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“ONDA” – ASSEMBLEA PROGRAMMATICA: « L’INTERVENTO INTEGRALE DI GLORIA CANESTRINI, ALL’INCONTRO DI OGGI IN SALA RAPPRESENTANZA REGIONE A TRENTO »

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21.52 - sabato 7 maggio 2022

Ringrazio per questo invito, anche a nome di Rinascita Rovereto, il consigliere Degasperi, l’organizzazione di Onda Civica, tutti gli intervenuti che mi hanno preceduto in questa importante assemblea ma soprattutto quanti, in sala, sono rimasti fino a quest’ora per seguire i lavori di quella che, a mio avviso, appare attualmente come la proposta politica più interessante e innovativa nel panorama trentino. Ci auguriamo che a partire da oggi prenda forma qualcosa che dia speranza a tutti coloro che desiderano cambiare le cose e che non si riconoscono nella coalizione che ora governa la nostra Provincia e nemmeno in quelle che l’hanno preceduta.

Negli interventi che abbiamo ascoltato nessuno è partito da congetture teoriche e tantomeno da alchimie elettorali. Tutti hanno evidenziato con serietà e competenza che le cose non vanno affatto bene ed è quindi necessario cambiare rotta, proporre e attuare soluzioni concrete e nuove. Solo così si costruisce un cammino politico credibile e utile. Oggi le decisioni vanno prese in un orizzonte di senso, e questo orizzonte ci spinge verso valori precisi. Migliorare la vita di tutti, soprattutto dei più deboli, perseguire la giustizia sociale nella pratica quotidiana, tutelare il lavoro, i diritti e la salute, per cominciare.
Lo si può fare se si è mossi innanzitutto da una finalità: quella di risolvere i problemi delle persone, con senso di responsabilità. L’abisso che si è scavato tra la politica e la realtà si colma solo con amministrazioni efficienti, capaci di strategia, oneste e trasparenti.

Occorre un patto, inderogabile, tra chi amministra e chi viene amministrato, fatto di rispetto per i cittadini e di sincerità nella comunicazione. Il potere non è un fine, ma un presupposto per operare delle scelte, per far funzionare le cose. Una condizione di partenza. Chi lo concepisce come arrivo, come un traguardo personale, finisce per appiattirsi nell’autoconservazione dei privilegi, contribuendo così giorno dopo giorno a quello strappo che allontana i cittadini dalla vita pubblica. La finalità del nostro impegno non è certo il gusto polemico per la contrapposizione o il far parlare di sé, ma la convinzione che un territorio, tra l’altro bellissimo e ricco di potenzialità come il nostro, se ben amministrato riesca a raggiungere meglio e prima quello che dovrebbe essere l’ obiettivo di tutti, ossia la qualità della vita di chi lo abita.

Partiamo proprio da qui, da quello che in genere viene inteso come assunto etico al quale le forze politiche e le amministrazioni pubbliche dovrebbero idealmente ispirarsi, ma che poi, in quella che viene definita realpolitik, viene regolarmente relegato nella zona d’ombra dei concetti astratti: il buon governo. Non è solo un concetto. Le amministrazioni ben governate, guidate da persone che dicono quello che fanno e fanno ciò che dicono, che hanno la passione di far funzionare le cose, funzionano meglio. Oggi, alla luce delle emergenze globali e locali quali la pandemia, la crisi economica, quella climatica e per ultima purtroppo anche quella bellica, la macchina amministrativa va decisamente posta al servizio dei bisogni reali della popolazione, calibrata su modelli amministrativi che guardino di più alla vivibilità, all’ambiente, alla cultura, all’occupazione, alla scuola e alla sanità pubbliche di qualità.
Le istituzioni devono essere realmente partecipate dai cittadini. Non possono e non devono essere trasformate in comitati d’affari o clan ristretti che sovrintendono la vita pubblica e ne condizionano le scelte.

La trasparenza non è un mito, ma una buona pratica che sta alla base della partecipazione, affinché i cittadini possano sentirsi parte, e non esclusi, del progetto. I contenuti emersi in questa assemblea programmatica ricordano molto i temi che abbiamo elaborato per le scorse elezioni comunali a Rovereto, linee di intervento molto concrete, individuate attraverso un dibattito tra le varie anime componenti la nostra associazione, allo scopo di dare un forte impulso alla rinascita di quella città, che è la rinascita di ogni città e di tutto il territorio. Una rinascita che comincia dal verde pubblico, valorizzato, curato e potenziato. Le piante sono il nostro ossigeno, ma spesso vengono annientate e combattute (al pari della fauna selvatica) come fossero degli ostacoli. L’ambiente va invece curato, non è solo il nostro guscio, l’aria che respiriamo, il paesaggio che ammiriamo, il cibo di cui ci nutriamo. Siamo noi, è la nostra stessa sopravvivenza.

La tutela della salute, è legata all’ambiente e va di pari passo con decisioni assennate: una mobilità sostenibile, una strategia di abbattimento delle polveri sottili, la bonifica dei siti inquinati, l’eliminazione delle sostanze tossiche in agricoltura, la difesa dell’acqua pubblica. A questa prevenzione primaria va affiancata una rete efficiente di medicina territoriale e anche la salvaguardia dei centri di eccellenza pubblici.

Sono quindi nuovi modelli di sviluppo economico: Rovereto, ad esempio, è il maggior centro industriale del Trentino, dove occupazione, assetti e impianti produttivi devono rimanere, incentivando le tecnologie non inquinanti. L’ente pubblico deve esercitare anche un ruolo di direzione (promuovendo investimenti, non solo erogando contributi). Deve intervenire attivamente per dare un forte impulso ad una economia “green”, che nelle nostre zone arranca ancora. Anche sul fronte della formazione, istituendo facoltà di ingegneria ambientale e altri centri di osservazione e di ricerca.

Un rinnovato benessere, poi, non può che passare da una viabilità studiata sulle nuove esigenze di mobilità urbana ed extra urbana, da una nuova valorizzazione del commercio di vicinato e dell’artigianato, dalla promozione di un turismo lento con il rilancio del marketing territoriale che sappia promuovere una proposta culturale e ambientale davvero unica, dal recupero di edifici esistenti al posto di un continuo consumo di suolo. A questo proposito, c’è un dato impressionante: la superficie insediata in Trentino è cresciuta del 203 per cento in 60 anni, mentre l’incremento demografico nello stesso periodo si è fermato a un più 31 per cento!

La politica urbanistica deve anche essere integrata con la mobilità interna ed esterna alle città: questo è uno di quei temi che la nostra Provincia sembra trascinare negli anni fino a farlo divenire “scottante”. Invece, come per ogni altro ambito pubblico, la soluzione è a portata di mano. Dare lo stop a nuovi centri commerciali periferici e autocentrici, calibrare il commercio sulle brevi distanze (percorribili a piedi o in bici) sono soluzioni possibili anche in tempi ragionevoli. Una mobilità che preveda ciclabili sicure e collegate tra loro, un forte miglioramento della pedonalità in ambito urbano, un buon trasporto pubblico in rete può evitare di dover ricorrere a nuove tangenziali, secanti o nuove tratte stradali o, peggio, autostradali, che (è dimostrato) creano traffico in altre zone, rendendole anch’esse problematiche.

L’interramento della ferrovia potrebbe risultare una proposta interessante, ma risulta dannoso quando vengono scelti tracciati sbagliati e soluzioni poco sostenibili, come nel caso del by-pass ferroviario di Trento. Altra scelta infrastrutturale irrazionale e sbagliata è costituita dal prolungamento della Valdastico. In tal caso non si tratta di scegliere un percorso o un’uscita piuttosto che un’altra, ma di salvaguardare territori ed economie fragili, patrimoni naturalistici e sorgenti da uno scempio inutile e anacronistico. Invece, la ferrovia verso il Garda ha una sua attrattiva e una sua ragione d’essere, oltre che una sua storia da rivisitare in chiave contemporanea. Molti Consigli comunali hanno approvato all’unanimità mozioni per realizzarla, ma non c’è una vera spinta in questa direzione.

Anche in un altro ambito ai proclami di facciata non corrisponde una vera volontà di intervento: quello dell’equilibrio di genere. A partire dalla sperequazione emersa dai dati Pensplan: anche in Trentino una donna percepisce in media dal 30 al 50 per cento in meno rispetto alla pensione del lavoratore maschio e il 75 per cento delle lavoratrici, a causa del tempo dedicato al lavoro di cura e alla maternità, non arriva a mille euro al mese.
C’è uno squilibrio di valore, oltre che economico. Faccio un esempio. Da un’indagine effettuata con il fattivo sostegno degli uffici comunali di Rovereto, abbiamo scoperto che su 426 strade, ben 8 sono intitolate a soggetti di genere femminile, tra cui sei sante, e non mancano certo le figure femminili illustri! Occorre cambiare, e dobbiamo farlo insieme.

La politica è anche uno sforzo creativo e di immaginazione. Agli occhi dei cittadini e dei (pochi) elettori l’azione dei partiti, che reiterano sempre i medesimi modelli, non è certo associata a passioni profonde o a grandi idealità, ma è ormai divenuta sinonimo di utilità per pochi.
La crisi dei partiti ha solo lasciato un vuoto istituzionale e costituzionale, che di fatto mina l’intero equilibrio democratico. Le assemblee legislative sia parlamentari che locali hanno visto erodere il potere legislativo consegnandolo di fatto a quello esecutivo e assumendo così meri compiti di ratifica. Le dinamiche di discussione vengono vissute da molti governi locali addirittura con fastidio.

Questa mutazione, facilitata dal meccanismo elettorale-rappresentativo in essere, ha finito per escludere interi gruppi sociali, politicamente non rappresentati, per allontanare una metà dell’elettorato e per causare un suffragio ristretto di antica memoria. Mentre Lega e Fratelli d’Italia attirano consensi cavalcando la paura (sostanzialmente dei cambiamenti sociali e della grande migrazione di popoli) il Partito Democratico, la sinistra di governo, si limita a un’opera di manutenzione di un quadro sociale in cui prevalgono il neoliberismo e le inevitabili barbarie del mercato. Promuove l’eco-socialismo ma di fatto appoggia le grandi opere stradali non necessarie, si rassegna alle energie fossili, assiste alla chiusura delle case delle donne, avalla le politiche simil-assistenziali , le cui erogazioni tanto assomigliano a voti di scambio. Non ha confronto con la base. Non ha, in buona sostanza, un progetto costituente per un assetto socio economico totalmente mutato, non prende atto della necessità di un profondo cambio culturale e di prospettiva per salvare il pianeta e, pur rimanendo arroccata su basi ideologiche e pur avendo perso molta della sua credibilità, si pone come alternativa alle destre populiste, confidando nell’assenza di altre alternative valide.

Invece oggi abbiamo necessità di nuovi, autentici, processi partecipativi che contrastino gli interessi di casta, miopi per definizione. Urge un cambio di passo sull’energia e sul clima, urge il rilancio dello Stato sociale, urge una nuova affermazione dei diritti dei lavoratori a partire dalle regole e dai controlli in tema di sicurezza, arginando così nei fatti la logica liberistica di mercato ovunque dominante. Vorremmo che i mezzi di informazione, anche locali, prestassero più attenzione al fermento intorno a questi temi, un fermento che fa da contraltare ai numerosi scandali, alla politica manipolatoria che si nutre di proclami astratti, che finge l’ascolto e poi si dedica agli affari.

La partita del riavvicinamento tra la realtà e la politica si gioca, ora più che mai, sul terreno della legalità e della trasparenza. Anziché favorire le condizioni per imboccare decisamente questa via, la crisi sanitaria che stiamo attraversando sembra condurci nella direzione opposta: di fronte a una realtà disperatamente bisognosa di buona politica e di buon governo, vengono date risposte che sembrano univocamente dirette verso il malfunzionamento, l’approssimazione, la discrezionalità. L’emergenza Covid anche in Trentino ha acuito alcuni fenomeni come l’illegalità diffusa, specie le truffe on line e le condotte criminose in rete, l’usura, la corruzione, l’utilizzo scorretto di fondi e di risorse collettive, la contraffazione, il radicamento della criminalità organizzata nei settori produttivi.

Naturalmente occorre insegnare la legalità a partire dalle scuole, laddove si può incentivare il merito senza scorciatoie e preparare i futuri cittadini a premiare la preparazione e non l’attitudine alla corruzione. L’esempio, però, conta. Ciascun amministratore, specie se eletto, deve assumere una serie di impegni responsabili che vanno dagli obblighi di onestà, al divieto di cumuli di cariche e conflitti di interessi, fino alla prevenzione di pressioni indebite e a precise prescrizioni e regole cristalline sui finanziamenti erogati. Questi temi costituiscono il prerequisito e la lente attraverso cui guidare l’agire pubblico in tutte le sue manifestazioni.

E’ da qui che l’offerta politica deve ripartire per dare risposte concrete, costruendo percorsi di legalità a partire dal buon funzionamento della squadra amministrativa, dal corretto rapporto con i cittadini e con i territori, dall’assegnazione degli appalti e degli affidamenti fino alla lotta senza quartiere contro la criminalità organizzata. La crescita sociale ed economica e gli strumenti necessari per favorirla hanno bisogno di condizioni ambientali in cui la legalità e lo scrupoloso rispetto delle regole diventi una linea spartiacque di ogni scelta amministrativa pubblica.

Ripongo molta fiducia nel fatto che le persone, tutti noi, abbiamo un grande bisogno di onestà. Qualunque messaggio che non sia diffuso con ambiguità, allo scopo di manipolare le coscienze, di nascondere verità, di conquistare o consolidare consenso e potere, ma, al contrario, sappia indicare subito le soluzioni per migliorare le nostre condizioni di vita, contiene in sé il presupposto per essere compreso e seguito. Certo, questo carica anche di responsabilità. Nel mezzo di tante emergenze, lo spirito critico, quello costruttivo, refrattario alle contraffazioni di ogni tipo, può affievolirsi e bisogna stare molto attenti, vigilare e attivarsi perché ciò non avvenga.

Dobbiamo fare in modo che il clima sociale complessivo nel quale ci troviamo a vivere, a studiare, a lavorare favorisca la coesione, la partecipazione e il benessere. Questo cambiamento di rotta è la grande sfida dei nostri giorni. Sta a noi, nel poco tempo che abbiamo a disposizione, fare le scelte decisive, trovare le vie adatte. Occuparci con serietà e coraggio della cosa pubblica, costruire insieme qualcosa di buono per le generazioni future.

 

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Avvocato Gloria Canestrini – Rinascita Rovereto

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