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NURSING UP TRENTO * TRENTINO EMERGENZA 118 – CAVALESE: HOFFER, « IL PERSONALE LAVORA IN SITUAZIONE DI CRITICITÀ E DISAGIO, NEL TOTALE DISINTERESSE DELL’APSS »

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07.12 - venerdì 10 febbraio 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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I PROFESSIONISTI DELL’EMERGENZA 118 CONTINUANO AD OPERARE IN CONDIZIONI LOGISTICO-ORGANIZZATIVE DIFFICILI: È TOTALE IL DISINTERESSE DELL’AZIENDA SANITARIA.

Pare proprio che per l’Azienda Sanitaria Trentina la buona manutenzione delle sedi di Trentino Emergenza 118 non siano una priorità, così come il benessere psicofisico dei professionisti che vi lavorano. Negli ultimi anni sono state inviate diverse lettere all’ APSS, da parte del personale e dalla nostra organizzazione sindacale, per segnalare una situazione di criticità e disagio, ma non è mai arrivata nessuna risposta, nessun segno di vita, come direbbe appunto chi lavora nell’emergenza, a questo punto questa azienda sarebbe lei stessa da rianimare.

A Trento la sede di Via Paolo Orsi si trova in un seminterrato, mentre a Cavalese permane una situazione logistica particolarmente problematica. Quella sede è dislocata in vari punti del presidio ospedaliero, spogliatoi con bagni e docce per trenta persone, promiscui donne e uomini al 4° piano lato Ovest dell’ospedale.

Al piano terra lato Sud c’è l’ufficio-soggiorno, luogo sia di lavoro che di attesa ed è difficile conciliare la concentrazione di chi presta l’attività in un settore delicato come quello dell’emergenza, in attesa di una chiamata. D’altra parte sappiamo tutti che il lavoro nei servizi di emergenza prevede momenti concitati e di grande attività e momenti di attesa.

Infine sul lato Nord si trovano garage e magazzino dispositivi, ambiente che non riesce a contenere tutte le ambulanze in dotazione, senza un’uscita di emergenza e senza aspiratore per i gas di scarico con una pessima qualità dell’aria; in questo locale il personale tra l’altro svolge l’attività di formazione e addestramento!

Vista la frammenta dislocazione dei locali, appare evidente la criticità riguardo all’organizzazione del servizio, che dovrebbe garantire i migliori tempi di intervento su un evento urgente, come è chiaro il disagio provato dai professionisti che devono condividere spazi e ambienti non idonei (basti ricordare la caduta del contro soffitto della scorsa estate mentre infermiere e l’autista erano fortunatamente fuori per una chiamata). Anche al piano terra il bagno è uno solo per donne e uomini ed è condiviso con tutto il personale del pronto soccorso, per arrivare a un totale di circa sessantacinque persone.

Una maggiore consapevolezza e considerazione dell’importanza del benessere del personale nei luoghi di lavoro sarebbe a questo punto doveroso e auspicabile. È questa l’attenzione che dimostrano i responsabili nei confronti del proprio personale, dopo l’enorme contributo garantito nell’emergenza covid?

 

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Cesare Hoffer- Coordinatore Nursing up Trento

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