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ON. URZÌ (FDI) * ORSI TRENTINO: « HO RICHIESTO LA LEGALIZZAZIONE DEGLI SPRAY DIFESA, AL FIANCO DEL GOVERNO PER RESTITUIRE IL DIRITTO DI VIVERE LA MONTAGNA »

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15.45 - martedì 11 aprile 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Orso – Urzì (FdI) richiesta la legalizzazione degli spray di difesa, come a Yellowstone, in ogni caso al fianco del governo per restituire il diritto di vivere la montagna.

Concretezza, è quanto ora atteso dalle popolazioni locali delle valli in cui è esplosa la popolazione selvatica di grandi carnivori. Si opererà sull’onda di quanto già fatto dal governo dai primi giorni del suo insediamento, quando il tema della difficile convivenza fra grandi predatori, residenti, allevatori e coltivatori e turisti è stato immediatamente posto fra le priorità del ministro Lollobrigida, quando non interessava nessuno. Si deve proseguire sulla stessa strada.

Si ricorderà il mio ordine del giorno presentato ancora alla fine dell’anno scorso alla Camera seguito poi dalla modifica della legge per agevolare interventi sul territorio contro i cinghiali, e anche di più se necessario, quando questi si fossero trovati nei centri residenziali.
Adesso bisogna fare un passo in più nella stessa direzione: la prima proposta che ho lanciato va in questa direzione, la legalizzazione degli spray di difesa contro gli orsi (versioni più potenti di quelli al peperoncino per l’uomo) utilizzati già in tutti i grandi parchi mondiali e incredibilmente mai richiesti finora come sistema almeno di difesa personale per tutti i frequentatori della montagna in zone critiche. Il peggio è sapersi senza mezzi per difesa di fronte alla forza di un orso.

Si tratta di spray che non sono ammessi in Italia ma lo dovranno essere se vorremo dotare chi almeno vive in montagna del primo presidio di sicurezza personale, di autodifesa. Una Proposta di legge è già pronta e sarà depositata nelle prossime ore a mia firma per dare il tangibile segnale di una strada imboccata per non fare sentire soli i residenti. Ma poi si dovrà intervenire alla radice del problema creato dal progetto Life Ursus letteralmente sfuggito di mano.

 

Una mia interrogazione è stata già presentata alla Camera rivolta in primo luogo al ministro per l’ambiente:

In essa si premette che “nella notte fra mercoledì 5 e giovedì 6 aprile è stato ritrovato il corpo senza vita di un uomo di 26 anni, Andrea Papi, morto in seguito all’aggressione di un orso, come chiarito dall’esame autoptico, mentre si trovava in località Contre, in Val di Sole (Trento), nel territorio del Comune di Caldes, per un’escursione nelle vicinanze di casa;

tra il 1999 e il 2002, in virtù del progetto Life Ursus avviato fra il Parco Adamello-Brenta, la Provincia autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, usufruendo di un finanziamento dell’Unione Europea, fu rilasciato un ristretto numero di orsi nati in libertà in Slovenia meridionale al fine di ricostituire un nucleo vitale di plantigradi nelle Alpi Centrali. A oggi se ne contano oltre 100 esemplari, concentrati nel Trentino occidentale, una zona ad antropizzazione diffusa, che rappresentano un problema per l’economia, l’agricoltura e il turismo visto che, attratti anche dalle colture, si spingono fino a valle oltre ovviamente a condividere aree frequentate da escursionisti, come ripetutamente segnalato con crescente allarme da sindaci e cittadini;

in seguito alla morte del giovane Andrea Papi, il Presidente della Provincia autonoma di Trento Fugatti ha emanato un’ordinanza urgente di abbattimento del predatore responsabile dell’uccisione, una volta identificato, oltre a quello di altri orsi presenti in zona e ritenuti problematici;
Il progetto slide Ursus prevedeva una diffusione delle colonie di orsi anche nelle regioni contermini e comunque una diffusione degli stessi nel territorio, il che non è avvenuto;

la gestione del patrimonio dei grandi predatori impone interventi non più rinviabili e in linea con tutti i più recenti passi intrapresi dal governo, che in ogni caso ogni provvedimento (compreso il trasferimento di gruppi di orsi) impongono un piano di larga prospettiva anche temporale e che le popolazioni che convivino nei territori di insediamento degli orsi attendono.

Interventi che possano, anche a seguito della letale aggressione, oltre a ricercare responsabilità anche prevenire ulteriori episodi di attacco all’uomo;
Le attività turistiche delle zone di insediamento di grandi predatori (in avvio di stagione estiva) rischiano di essere esposte alle conseguenze del drammatico episodio di aggressione mortale sui sentieri di una delle valli simbolo del Trentino dopo le storiche conseguenze subite da agricoltura e allevamento di montagna; negli ultimi anni, proprio in seguito al ripopolamento della zona, si sono registrate decine di aggressioni di orsi ai danni di uomini fra Rabbi, Pinzolo, Cadine, Monte Peller e Andalo, come denunciato dagli organi di stampa, e solo per puro caso non mortali;”.

 

Da qui la richiesta di sapere
Quali ulteriori azioni saranno messe in campo
“- per una valutazione della gestione della fauna predatoria in Trentino in particolare dopo l’avvio del progetto Life Ursus e sull’allestimento delle misure di prevenzione poste in essere dalle autorità locali preposte;
– per creare le condizioni di tutela dell’incolumità dei residenti, operatori economici che vivono ed operano in aree a rischio presenza di grandi predatori, ed anche dei turisti;
– per garantire la legalizzazione di strumenti di difesa personale adeguati a fronteggiare incontri a rischio con animali aggressivi disponendo regole di ingaggio certe e disposizioni quadro per la tutela della incolumità personale nei territori in cui sia riconosciuta la presenza di grandi predatori”.

 

 

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Alessandro Urzì
Capogruppo FdI in Commissione affari costituzionali della Camera

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