio a cercare l’incremento della medesima attraverso l’innovazione, la ricerca scientifica.

La possibilità invece di fare leva e premere sul ventre del salario ha permesso alle aziende di competere, ma con una cosa che ha pagato tutta l’economia e anche la stessa impresa. Sconcertante che non ci sia stata una discussione sugli orari di lavoro. Ogni volta si discute su un pezzetto: le pensioni, la domenica, ma non si fa mai un discorso di sistema che riguardi anche gli orari di lavoro. Sulle pensioni non si è mai fatto un ragionamento sulle differenze dei vari mestieri, ragioniamo ancora con la data di nascita. Bisognerebbe fare delle quote che riguardano le diverse attività lavorative, un professore universitario ha un’aspettativa di vita diversa rispetto ad un operaio edile. Come si fa a pensare che il lavoratore Amazon non andrà mai in pensione. Pensate alla coppia reddito di cittadinanza-modifica agli orari di lavoro quanti problemi potrebbe risolvere”.

Su Zingaretti. “Rispetto molto Zingaretti, ma non credo nelle magnifiche sorti progressive del centrosinistra –ha affermato Bertinotti-. Quella stagione dell’Ulivo è chiusa e ormai lontana. Il centrosinistra al governo di pressochè tutti i Paesi europei in quel periodo è stata la forma di governo adattativa alla globalizzazione capitalista che si stava affermando, questi governi sono stati l’espressione principale della crisi che si è creata tra l’elite e il popolo. Il popolo si è chiesto: proprio voi aumentate l’età pensionabile? proprio voi riducete i diritti dei lavoratori? Basti pensare in Italia all’eliminazione dell’articolo 18 che è stato tolto da un governo di centrosinistra. Per ripartire il centrosinistra deve passare dalla critica radicale a quelle esperienze di governo. L’idea ‘rifacciamo il centrosinistra’ è un’idea mortifera”.

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