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PD – TRENTINO / RISOLUZIONE * VALDASTICO: « ALLARGAMENTO CORRIDOIO INFRASTRUTTURALE ACCESSO EST, SI REVOCHI LA PROPOSTA DI VARIANTE AL PIANO URBANISTICO PROVINCIALE »

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16.26 - lunedì 7 marzo 2022

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

Il Gruppo consiliare del Partito Democratico del Trentino ribadisce un no alla Valdastico: “un no non ideologico”, ma supportato dai fatti e dall’attualità che vede l’opera infrastrutturale non solo obsoleta, ma anche incoerente con la visione futura dello sviluppo del Trentino, affidato alla transizione ecologica e quindi a un altro modello di mobilità.

Oggi nella sede del Gruppo i consiglieri Democratici hanno incontrato la stampa ed hanno espresso le diverse opinioni alla base della risoluzione (v.allegato) in discussione in aula del Consiglio provinciale al punto relativo al documento approvato dalla Giunta in via preliminare ai fini dell’adozione della variante al Piano Urbanistico Provinciale (PUP) funzionale ad inserire la previsione di un collegamento autostradale tra Veneto e Trentino, attraverso le Valli del Leno con sbocco a sud di Rovereto ed intersezione con la A22.

La capogruppo Sara Ferrari ha rimarcato che il Partito democratico vuole chiarire senza ambiguità la sua posizione sulla Valdastico nell’ambito di una visione di mobilità interconnessa geograficamente e nell’intermodalità, così come caposaldo dello sviluppo urbanistico, economico e sociale ”. Per Alessio Manica la Valdastico è “un’opera antistorica, un cruccio elettorale della Lega”.

Non solo il mondo, l’Europa, il Paese e anche il Trentino stanno puntando da tempo per la mobilità ad un’altra modalità più sostenibile (la rotaia), ma anche i Comuni della Vallagarina hanno espresso la loro contrarietà attraverso il Consiglio delle autonomie locali. Ci auguriamo che Giunta rifletta e che sblocchi il carico ideologico alla base di una scelta che comunque comporterà molto tempo per la realizzazione, oltre i 15 anni, e sperpero di soldi pubblici”.

Per Alessandro Olivi ci sono due grandi equivoci rispetto all’infrastruttura: che l’opera pubblica – come affermato dal presidente Fugatti- gioverebbe alle imprese edilizie trentine. Invece sarebbe un boomerang perché l’appalto andrebbe ad altre realtà esterne più attrezzate, oltre a rappresentare un’ aberrante idea di sviluppo. L’altro equivoco riguarda l’inconsistenza dei dati che per la Giunta prevedono un aumento considerevole del turismo. Ridurre la percorrenza dal Veneto al Trentino di 20 minuti al casello di Rovereto sud non cambierebbe le percentuali di arrivi e di presenze”. Per Luca Zeni l’opera aumenterebbe solo la competitività tra i territori, bypassando poi l’hub di Isola della Scala a Verona per portare il traffico merci su gomma, in totale controtendenza con il concetto di mobilità intermodale e sostenibile. Si tratta solo di uno slogan elettorale con nessuna possibile ricaduta di sviluppo sul Trentino”.

“La nostra posizione viene presentata dalla maggioranza come ideologica – ha aggiunto Giorgio Tonini- ma noi non siamo quelli del “no a priori”, siamo del sì quando c’è evidenza di vantaggio, come nel caso della grande infrastruttura ferroviaria del Brennero che, nonostante le criticità, siamo convinti sia il tracciato del futuro dell’Europa, dell’Italia e della nostra Regione. Un’ opera che ci fa fare un balzo in avanti a livello trasportistico nel grande traffico internazionale.

La Valdastico è insostenibile non solo per l’ambiente, ma anche per i costi: si parla di miliardi di soldi pubblici, per un tratto paragonabile a quello cha va da Bolzano a Bressanone” e che non si ripagherà mai. Sprecare soldi pubblici in cambio di una concessione è una posizione inaccettabile contraria al nostro concetto di autonomia”.

 

 

 

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Proposta di risoluzione.

Con la delibera 1058 del 25/06/2021 scorso la Giunta provinciale ha approvato il documento preliminare ai fini dell’adozione della variante al Piano urbanistico provinciale (PUP), funzionale ad inserire nella pianificazione territoriale provinciale la previsione di un collegamento autostradale tra Veneto e Trentino attraverso le Valli del Leno con sbocco a sud di Rovereto ed intersezione con la A22.

Quella della cosiddetta “Valdastico” è una vicenda lunga e complessa e in tal senso è utile ripercorrerne la cronologia più recente:

• marzo 2013: il CIPE ha approvato il progetto preliminare del 1° lotto, con stralcio del 2 Lotto, per la mancata intesa tra lo Stato e la Provincia autonoma di Trento;

• agosto 2015: il CIPE ha costituito un Comitato paritetico fra lo Stato, la Regione del Veneto e la Provincia Autonoma di Trento;

• febbraio 2016: il Comitato Paritetico ha riconosciuto che lo scenario di comune interesse da approfondire sotto il profilo trasportistico e viabilistico nel corridoio d’interconnessione infrastrutturale tra la Valle dell’Astico, la Valsugana e la Valle dell’Adige, che in territorio trentino si contestualizza anche come un collegamento tra viabilità ordinarie e, segnatamente, tra la SS 47 “della Valsugana” e la SS 12 “dell’Abetone e del Brennero”;

• gennaio 2019: il Consiglio di Stato da ragione al Comune di Besenello e accoglie il ricorso cassando la delibera del Cipe che autorizzava la realizzazione della Valdastico con sbocco a Besenello;

• aprile 2019: la Provincia Autonoma di Trento avanza, un’ulteriore ipotesi di tracciato per il completamento dell’Autostrada A31 e l’Autostrada A22 del Brennero presso lo svincolo di Rovereto Sud;

• ottobre 2019: la Società autostradale consegna lo studio di fattibilità richiesto dalla PAT;

• febbraio 2021: la Corte di Cassazione conferma la sentenza del Consiglio di Stato del gennaio 2019 in favore del Comune di Besenello;

• giugno 2021: la giunta provinciale adotta il documento preliminare per la variazione del Piano urbanistico provinciale finalizzata all’inserimento nella pianificazione provinciale della sbocco autostradale della Valdastico a sud di Rovereto.

In tema di mobilità non possono esistere soluzioni indipendenti. La mobilità è un tema nel quale le interconnessioni con i territori limitrofi, gli scenari di lungo periodo, le politiche europee, i cambiamenti tecnologici, culturali ed ambientali non sono elementi secondari bensì centrali per lo sviluppo di una declinazione strategica territoriale. Declinazione che nel nostro caso non può che essere al contempo trentina, dolomitica, alpina, euroregionale ed europea.

L’idea di mobilità che si immagina per un territorio è necessariamente uno dei capisaldi dai quali si deve partire per immaginarne lo sviluppo urbanistico, economico, sociale: i problemi contingenti possono avere soluzioni differenti in funzione del modello strategico che si vuole adottare. Risulta quindi indispensabile avere un’idea chiara dello stato di fatto e dello scenario al quale si vuole tendere e degli obiettivi che si vogliono raggiungere.

La Valdastico non serve a collegare il territorio veneto – una parte peraltro – con quello trentino, o a creare virtuose sinergie tra i due sistemi territoriali; serve per attraversare il nostro territorio e per accelerare il transito delle merci da e verso il Veneto in direzione nord e viceversa. Il collegamento consentirebbe infatti un risparmio di circa venti minuti rispetto al passaggio per Verona, e determinerebbe un forte aumento del traffico – soprattutto pesante – sulla già sovraccarica Autostrada del Brennero.

Proprio per la saturazione di quest’arteria, per i suoi impatti sull’ambiente e sulla salute, per l’ambizione di non seguire modelli altrui ma costruire con originalità un futuro compatibile con la fragilità ambientale ed ecosistemica del nostro territorio, la Provincia Autonoma di Trento ha da tempo deciso di investire sul trasporto intermodale, sul potenziamento della rotaia e sul trasferimento di merci da gomma a ferro, anche con il progetto europeo del Corridoio del Brennero. Risulta in tal senso schizofrenico investire miliardi di euro in opere ferroviarie come il bypass di Trento per poi aprire una nuova arteria su gomma e intasare ulteriormente quelle esistenti. Se si decide, e il finanziamento del bypass ci dice che si è già deciso, di puntare sull’intermodalità, sul potenziamento della ferrovia, sulla mobilità sostenibile ecc., bisogna anche creare le condizioni materiali perché questa sia la scelta prevalente.

Al contempo la Valdastico nella previsione di un collegamento autostradale con uscita a Rovereto sud non avrebbe alcun impatto sulla situazione del traffico in Valsugana. Uno studio commissionato dalla Comunità della Valsugana all’Università di Trento nel 2012 ci dice infatti che solo il 13% del traffico della Valsugana è determinato da flussi di attraversamento dal Veneto al Trentino, mentre il resto sono flussi interni alla valle. Il beneficio della Valdastico sarebbe quindi minimo, anche laddove venissero applicati pedaggi selettivi ammesso che questi possano essere introdotti. I progetti funzionali alla riduzione del traffico in Valsugana sono altri, a cominciare dall’elettrificazione e potenziamento della ferrovia.

L’unica evidenza certa relativa al progetto di collegamento autostradale della Valdastico attraverso le Valli del Leno è il devastante impatto impatto ambientale che questo avrebbe sull’ambiente, sul territorio e sul paesaggio di questo pezzo di Trentino. Così come specificato nella nota inviata alla Giunta provinciale dal Consiglio delle Autonomie Locali in data 02/03/2022, “nello studio preliminare della variante non vengono tratteggiate le strategie che si intendono percorrere per la prevenzione e la tutela dell’ambiente, con la conseguente mancanza di ogni riferimento all’analisi preventiva degli impatti generati dall’ipotizzato nuovo corridoio di accesso. La previsione di infrastrutture di tale portata, infatti, deve essere preceduta da congrue analisi atte a considerare le condizioni e le precondizioni ambientali e paesaggistiche, valorizzando le peculiarità attraverso misure volte alla riqualificazione delle aree in cui le opere si inseriscono.

Primo tra tutti, va quindi approfondito il tema dell’ambiente, che non può essere trascurato, né per la zona dei laghi di Caldonazzo e Levico, né per la zona della Vallagarina/Vallarsa. La preoccupazione si rivolge all’intero massiccio del Pasubio, dal punto di vista idrogeologico, è da intendersi come un sistema altamente fragile ed interconnesso, e quindi lo stesso non potrà essere intercettato in nessuno modo dall’opera, che comprometterebbe in maniera irreversibile sia l’aspetto quantitativo, che qualitativo delle fonti idriche ad esso correlate.

La completa assenza di filtri naturali e di difese rende le sorgenti suscettibili nei confronti di ogni tipologia di inquinamento che direttamente o indirettamente potrebbe giungere nel perimetro della montagna. Qualsiasi opera, che dovesse essere realizzata anche a valle dei moti di filtrazione, può costituire un drenaggio artificiale e quindi causare un esaurimento, più o meno repentino, dell’acquifero che alimenta le sorgenti basali, tra le quali in primis la sorgente di Spino. Permane dunque la necessità di sviluppare studi che approfondiscano la delicatezza geologica ed idrogeologica del contesto.

Tali profili dovranno essere valutati con assoluta attenzione e posti quali indicatori non negoziabili nelle eventuali fasi di approfondimento, in primis nello studio ambientale. Il documento adottato non accenna neppure alla salvaguardia degli ambiti di orientamento paesaggistico, che invece debbono anch’essi essere considerati anche alla luce della pianificazione subordinata vigente.”

Si è detto che il Documento preliminare alla Variante del Piano Urbanistico provinciale non è la Variante del Piano Urbanistico provinciale; e che la Variante del Piano Urbanistico provinciale non è il progetto di collegamento autostradale della Valdastico con sbocco a Rovereto sud. Come se modificare il più importante strumento di pianificazione e programmazione della Provincia Autonomia di Trento fosse un passaggio scontato; come se la previsione urbanistica di un’opera come la Valdastico non fosse una precisa scelta politica e non sottendesse al modello di sviluppo che si vuole perseguire.

Infine non si può non evidenziare come gli ultimi anni abbiano segnato una decisa accelerazione dei temi della transizione ecologica, della sostenibilità, del mutamento verso una mobilità più sostenibile che sanciscono la definitiva antistoricità dell’idea di un nuovo collegamento stradale con il Veneto indipendentemente dalle soluzioni proposte;
Alla luce di quanto sopra ribadiamo qui la convinzione che il collegamento autostradale di completamento della Valdastico sia un’opera completamente inutile per il Trentino e fortemente dannosa.
Ciò premesso

il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento impegna la Giunta

1. a revocare la proposta di variante al Piano Urbanistico Provinciale relativa all’allargamento del corridoio infrastrutturale di accesso est.

2. ad adoperarsi sul piano nazionale per un definitivo abbandono di tale progettualità favorendo investimenti coerenti con l’orizzonte di potenziamento del trasporto su rotaia.

 

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cons. Alessio Manica
cons. Sara Ferrari
cons. Alessandro Olivi
cons. Giorgio Tonini
cons. Luca Zeni

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