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PROFUGHI: AGIRE, PER L’ACCOGLIENZA A GIOVO LA GIUNTA PROVINCIALE SIA REALISTA

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16.18 - mercoledì 17 maggio 2017

(Fonte: Agire per il Trentino) – Accoglienza profughi a Giovo, Agire: è ora che la Giunta provinciale sia realista. “La Valle di Cembra è una delle valli che meglio interpreta il senso della frase “siamo stati migranti anche noi”.

Infatti, soprattutto in passato, essa è stata luogo di partenza e di arrivo per moltissime persone”. Inizia così il comunicato, giunto in redazione, dal referente di Agire per la Valle di Cembra: Michael Moser.

“Basti pensare – continua Moser– alle centinaia di persone che, principalmente dal sud Italia (Calabria, Campania, Puglia…) sono giunte nella nostra valle per fornire manodopera per le cave di porfido, oppure alle persone che, in passato (con mete come la Svizzera, il Belgio ed il Sud America) ma anche oggi, scelgono di abbandonare il Trentino per cercare fortuna all’estero.“

Proprio per questo motivo i cittadini della Valle di Cembra ben possono comprendere la situazione di chi si trova lontano da casa. Una situazione che comporta delle esigenze, alle quali bisogna saper rispondere.

Molti cittadini sono rimasti sorpresi dalla notizia che una famiglia del Comune di Giovo ha deciso di ospitare, presso un’immobile non utilizzato, una famiglia di persone richiedenti protezione internazionale. Per fornire maggiori informazioni alla cittadinanza, il comune di Giovo ha organizzato una serata informativa sull’accoglienza che, sebbene abbia intercettato il favore di molte persone, ha sollevato una serie di dubbi per molte altre.

Agire per il Trentino l’ha ribadito più volte: l’accoglienza è un valore ma solo qualora essa poggi su requisiti di ragionevolezza. Il Comune di Giovo è un comune popolato soprattutto da anziani (lo dimostra l’indice di vecchiaia calcolato per il 2016: 120%.

Un valore superiore a 100 indica una maggiore presenza di soggetti anziani rispetto ai giovanissimi) che, per ovvi motivi, non conoscono e non parlano l’inglese e che quindi non sono in grado di intercettare le esigenze di queste persone che dovrebbero vivere autonomamente grazie ai 250 €/persona per mese (circa 7,50 €/giorno) affidati loro per le esigenze di tutti i giorni.

Sia chiaro, in casa sua ognuno è libero di ospitare chi vuole, ma il repentino succedersi dei fatti (probabilmente la famiglia di richiedenti protezione internazionale è arrivata già ieri sera) non ha permesso ai cittadini di informarsi e di potersi esprimere sull’inserimento all’interno della comunità di queste persone.

Sappiamo tutti che il corso di italiano fornito ai richiedenti protezione internazionale (2 ore al giorno) non è sufficiente per far apprendere loro la nostra lingua nel periodo necessario per ottenere lo status di rifugiati (circa trenta mesi) e che questo è causa di discordia tra i cittadini e i nuovi inquilini.

Oltre a ciò, è risaputo che più del 70% dei richiedenti protezione internazionale non ha diritto allo status di rifugiato e che questi soggetti, così come le persone che secondo alcuni criteri hanno raggiunto un livello di integrazione sufficiente, vengono abbandonati a sé stessi e non hanno alcuna prospettiva di vita, condizione che spesso sfocia in atti di criminalità (principalmente spaccio, furti e prostituzione).

“Insomma, stiamo parlando di persone e non di animali! È ora che la nostra Giunta provinciale cominci a pensare seriamente ad una politica per la gestione dell’accoglienza – conclude Moser – che garantisca a queste persone un futuro lontano dalla criminalità e che dia una risposta alle richieste di sicurezza e di protezione dei nostri cittadini.”

 

 

Foto: da sito Cinformi

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