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PATT * TESI CONGRESSUALE “IL TEMPO DELLE SCELTE”: MARCHIORI E BERGAMO, « NOI SIAMO PRONTI AD IMPEGNARCI CON ENTUSIASMO IN QUESTA SFIDA, CERTI CHE IL FUTURO SIA AUTONOMISTA »

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17.17 - venerdì 25 febbraio 2022

Partito Autonomista Trentino Tirolese. Congresso ordinario 03 aprile 2022. IL TEMPO DELLE SCELTE coraggio, coerenza, passione.

A sostegno delle candidature di:
Simone Marchiori alla carica di Segretario politico
Roberta Bergamo alla carica di Vicesegretaria politica

PREMESSA

Gli ultimi due anni sono stati drammatici per la vita sociale ed economica di tutti noi, persone ed imprese: modi di vivere e abitudini ormai consolidati sono giocoforza cambiati, mentre imprese di ogni tipo hanno dovuto fare i conti con pesanti limitazioni che, in alcuni casi, hanno portato anche alla chiusura. Basti pensare ai settori del turismo, del commercio, agli esercenti, ecc.

Le strutture ospedaliere e la rete della medicina territoriale sono state messe a dura prova, con carichi di lavoro estenuanti. Il sistema scolastico ha dovuto adattarsi ad una nuova dimensione: quella della didattica a distanza. Per il mondo del volontariato, invece, è iniziata una lenta agonia che continua ancora oggi, i danni subiti sono ancora assai difficili da quantificare.

In questo scenario appare ovvio come anche l’attività politica ne abbia risentito pesantemente. Soprattutto per un partito, come quello autonomista, che fa del rapporto diretto con le persone, della stretta di mano e delle decisioni prese guardandosi negli occhi una vera e propria peculiarità.
Sono saltate, di fatto, quasi tutte le occasioni di confronto e le normali attività politiche che ci caratterizzano. Da un punto di vista istituzionale si è assistito all’emergere del solo potere esecutivo, chiamato a dare risposte tempestive all’emergenza sanitaria, relegando in seconda fila gli organi legislativi.

In questo panorama desolante, fatto anche di sofferenza personale e di lutti, gli obiettivi del Partito hanno dovuto registrare una naturale e scontata riprogrammazione: da una necessità di delineare le strategie future interpretando i bisogni e le richieste dei cittadini per ritornare ad essere un riferimento serio e credibile per i trentini, ad un’azione più interna e mirata per mantenere la rete umana e territoriale minata dalla distanza e, come se non bastasse, anche da immotivate defezioni all’interno della classe dirigente.
Tale azione, portata avanti con particolare passione e dedizione anche dai Giovani e dalle Donne Autonomiste, ha consentito al Partito di non scomparire dalla scena politica, preservando quella rete capillare sul territorio che ci ha portato da un lato ad affrontare in maniera soddisfacente (e spesso vincente) le elezioni comunali e, dall’altro, a mantenere pressoché stabile il livello dei tesserati.

Tale premessa deve rappresentare la fotografia di un partito che ha l’orgoglio di saper superare le avversità, ma che ora ha la necessità di ingranare la marcia più alta e di anticipare i tempi. Aprendo strade anziché andare all’inseguimento, elaborando proposte anziché aspettare quelle degli altri, immaginando il futuro anziché guardare esclusivamente indietro.
Un partito, insomma, che, forte della sua storia, sa essere protagonista. Un partito che sa fare autocritica in modo costruttivo, per poi ripartire più forte di prima senza piangersi addosso. Un partito che, anche a costo di abbandonare posizioni di comodo, sa confrontarsi al proprio interno e decidere prima di subire gli avvenimenti. Un partito, in ultima battuta, che ha iniziato un percorso nuovo, slegato dai grandi leader e dalle loro avventure personali, ma ancorato ad una base solida, coraggiosa ed appassionata che sostiene il partito e i suoi ideali, ma chiede con forza ai propri rappresentanti coerenza, lealtà, riconoscenza e coraggio. Il coraggio di scegliere. Il coraggio di interpretare al meglio la nostra autonomia.

 

1) UNA STRUTTURA DA RAFFORZARE, UNA SQUADRA DA VALORIZZARE

La prima azione che a nostro avviso va messa in campo nei prossimi mesi, deve essere quella del rafforzamento della struttura del Partito: le articolazioni da un lato e la squadra dirigente dall’altro, devono essere messe nelle condizioni migliori di lavorare. Il tempo che ci separa dai prossimi appuntamenti elettorali non è molto e c’è la necessità di compiere questa riorganizzazione post pandemica rapidamente.
Partiamo da una situazione che, pur essendo migliore rispetto a tutti gli altri partiti, risente del lungo periodo di distacco e lontananza.
Il nostro radicamento territoriale, fatto di centinaia di tesserati appassionati e volenterosi, deve essere messo in condizione da un lato di raggiungere quante più persone possibile e, dall’altro, di essere sempre più interconnesso con il centro. Dobbiamo ragionare nei termini di un partito che deve allargare la propria base conquistando nuovi simpatizzanti e tesserati. Si badi bene, però: non è più il tempo dell’ampliamento tramite l’ingresso di transfughi con il loro pacchetto di voti. Non possiamo permetterci di essere visti come un taxi da utilizzare per raggiungere qualche importante scranno e poi essere abbandonati di fronte ad un’offerta migliore.
La serietà e l’affidabilità, in politica (e non solo), pagano e noi dobbiamo farne un elemento di riconoscibilità: dobbiamo mirare a tutti coloro che cercano un riferimento, entrare nell’ordine di idee che un partito è fatto per rappresentare la voce delle persone, soprattutto delle più deboli, non una consorteria che unisce interessi individuali.

Per fare questo si devono mettere al centro quattro elementi: la base, i valori guida, l’identità del Partito e l’etica. Va rimessa in moto la macchina del Partito partendo da chi in esso crede, con idee e proposte riconoscibili, in linea con quegli ideali che ci rendono unici nel panorama politico trentino.

 

a. La base prima di tutto. Tesserati, Sezioni, Coordinatori d’Ambito e organi di partito

Va detto che tale argomento è stato affrontato e dibattuto svariate volte negli anni. I tentativi di riforma e cambiamento del metodo di tesseramento, la necessità di coinvolgere maggiormente le Sezioni, la riforma indispensabile del ruolo dei Coordinatori di Valle si sono, purtroppo, bloccati con l’incalzare della pandemia. Tuttavia, alcuni importanti esperimenti sono stati utilizzati negli ultimi mesi ed i risultati positivi indicano che questa è la strada giusta da seguire: stiamo parlando, ovviamente, del sistema di coinvolgimento messo in campo tramite sondaggi e questionari online. Certo, questi non devono e non possono sostituire gli incontri in presenza e il confronto diretto, ma hanno consentito di dimostrare la volontà di coinvolgimento del Partito su tematiche importanti come il posizionamento, il ruolo delle Comunità di Valle e le priorità delle varie vallate.

A tal proposito, nostra ferma intenzione è quella di istituzionalizzare un’assemblea programmatica annuale, aperta a tutti i tesserati e i simpatizzanti, che si occupi di fare il punto sull’azione del Partito e, tenendo vivo il dibattito interno, riesca a mantenere aggiornate al mutare dei tempi le nostre proposte.
Dobbiamo, insomma, andare sempre più nella direzione di un partito aperto e disponibile al confronto, un partito in cui sono i tesserati a dettare la linea ed i dirigenti ad applicare queste disposizioni. Un partito, in ultima battuta, in cui le politiche non vengono imposte dall’alto ma costruite ascoltando l’opinione di tutti coloro che si riconoscono a vario titolo nelle Stelle Alpine.
Ecco perché è quanto mai indispensabile una revisione dello Statuto nella parte in cui si parla delle articolazioni del Partito e dei tesserati.

Le Sezioni, ad esempio, unanimemente riconosciute come la cellula fondamentale della nostra comunità politica, devono essere messe in grado di funzionare al meglio: in tal senso si deve cercare di invertire una rotta che ha visto accentrare su un livello di valle le energie e le decisioni. Se crediamo che quanti più trentini possano sentirsi rappresentati, dobbiamo fare in modo che vi siano referenti riconoscibili e attivi, se non delle vere e proprie sezioni, in ogni comune e paese della nostra provincia, così da poter essere presenti nel dibattito politico locale anche in quelle realtà in cui l’amministrazione è guidata da liste civiche trasversali. Il PATT, infatti, non essendo un partito inquadrabile negli schemi nazionali può dialogare anche in quei contesti che per loro natura tendono a non schierarsi apertamente da una parte o dall’altra.
Forse qualcuno potrà additare questa proposta come utopistica ed in effetti è vero che la politica in generale non gode della fiducia di ampie fette della popolazione. Ma se ci riteniamo veramente diversi, se crediamo nella specialità della nostra terra, non possiamo che riporre la nostra fiducia nella democrazia rappresentativa, pilastro dello stesso ASAR. E per gestire una democrazia rappresentativa non possono che esserci dei partiti sani, credibili, coerenti e vicini alle istanze delle persone: proprio quello che deve ambire ad essere il PATT.

In questo solco, quindi, va rivista anche la figura del Coordinatore d’Ambito: nato all’epoca delle Comunità di Valle elettive, quando vi era un gruppo politico di valle da gestire, ha perso via via il suo slancio iniziale, arrivando in molti casi ad essere un ruolo scomodo, slegato sia dalle Sezioni che dal centro. Bisogna anche in questo caso avere il coraggio di innovare, portando questa figura ad un livello diverso: non più (o non solo) collegamento fra le valli e il centro, ma facilitatore dell’azione delle singole Sezioni. Una figura di affiancamento per le Sezioni più piccole che così potrebbero contare sugli stessi strumenti di quelle più grandi.

A cascata, quindi, andrebbero a cambiare la loro fisionomia gli organi di partito principali. Sia chiaro, non una rivoluzione, ma un efficientamento indispensabile per le sfide che ci attendono. Il Consiglio, ad esempio, potrebbe diventare una “Camera delle Sezioni”: una sorta di parlamentino che porti avanti la voce dei singoli territori dando peso e rappresentanza a tutti, anche ai più piccoli. Mentre la Giunta, da Statuto organo esecutivo, potrebbe assumere la conformazione di un ufficio di segreteria formato da tesserati esperti delle principali competenze dell’Autonomia. Una sorta di “Governo ombra” in grado di trasformare in proposte concrete le idee e le suggestioni del Consiglio. Un organo agile in grado anche di supportare e indirizzare i Consiglieri provinciali e regionali e gli eventuali Parlamentari. In tal senso si deve guardare alla nomina della prossima Giunta che deve rispondere più alle esigenze della segreteria che alle logiche territoriali.
Maggiore slancio deve avere anche il Coordinamento degli Enti locali del PATT che deve essere l’elemento aggregante dei nostri amministratori sparsi su tutto il territorio provinciale, ma anche un valido supporto per l’elaborazione di proposte, lo scambio di idee e la risoluzione di problematiche comuni alle amministrazioni.
Una menzione particolare va fatta per Giovani e Donne. I due movimenti, attivissimi durante la pandemia, hanno conquistato sul campo la stima e la riconoscenza di cui godono. Essendo essi le nostre palestre per avviare al mondo della politica chi sia animato dai nostri ideali e dalla passione per la cosa pubblica, meritano in questo frangente di veder ampliata la loro rappresentanza negli organi, assumendo, soprattutto in Giunta di partito, una presenza a pieno titolo, eliminando l’assurda norma che nega loro il diritto di voto. Nell’ottica della valorizzazione è intenzione creare incarichi ad hoc per i rappresentanti dei due movimenti che abbiano dimostrato spiccate doti nei campi d’azione del partito.

Accanto a Giovani e Donne, la nostra proposta è quella di attivare due nuovi gruppi in grado di coinvolgere, assistere ed elaborare contenuti per la crescita del Partito: il primo andrebbe a riconoscere l‘impegno di tutti coloro che per decenni si sono prodigati nel Partito senza chiedere nulla in cambio. Le “Stelle Alpine d’Argento”, riservate ai tesserati sopra i 65 anni, potrebbero diventare un utile strumento anche per la formazione dei più giovani e la prova tangibile di come nel PATT convivano generazioni diverse di autonomisti accomunate da un’unica passione e da un unico ideale.
Complementare alla politica, ma altrettanto indispensabile, è per noi la riattivazione del “Circolo culturale autonomista”. Una formazione ricreativa in grado di abbinare alla serietà dei temi trattati nelle istituzioni un altro elemento aggregante ed indispensabile nella vita di una comunità politica. Un modo per avvicinare ai nostri ideali anche coloro che non hanno fiducia nella politica o non conoscono il nostro movimento e che potrebbero così esservi introdotti in maniera soft.

Un ultimo passaggio, infine, va riservato ai tesserati. Al di là degli organi statutari, a far grande un partito sono proprio i suoi aderenti. Uno dei segnali più incoraggianti è stato vedere come, nonostante l’impossibilità di rinnovare di persona le tessere, siano stati tantissimi, quasi la totalità, coloro che hanno comunque scelto di rinnovare la tessera affidandosi ai vari metodi, più o meno tecnologici, messi a disposizione. Negli scorsi anni ci si era interrogati più volte sulla necessità di riformare il sistema di tesseramento, introducendo forme “light”, come la figura del sostenitore o del simpatizzante. Alla luce delle sfide future vale forse la pena concentrarsi su di un altro messaggio: tesserarsi ad un partito non significa marchiarsi a fuoco, ma semmai sostenerne le idee e impegnarsi affinché ne vengano elaborate di nuove, sempre più aderenti alle richieste dei cittadini. Tesserarsi al PATT, va spiegato e fatto capire, è un atto di amore nei confronti della nostra terra, un modo per farla crescere e contribuire a migliorarla; è, in ultima istanza, il modo migliore per non girare la testa dall’altra parte e contribuire alle scelte importanti per il futuro. Trasmettiamo con la nostra serietà e il nostro impegno l’orgoglio di essere tesserati al Partito.

b. I valori

Come primo passo, tutt’altro che scontato, è bene ribadire quali siano i valori alla base del PATT. Viviamo in un’epoca in cui tutti i partiti si definiscono autonomisti e, pur potendo prendere questo dato come una nostra conquista perché è la prova evidente del fatto che abbiamo posto le nostre proposte al centro dell’agenda politica trentina, si fa largo in maniera prepotente la necessità di definire chi è autonomista e chi no.

Se siamo sulla scena politica da più di 70 anni è dovuto al fatto che siamo stati in grado di continuare a professare i nostri valori come segno distintivo. Non serve qui ripercorrere tutte le fasi storiche e tutti i pilastri del pensiero autonomista, ma riaffermare i più importanti. Sancire una volta per tutte che chi non si riconosce in tali principi si pone in antitesi con il pensiero autonomista, è un buon modo per fare chiarezza anche in vista di future alleanze.

Tutti quei partiti, infatti, che nella loro visione propongono un’impostazione centralista, un’idea di autonomia intesa come concessione da parte dello stato centrale (o, peggio, la negazione della stessa), una mentalità nazionalista o antieuropeista, assieme ai riferimenti più o meno espliciti alle peggiori ideologie che nel Novecento hanno portato a sanguinosi regimi dittatoriali, sono sempre stati e rimarranno sempre opposti al PATT. Non è pensabile, infatti, che in virtù di qualsivoglia accordo o posizione di rendita e di potere, vengano avallate alleanze con chi rappresenta posizioni opposte al nostro concetto di autonomia.
Ma fatta questa doverosa precisazione, i principi cardine statutari su cui si regge il PATT, su cui devono riconoscersi i suoi aderenti e con cui va impostata l’azione politica sono:

– l’essere un partito popolare, cioè di popolo: vicino a bisogni, istanze ed esigenze della gente trentina;
– il richiamo al principio di autogoverno, impiegato da secoli sul nostro territorio e sinonimo di efficienza, responsabilità e interdipendenza fra diritti e doveri;
– la convinta adesione al principio di autonomia integrale dal Brennero a Borghetto in virtù del nostro essere i diretti eredi dell’ASAR. In questo solco si colloca anche l’azione per l’ottenimento di sempre nuove e maggiori competenze;
– i principi della Dottrina Sociale della Chiesa, semplificabili nelle parole chiave di bene comune, centralità della persona umana, solidarietà e sussidiarietà;
– la difesa della cornice regionale su cui si fonda la nostra autonomia speciale, così come sancito dall’Accordo internazionale Degasperi – Gruber. Tale cornice, con l’evolversi del tempo, si è ampliata fino a dar vita all’Euregio tirolese;
– il sostegno e la difesa di tutte le comunità trentine, con particolare riferimento ai comuni e alle valli più periferiche;
– la consapevolezza di essere terra di confine, quindi cerniera fra culture e lingue diverse. In tal senso la presenza sul territorio provinciale di minoranze linguistiche rappresenta la prova evidente, da tutelare e rafforzare, della nostra storia e della nostra identità particolare. Ma altrettanto importante è la convinzione che solo in un’Europa unita e fondata sulle regioni che la costituiscono possa esserci futuro.

Potrebbe sembrare inutile rimarcare questi principi all’interno di una tesi congressuale, ma, nel recente passato, una delle critiche più forti arrivate dalla base è stata proprio relativa allo scollamento fra l’azione amministrativa e i valori di riferimento: avvicinandosi l’appuntamento con le elezioni provinciali del 2023 e avendo la ferma volontà di riportare il Partito Autonomista al suo ruolo di protagonista, non possiamo permetterci di dimenticare il solco in cui impostare la nostra azione. Consapevoli che i cambiamenti economici e sociali che il progresso pone sul nostro cammino possono richiedere degli aggiustamenti e dei ripensamenti alle misure proposte, in modo da adattare la nostra azione al mutare dei tempi senza, tuttavia, tradire i principi universali alla nostra base.

 

c. Identità e riconoscibilità

Direttamente collegato al tema dei valori vi è quello dell’identità e della riconoscibilità del Partito. Va ribadito, qualora ve ne fosse il bisogno, che il PATT non è un partito qualsiasi: la longevità delle Stelle Alpine, sopravvissute a stravolgimenti epocali dal 1948 ad oggi, sono il frutto non solo della lungimiranza di generazioni di autonomisti, ma anche della consapevolezza che il PATT affonda le radici in una storia particolare.

L’essere, come già ricordato, cerniera fra il mondo latino e quello mitteleuropeo, abbinato alla cultura dell’autogoverno tipica delle popolazioni alpine che ha raggiunto nella nostra terra uno dei picchi più alti ed evoluti grazie alla sua istituzionalizzazione, fanno del Trentino uno dei territori con un’identità plurima e sfaccettata.
Il tentativo, posto in atto da più parti, di omologare la storia, l’identità, la cultura, perfino la politica, a standard e schemi nazionali rappresenta un tentativo di colonizzazione che può solo impoverire il territorio. Purtroppo tale operazione, in campo da anni e da esponenti di tutti gli schieramenti, ha già prodotto gravi danni che sono sotto gli occhi di tutti. La scala valoriale trentina, infatti, è diversa da quella di altre regioni d’Italia o di altri territori europei. Compito del PATT deve essere quello di difendere strenuamente questa peculiarità affinché il Trentino rimanga un unicum nel panorama nazionale, continui a coltivare la sua propensione all’autogoverno e ritorni ad essere un laboratorio politico in grado di anticipare tempi e schemi utili anche per le altre realtà.

In tal senso, la presenza nel proprio nome dell’aggettivo “tirolese” rappresenta per il Partito Autonomista un elemento di ricchezza e di distinzione. Pur consapevoli che in passato vi era chi lo considerava un inutile orpello, quasi dannoso, dobbiamo vederlo, oggi più che mai, come un elemento distintivo sostanziale. Non è solo un semplice aggettivo, ma un richiamo alla tradizione tirolese che oggi si fa proiezione concreta verso il futuro della nostra autonomia all’interno della cornice euroregionale. Nessuna nostalgia, quindi, ma la consapevolezza di una specialità che non è stata regalata o concessa, ma che affonda le sue radici nella storia e che, gestendola con serietà, consapevolezza e accuratezza, diventa anche la chiave per interpretare il futuro.

 

d. Accanto ai valori l’etica

La storia del PATT è stata caratterizzata da numerose fratture e da una spiccata tendenza all’autolesionismo da parte dei suoi elementi di spicco. Non vogliamo in questo frangente ripercorrere tutte le intricate vicende del passato. Ma è evidente che, negli ultimi anni, vi sono state parecchie scelte dettate più dall’individualismo e dai personalismi che dal rispetto per il Partito e i suoi tesserati.
Quello che va affermato con forza, quindi, per evitare di ricadere negli errori del passato, è che chi aderisce alle Stelle Alpine non deve solamente riconoscersi nei valori storici, ma anche in quelli etici.
Non siamo più disposti a tollerare gli sterili individualismi di chi preferisce seguire le proprie posizioni personali: nella nostra comunità politica possono trovare casa le idee e le sensibilità di tutti, incentiviamo il dibattito costruttivo e il confronto. Ma deve essere chiaro che le decisioni prese vanno seguite da tutti. Solo con il rispetto di questa basilare regola della democrazia il Partito può crescere ed apparire agli occhi degli elettori e dei cittadini serio ed affidabile.

 

2) UN PARTITO CHE SCEGLIE DOVE STARE

Il Congresso del 2019 aveva visto il Partito impegnato in un confronto sul proprio posizionamento dopo le elezioni provinciali dell’anno precedente che ci avevano portati a correre in solitaria a causa della rottura della coalizione di governo.
La consapevolezza che la scena politica nazionale ci avrebbe riservato cambiamenti repentini e imprevedibili, il passaggio dal governo all’opposizione, la necessità di ricreare equilibri interni ed esterni resi precari dalla situazione, avevano suggerito un atteggiamento prudente e attendista che consentisse di ripartire con maggiore slancio.
Anche nei confronti degli appuntamenti elettorali che si prospettavano all’orizzonte (elezioni europee, suppletive per la Camera dei Deputati, comunali) era stato scelto di rientrare il più possibile nella comfort zone autonomista, non partecipando alle elezioni nazionali, riconfermando l’alleanza con la SVP a sostegno di Herbert Dorfmann per il Parlamento Europeo e, in occasione delle elezioni comunali, lasciando completa autonomia ai territori che, in molti casi, scelsero la via delle alleanze civico-territoriali.
Dopo tre anni, una pandemia non ancora superata e confronti aperti con le forze politiche in campo, sulla strada del Partito Autonomista appare, ormai sempre più vicina, la scadenza per eccellenza: quella delle elezioni provinciali.
Ecco perché, come recita il titolo di questa tesi, siamo arrivati al tempo delle scelte.

Questa convinzione che, ne siamo consapevoli, mette già in allarme alcuni militanti, deve essere vista come l’approdo naturale di un partito che non vuole e non può permettersi di lasciare che a scegliere siano gli altri.
Pur comprendendo la necessità di mantenere una certa prudenza, pur consapevoli che il quadro nazionale (ma anche locale) non è definito (e difficilmente lo sarà prima del giorno delle elezioni) dobbiamo armarci delle nostre migliori qualità (il coraggio, la coerenza e la passione) ed approfittare di questa scadenza congressuale per tracciare un solco in cui iniziare a costruire la nostra strada.
Se siamo veramente autonomisti, se vogliamo davvero onorare i nostri 74 anni di storia, non possiamo semplicemente limitarci a guardarci intorno, aspettando il miglior offerente.

Il dibattito interno non può limitarsi a quanto visto in tempi recenti con il suo scadimento nella tifoseria tra chi preferisce uno dei due schieramenti nazionali e chi l’altro. Anche perchè, dobbiamo dirlo chiaramente, l’improvvisazione e l’impreparazione che hanno caratterizzato molte delle scelte fatte da chi governa il Trentino mettono in serio pericolo la tenuta stessa del sistema autonomistico, mentre le altre opposizioni sono spesso più animate da azioni ideologiche che sostanziali.
Ed infatti, già nell’estate scorsa, nelle risposte al sondaggio che avevamo predisposto, la nostra base aveva evidenziato una certa insofferenza al bipolarismo italico, nel quale la dimensione autonomista spariva completamente.

Vi era, in quei risultati, la consapevolezza che il PATT, se da un lato doveva creare degli elementi di distinzione e originalità, dall’altro non poteva permettersi di affrontare un’altra avventura elettorale in solitaria, portando di fatto a sminuire le potenzialità e l’importanza dell’area autonomista. La soluzione a questo dilemma era stata trovata nel potenziamento dei rapporti con i movimenti autonomisti regionali (SVP e Neva UAL), ma anche con il dialogo con tutte quelle forze che condividono la nostra stessa area politica: civici, popolari, moderati, territoriali, ecc.

Al momento attuale, tale soluzione appare ancora la più appropriata. Il PATT ha l’occasione di condividere il ruolo di federatore di questa area politica (in cui recentemente si sono visti interessanti movimenti), creando il giusto equilibrio fra destra e sinistra a dimostrazione della specialità del Trentino. Le esperienze vissute nel recente passato ci rendono pronti e maturi per un percorso di questo genere che ha, nelle sue intenzioni, la creazione del miglior governo per il Trentino in cui la componente moderata e territoriale deve rappresentare il baricentro ed il punto focale. Nessuno ha in mente un progetto autoreferenziale, ma, semmai, la creazione di una massa critica in grado di impostare le priorità per il Trentino del futuro, scegliere una leadership forte ed autorevole ed aprire in quel momento il confronto con le altre forze politiche e gli altri schieramenti. Senza posizioni precostituite, ma fedeli ai nostri principi che ci impediscono di ragionare con gli estremisti, i nazionalisti e, in generale, chi rappresenta la negazione dei nostri valori.

Quello che è certo è che, se come detto finora, non possiamo aspettare le scelte altrui ma dobbiamo essere i costruttori, coloro che gettano le basi di un nuovo percorso. Non possiamo nemmeno pensare di legare le sorti del Partito ad accordi basati più sulla convenienza dei singoli che del Partito stesso. Un’impostazione del confronto basata sui temi e sui valori, ma anche sulle scelte che i nostri alleati della SVP faranno è già di per sé un buon punto di partenza.
Con trasparenza e coerenza saremo in grado di affrontare a testa alta anche queste importanti scelte, sapendo che l’obiettivo non è vincere a tutti i costi, ma impegnarsi fino all’ultimo per il raggiungimento dei nostri ideali al servizio della gente trentina.

 

3) LA CONCRETEZZA DELL’AUTONOMIA: I PILASTRI DA CUI PARTE LA NOSTRA AZIONE POLITICA

Andare a delineare, in poche pagine, tutte le politiche che il governo trentino dovrebbe affrontare, sarebbe un’impresa pressoché impossibile.
Limitarsi, invece, ad agitare lo spettro di un’autonomia in pericolo a causa degli attacchi romani, pur corrispondendo al vero, rischierebbe di limitare la platea che si riconosce nelle nostre proposte.

Il campo d’azione in cui si deve cimentare il PATT, semmai, deve essere quello delle misure concrete. Di tutte quelle proposte che rendano evidente agli occhi dei trentini come l’autonomia non sia un concetto astratto, ma la possibilità di trovare noi stessi, in prima persona, la soluzione ai problemi in cui tutti i giorni ci imbattiamo, senza dover aspettare le decisioni o gli interventi nazionali, per loro natura lontani dalle esigenze e dalle aspettative dei cittadini.
Siamo consapevoli che chi ha amministrato prima di noi può aver compiuto anche degli errori. Qui, tuttavia, non si tratta di guardare indietro, ma, dagli errori del passato, andare avanti con le proposte migliori.

 

a. SANITA’
i. Le riforme, indispensabili nel settore sanitario, vanno costruite con chi lavora nel settore. Non bastano i grandi annunci se poi non si condivide il progetto ascoltando le esperienze e le esigenze di chi è in prima linea. L’emergenza di questi anni sta, con ogni probabilità, volgendo al termine e dobbiamo essere pronti ad avviare un percorso nuovo sostenibile, condiviso e duraturo.

ii. Ospedali di valle: non basta promettere l’apertura e il mantenimento di reparti se poi mancano le risorse umane in grado di farli funzionare. Ancora meno senso hanno le promesse di nuove e mirabolanti strutture che, senza un’adeguata programmazione, resterebbero solo ed esclusivamente delle bellissime scatole vuote sulle spalle dei contribuenti. Siamo per l’implementazione e la valorizzazione delle strutture di valle, che la pandemia ha dimostrato essenziali, ma prima di tutto va creato un ambiente di lavoro attrattivo per le professionalità coinvolte. Per questo è indispensabile che ogni ospedale di valle abbia il suo reparto di punta, in aggiunta a quelli essenziali. Ma è altrettanto fondamentale che le figure di vertice, come i primari, vengano nominate tempestivamente, evitando deleteri scavalchi che indeboliscono tutte le strutture coinvolte. Inoltre è imprescindibile che la progettazione delle opere non sia incentrata solo sulla disponibilità immediata delle risorse, come sta succedendo al momento con il PNRR, ma anche con una loro sostenibilità futura, la cui programmazione ne garantisca la funzionalità anche per gli anni a venire in modo da essere attrattive per quanti più professionisti possibile.
In quest’ottica l’ospedale di Trento incarna un ruolo di coordinamento nei confronti degli altri, ma non può in alcun modo costituire un elemento di concorrenza.

iii. Medicina territoriale: la cronica mancanza di medici pone il tema della sostenibilità dell’attuale sistema di medicina generale e di continuità assistenziale. La soluzione non è tagliare i servizi o mantenere aperti ambulatori vuoti, ma creare sinergie e rafforzare la rete in capo ad ogni territorio: lavorare in equipe consentirebbe nel lungo periodo di sgravare i medici da una parte del loro oneroso lavoro, efficientando il sistema e garantendo ai cittadini un servizio vicino alle loro esigenze 24 ore al giorno per tutta la settimana.

iv. Il COVID ha fatto emergere in maniera prepotente il bisogno di assistenza psicologica non solo per le fasce deboli già assistite dal sistema sanitario, ma anche per tutte quelle persone che, per la mancanza di lavoro, per la forzata solitudine, per il cambiamento degli stili di vita, per altre ragioni più o meno legate alla pandemia si sono trovate in situazioni di difficoltà. Per una terra autonoma, riuscire a garantire il benessere psicologico, facendo passare al contempo il messaggio che esso non va percepito come una malattia da nascondere o ignorare, ma piuttosto come una battaglia da affrontare, significa garantire una qualità della vita e un futuro più positivo ai propri cittadini.

v. Un capitolo a parte sono i servizi alla persona. Il dibattito nato in questi anni relativo a nuove strutture sanitarie, più o meno faraoniche, che non tengono conto della necessità ulteriore di personale, lascia sullo sfondo una delle principali necessità delle famiglie: quello dei servizi per bambini e anziani. Negli anni sono stati fatti molti passi avanti, ma resta ancora troppo da fare: la costituzione di una rete forte fra i servizi di cui una persona può avere bisogno passa principalmente da una sburocratizzazione e da una semplificazione delle procedure. Caricare le famiglie dell’onere di gestire in autonomia tutte le pratiche e le procedure alimenta solo la percezione di essere abbandonati e che l’assistenza sia solamente un peso difficile da sostenere. Per uno sviluppo armonico della società che tenga in debita considerazione le generazioni più anziane e che incentivi la natalità, questi interventi non sono più procrastinabili. Ultimo, ma non per importanza, il capitolo che riguarda le misure di conciliazione per le famiglie con figli: il COVID, infatti, ha impattato negativamente su una situazione già da tempo critica. Si continua a parlare di politiche di sostegno alla natalità e alla famiglia, ma queste vanno messe a sistema e implementate prendendo spunto da quanto già avviene in altri Paesi europei.

 

b. AMBIENTE, MOBILITÀ ED ENERGIA

i. Il PATT deve tornare ad occuparsi sempre più di tematiche legate all’ambiente: le storiche battaglie contro lo sperpero di terreno agricolo, la cementificazione e le fabbriche inquinanti devono essere il faro per la salvaguardia del nostro territorio, noto e apprezzato per le bellezze naturali, grazie alle quali ne deriva un’importante fetta del suo PIL. Non possiamo rimanere indifferenti davanti alle sfide lanciate con la lotta ai cambiamenti climatici. Sia chiaro, rigettiamo le posizioni intransigenti di chi non si rende conto che in montagna c’è chi abita e deve avere il diritto di continuare a farlo traendone anche il necessario per vivere. Ma non possiamo chiudere gli occhi di fronte all’urgenza di mettere in campo stili di vita e misure che garantiscano un rapporto più armonico ed equilibrato tra l’uomo e la natura. Misure spot, come quelle proposte in tema di seconde case, che invece di andare in questa direzione riportano le lancette della politica ambientale trentina indietro nel tempo non hanno ragione di esistere. Ed il PATT deve contrastarle con ogni mezzo.
Così come dobbiamo essere in grado di gestire un altro grande problema della nostra epoca: quello dei rifiuti. Anche in questo caso la soluzione non è la riapertura delle discariche senza la giusta condivisione con i territori interessati, ma, semmai, una strategia regionale in grado di dividere oneri ed onori della gestione dei rifiuti con la Provincia di Bolzano. Evitando, grazie alle economie di scala, ingenti aumenti delle tariffe causati dal trasporto dei nostri scarti in impianti di termovalorizzazione fuori regione.

ii. Mobilità: lo storico tema delle infrastrutture viarie in Trentino e dei collegamenti fra il centro e le valli è tuttora uno degli argomenti divisivi della politica trentina. Negli ultimi anni il dibattito è girato soprattutto intorno alla realizzazione dell’ultimo tratto della Valdastico, portando allo scontro tra posizioni ideologiche opposte senza che nessuno presentasse dati affidabili sulle reali ricadute sul territorio. Manca, nell’ipotesi prospettata, una soluzione dei problemi viari del Trentino orientale. In particolare, lo sbocco in Vallagarina non andrebbe a risolvere alcuno dei problemi di traffico in Valsugana: continuo aumento dei mezzi transitanti e pericolosità dei restringimenti presenti in diversi punti. Siamo consapevoli che il territorio trentino non può e non deve isolarsi dalle regioni confinanti, ma non può nemmeno avventurarsi in soluzioni tracciate unicamente sulla carta, consumando suolo prezioso e andando ad impattare pesantemente sull’ambiente naturale. Occorre uscire dai proclami e dalle posizioni ideologiche per trovare le soluzioni migliori e attuarle.

Discorso a parte, invece, va fatto per A22: alla fine il buonsenso e la collaborazione fra Trento e Bolzano hanno portato ad una soluzione. Magari non la migliore, ma pur sempre una soluzione. Ora bisognerà completare tutte le procedure per definire il project financing e tentare di mantenere sotto il controllo dei nostri enti territoriali l’autostrada. Ma per il futuro bisogna ricordarsi che solo remando tutti nella stessa direzione, con convinzione, sarà possibile far valere le nostre ragioni.
Altri nodi irrisolti, che aspettano da tempo una soluzione e che devono essere quanto prima affrontati, riguardano il collegamento delle valli del Primiero e del Vanoi con il resto del Trentino e la viabilità fra le Giudicarie, l’Alto Garda e Trento.

Infine, come autonomisti, sentiamo la necessità di impegnarci maggiormente per implementare i sistemi di mobilità sostenibile, siano essi i trasporti ferroviari di cui storicamente il Trentino beneficiava, siano essi i percorsi ciclopedonali che devono andare verso un loro completo collegamento.

iii. L’acqua, bene comune a disposizione di tutti, ma anche fonte di energia pulita e rinnovabile, è una delle risorse più preziose del Trentino. Da decenni rappresenta una delle colonne che sostengono i nostri comuni, almeno per quanto riguarda le piccole e medie concessioni idroelettriche. La situazione, però, potrebbe cambiare a causa di alcune decisioni affrettate da parte della Provincia che rischiano di rimettere la gestione di questa importante risorsa in mano agli speculatori. Gli autonomisti, primi ad esprimersi in modo contrario a questo scempio, non possono permettere che ciò accada. Il nostro impegno va nella direzione di mantenere sul territorio le ricadute e il frutto di quanto la natura ci ha consegnato in abbondanza, così da poterlo affidare anche alle future generazioni.

 

c. COMUNI E COMUNITÀ.
i. Leggendo i titoli dei giornali si ha la netta impressione che l’Autonomia trentina non sia un fenomeno diffuso e praticato a tutti i livelli amministrativi: se da un lato, infatti, i sindaci hanno dovuto sobbarcarsi la gestione dell’emergenza e il venir meno delle Comunità di Valle, dall’altra la Provincia ha dato l’idea di intervenire sui territori senza una programmazione o una visione d’insieme cercando di accontentare le piccole richieste quotidiane con misure spot prive di pianificazione, lasciando aperti i grandi temi dello sviluppo territoriale. Perché la macchina funzioni, quindi, è necessario un ripensamento del ruolo della Provincia e del suo rapporto con i territori: l’idea degli Stati generali della montagna poteva rappresentare la giusta strada da imboccare ma, a distanza di tre anni, è purtroppo rimasta lettera morta e così i suoi obiettivi. Non è mai troppo tardi per riprendere l’iniziativa con maggiore slancio e convinzione, sapendo che il primo passo è riconoscere che i Comuni sono enti che devono essere messi in condizione di vivere e non possono essere lasciati nell’incertezza a causa della mancanza di personale, di programmazione o di risorse certe.
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i. Il grande nodo irrisolto riguardante gli enti locali è rappresentato dal destino delle Comunità di Valle. Di fatto decapitate da due anni, prive di un’azione di indirizzo chiara e di un disegno di riforma, questi enti che hanno in capo tematiche fondamentali, come i servizi socio-assistenziali, sono ancora in attesa di conoscere il loro futuro. Non c’è più tempo da perdere: l’autonomia passa anche e soprattutto dai territori. Pensare di prolungare l’agonia delle Comunità per evitare di decidere sminuisce il valore stesso dell’autogoverno. Numerose sono le soluzioni possibili: da una Provincia che si spoglia delle competenze più vicine al territorio, potenziando il ruolo politico e di indirizzo delle Comunità, fino all’esatto opposto con i Comuni che si occupano direttamente della gestione di servizi sovracomunali. L’importante è avviare una fase di riforma condivisa con gli amministratori e la popolazione e che possa giungere a compimento senza essere calata sui territori all’ultimo minuto.

iii. Il Trentino è una realtà sfaccettata in cui convivono in un equilibrio fragile le esigenze delle piccole comunità di montagna con quelle delle città di fondovalle. Il PATT, ponendosi come partito territoriale, particolarmente ancorato alle realtà valligiane, deve impegnarsi affinché anche chi sceglie di vivere in montagna possa contare su opportunità di crescita, sviluppo e realizzazione personale ottimali. Dobbiamo impegnarci ad evitare uno scontro fra realtà diverse per esigenze e caratteristiche: se da un lato la priorità è evitare l’isolamento e l’impoverimento della montagna, sopperendo (anche economicamente) ai maggiori costi riscontrati, dall’altro va riconosciuto alla città un ruolo di collettore e di erogatore di servizi indispensabili per lo sviluppo di tutti (università, ospedale centrale a supporto di quelli di valle, sedi degli uffici provinciali, e così via).

iv. Merita un passaggio anche l’annosa questione dei comuni staccati dal territorio trentino in epoca fascista. Pedemonte (con la frazione di Casotto), Magasa e Valvestino hanno da anni scelto la via del ritorno a casa. Purtroppo ad oggi la situazione si è incagliata nel Parlamento nazionale anche a causa dell’instabilità politica che lo caratterizza. Ma come PATT non ci siamo dimenticati di loro e non abbiamo alcuna intenzione di farlo. La nostra presenza convinta e forte al loro fianco deve, nei prossimi anni, portare alla definitiva risoluzione della loro battaglia!

 

d. REGIONE, EUROREGIONE ED EUROPA
Il ruolo della Regione, affievolitosi sempre più con l’entrata in vigore del secondo Statuto d’Autonomia e con la riforma del titolo V della Costituzione nel 2001, non può basarsi unicamente sul più o meno stretto rapporto personale fra i Presidenti delle due Province. La riforma, invocata da più parti, dell’ente Regione si scontra con la particolarità della situazione istituzionale e con le diverse esigenze delle due Province.
Ultimamente ha fatto capolino una proposta destinata ad aprire una strada nuova, ma molto interessante, per la Regione: la previsione di una concertazione fra le Giunte provinciali e quella regionale sulle tematiche di interesse comune. Questo primo passo va colto prontamente e sviluppato se non si vuol far venir meno la cornice istituzionale che garantisce anche a livello internazionale tanto l’Autonomia del Sudtirolo che quella del Trentino.

Di pari passo va potenziata la collaborazione a livello regionale che passa da due importanti pilastri: da un lato l’azione presso i Parlamenti austriaco e italiano affinché adottino i protocolli comunitari necessari per consentire l’istituzionalizzazione di un’Euroregione (e non solo di un GECT), dall’altro un potenziamento della conoscenza del tedesco in Trentino e dell’italiano nel Land Tirol. Solo la possibilità di capirsi senza mediazioni e interpreti può cementare un’unione storica.
Infine, un accenno va fatto anche alla dimensione sovranazionale: il progetto di integrazione europeo nato sulle ceneri delle guerre mondiali resta ancora il più attuale ed innovativo. La visione che, con grande coraggio ma con altrettanta passione, Degasperi e gli altri padri costruttori dell’idea europea dimostrarono dando vita alla prima Unione, non è ancora stata attuata completamente, ma è evidente come sia ormai diventata imprescindibile. Pensare, come vorrebbero i movimenti nazionalisti, che i confini degli stati siano una garanzia per difendere gli interessi economici e politici è, diciamolo chiaramente, una presa in giro. Un’Europa unita, che sa muoversi compatta, può incarnare l’elemento stabilizzatore e pacificatore fra le vari potenze mondiali. Senza contare che a livello economico l’Europa rappresenterebbe di gran lunga la maggiore economia del pianeta. Insomma, anche nella gestione della crisi fra Russia e Ucraina, un’Unione Europea in grado di fare la voce grossa probabilmente terrebbe testa alla Russia, fermando quella che sotto tutti i punti di vista è una aberrante guerra di invasione.

 

e. FORMAZIONE, LAVORO ED ECONOMIA
i. La distanza che talvolta si riscontra fra mondo della formazione, sia esso rappresentato da istituti tecnici, professionali o università, e le esigenze delle imprese va accorciata attraverso la ricerca continua di punti di contatto e comunicazione adeguata tra questi due mondi. Il continuo cambiamento delle dinamiche del mondo del lavoro può essere risolto solo da chi conosce come funziona un’azienda: implementare i percorsi di formazione scuola-lavoro e la maggior collaborazione fra imprese e istituti di formazione (non solo professionali) possono risolvere questo gap, portando così, al termine del ciclo di studi, alla creazione di figure preparate da una scuola consapevole del mondo che la circonda.

ii. La scuola trentina, fiore all’occhiello del sistema autonomistico e laboratorio anche per il resto del Paese, deve poter esprimere al massimo le sue potenzialità attraverso politiche mirate che anticipino i cambiamenti anziché subirli restando in attesa delle norme nazionali.
Una particolare attenzione, data la nostra condizione di territorio di confine, va osservata da un lato per l’insegnamento delle lingue straniere (sia inglese che tedesco) come strumenti imprescindibili per aprirsi al mondo. E dall’altro per l’educazione civica intesa come conoscenza della storia particolare del nostra terra.
iii. Le opportunità che l’Autonomia trentina fornisce a tutti i cittadini e alle sue imprese devono essere colte in tutte le loro potenzialità. Costituirebbe un segnale di grande lungimiranza la creazione di una struttura agile, mirata e specializzata, focalizzata sulle opportunità offerte dal nostro territorio per rendere il sistema trentino, in tutte le sue articolazioni, sempre più innovativo, competitivo e attrezzato per stare al passo con i tempi che cambiano.

In tal senso un centro studi sull’Autonomia, idea da tempo portata avanti dal Partito Autonomista, assumerebbe un’importanza strategica, innanzitutto per alimentare e qualificare la cultura dell’autogoverno in particolare nelle giovani generazioni, per renderci più attrezzati e preparati nello sfruttare le opportunità offerte dalle istituzioni nazionali e comunitarie (basti pensare alle sfide del PNRR, al progetto Next Generation EU e alle nuove prospettive generate dalla transizione ecologica), ma anche in campo sociale ed economico per favorire le reti dei servizi e le filiere produttive. Un centro specializzato sull’Autonomia costituirebbe inoltre un valido strumento per istruire e formare la nuova classe dirigente trentina e mantenere le istituzioni provinciali sempre all’avanguardia in una realtà che cambia velocemente.
iv. Per quanto riguarda le misure puntuali e di indirizzo riguardanti il mondo economico, data la delicatezza del momento, a causa della pandemia e delle difficoltà globali di approvvigionamento di materie prime, si rimanda al confronto che verrà aperto, con modalità simili a quelle utilizzate per i tesserati, con tutte le categorie economiche e le parti sociali.

f. IMMIGRAZIONE E SICUREZZA
L’immigrazione costituisce, ora come in passato, uno dei temi di scontro più feroci nel panorama politico. Sulla gestione dei clandestini si sono giocati i risultati di parecchie elezioni. Il PATT può e deve essere il promotore di una visione diversa della questione: prima di tutto va separato chi arriva in cerca di lavoro dai delinquenti. I primi, attraverso un circuito controllato e programmato da Stato e Regioni, possono andare a coprire le esigenze lavorative delle imprese e di cui anche il Trentino ha bisogno (basti pensare ai lavoratori stagionali nel mondo turistico e agricolo, alle badanti, ecc.) I facinorosi, invece, vanno trattati con il pugno duro, allontanandoli definitivamente dal nostro territorio. Non si tratta di essere contrari all’immigrazione, ma sulla scorta di quanto vissuto dai nostri emigrati in altri Paesi, essa deve basarsi su regole precise.

CONCLUSIONI

In questa tesi congressuale abbiamo voluto puntare molto su chi siamo, sui nostri valori, su ciò che dobbiamo migliorare al nostro interno, su alcuni spunti programmatici per il governo del Trentino. Tutto questo per affrontare con chiarezza e determinazione il tempo delle scelte.

Ora si apre la fase congressuale e in tale frangente questa tesi è aperta ad accogliere anche gli altri contributi che, di valle in valle, di riunione in riunione, la nostra base vorrà sottoporci.

Tutto ciò contribuisce a tracciare la rotta che stiamo seguendo e che, siamo certi, giorno dopo giorno ci porterà a raggiungere il traguardo che sappiamo essere alla nostra portata.

Il Trentino ha bisogno di più serietà, di meno improvvisazione. Di idee chiare e di una visione di futuro. Di più persone che, libere da condizionamenti esterni, si muovano nel solo ed unico interesse della nostra terra.

Noi siamo pronti ad impegnarci con entusiasmo in questa sfida, certi che il futuro è autonomista!

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I primi firmatari

Simone Marchiori – Candidato a Segretario politico

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Roberta Bergamo – Candidata a Vicesegretaria politica

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Firme a sostegno della tesi “Il tempo delle scelte”

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