(Fonte: Comitato non Ultimi) – Tra i punti cardine della nuova legge elettorale che sarà discussa in Parlamento ci sono misure importanti per il riequilibrio di genere in politica.
La Commissione Affari costituzionali della Camera ha infatti approvato gli emendamenti che impongono , nella scelta dei capilista delle circoscrizioni e nei collegi uninominali ,una percentuale non inferiore al 40 % per il genere meno rappresentato e l’alternanza dei due generi nei listini bloccati.
La proposta è frutto di un’alleanza tra PD, Forza Italia, M5S e Lega nord , a dimostrazione della trasversalità del principio proposto.
Aspettiamo naturalmente che la legge sia approvata per vedere confermato l’intento, ma se guardiamo al pregresso abbiamo già avuto due importanti passaggi parlamentari , che testimoniano la bontà di un percorso avviato: la legge 23 novembre 2012, n. 215, che ha introdotto nelle elezioni comunali la doppia preferenza di genere, e la legge 15 febbraio 2016 n. 20, che ha introdotto meccanismi analoghi a quelli votati in commissione Affari Costituzionali, per i consigli regionali.
E in Trentino Alto Adige? La domanda sorge spontanea. Le due Province a statuto speciale, come è noto, sono sprovviste di qualsiasi tipo di strumento elettorale volto all’equilibrio di genere.
La storia la conosciamo tutti : affossamento del ddl regionale per l’inserimento della doppia preferenza di genere nelle elezioni comunali, affossamento del ddl provinciale per l’inserimento della doppia preferenza di genere nelle elezioni provinciali, utilizzo dell’autonomia per bloccare l’applicazione di un principio costituzionale, ormai diventato meccanismo automatico negli altri contesti territoriali.
Attualmente , grazie alla lungimiranza della nostra classe politica , la provincia di Trento , in Parlamento, esprime un drappello di soli uomini : 8 per la precisione e zero donne. Un quadro desolante che verrebbe modificato se passasse la proposta introdotta dalla Commissione : nei sette collegi , tra Camera e Senato, le candidate donne dovrebbero essere tre.
Una prospettiva che fa paura.
Così per mettere le mani avanti ed evitare pericolosi “ salti nel buio “ , è spuntato per magia , sempre in Commissione Affari Costituzionali, un emendamento voluto dal senatore Karl Zeller, che consente il raggiro della norma in situazioni dove il simbolo presentato è in coalizione in parte dei collegi. E’ il caso della lista SVP collegata al PD oppure della coalizione di centrosinistra autonomista con tre simboli e via dicendo.
E poiché la paura è contagiosa qualche segretario politico del centrosinistra autonomista si è affrettato a dire che quell’emendamento, voluto dall’SVP, potrebbe essere utile e applicabile anche in Trentino.
Perfetto. Il Trentino potrebbe così continuare ad essere orgogliosamente Ultimo sul tema della rappresentanza di genere , con una classe politica che ipocritamente difende il principio, ma nei fatti “se ne frega”, quando addirittura non lo ostacola.
Siamo stanchi e stanche di essere prese in giro dai calcoli elettorali precostituiti di una classe politica che cerca ostinatamente di perpetuare se stessa e che , guarda caso, è composta di solo uomini.