(Fonte: Roberto Sani) – Il centro sinistra autonomista è morto? Se oggi venisse chiesto ai trentini il colore del futuro per il centro sinistra autonomista è credibile che il nero sia quello dominante. Dopo il 40% di consenso all’ultima tornata referendaria, con i correttivi specifici del caso, solo i “visionari” possono pensare ad un nuovo ciclo di governo della provincia per questa configurazione politica. Eppure il Trentino, qualcuno dirá, è stato sempre ben amministrato dalla coalizione PD-UpT-Patt. Giusto. Vero. Passato.
Un anonimo diceva che non si scoprono nuove terre con vecchie mappe, questo è il tema. La gente chiede nuove terre: chiede risposte alle centinaia di disoccupati che anche il trentino sta producendo, vuole soluzioni per poter considerare un lontano ricordo la crisi economica, vuole convincersi che il futuro sarà migliore. Il driver di questi cambiamenti non può essere la politica basata sull’esercizio del potere, sulla spartizione delle poltrone e sulla logica del “piazerot”. Sono indispensabili coraggio, responsabilità, spirito di servizio, capacità di ascolto, fantasia, energia e un pizzico di follia. Nuove mappe e quindi una nuova classe dirigente in grado di poterle interpretare al meglio. Questo significa che il centro sinistra autonomista è morto? Si se non si ha il coraggio di ammettere che una discontinuità forte, vera, riconoscibile di persone, metodo e strumenti sia assolutamente inevitabile. Il Trentino ha fortissimo bisogno di un “Reset” politico e poi di un “Restart”.
18.03 - giovedì 19 gennaio 2017
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