(Fonte: Claudio Cia) – Ancora proteste, ancora rabbia, ancora sconcerto che vedono su fronti opposti richiedenti asilo e cittadini del Trentino. I primi chiedono di essere inseriti in appartamenti anziché in camere con otto posti letto, cibo migliore, riduzione dei tempi d’attesa per l’esame delle pratiche che riconosca a loro lo stato di rifugiato, ecc…; i secondi non capiscono cosa ancora questi profughi possano pretendere oltre a quanto già viene loro assicurato: un tetto, un letto, vestiti, corsi di lingua, e altre possibilità.
Di certo questo ennesimo episodio, che vede in “rivolta” dei richiedenti asilo, prova che i soggetti deputati alla loro accoglienza e integrazione non sono all’altezza del compito affidato. Hanno fallito perché non hanno saputo accompagnare questi soggetti alla comprensione della vera realtà vissuta dal nostro territorio che non è quella che evidentemente immaginano di un paese del bengodi, ma un territorio che vede tanti nostri cittadini non riuscire a pagare le utenze, vivere lo sfratto, mangiare alle mense per poveri, riannunciare alle cure mediche perché non ci sono soldi neppure per un ticket e così via.
Qualcuno dovrebbe dire a loro che anche all’ospedale S. Chiara ci sono persone costrette a vivere in camera con sei posti letto – non di rado occupati da pazienti di entrambi i sessi – e che pure lì bisogna accontentarsi del cibo che arriva. Eppure queste dimostrano una grande pazienza e una notevole capacità di adattamento nonostante siano provate dalla malattia e dalle tante preoccupazioni che ad essa si accompagnano. A questi richiedenti asilo ci siamo preoccupati di assicurare di tutto e di più, ma ci siamo scordati di immergerli nella nostra vera realtà.
Foto: da comunicato stampa