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“NO TAV” – COORDINAMENTO TRENTINO * CIRCONVALLAZIONE – FESTIVAL ECONOMIA TRENTO: « LA PROPAGANDA DI MINISTRI E IMBONITORI, LA VERITÀ DI UN DISASTRO DA FERMARE »

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12.24 - domenica 5 giugno 2022

CIRCONVALLAZIONE TAV: LA PROPAGANDA DI MINISTRI E IMBONITORI, LA VERITA’ DI UN DISASTRO DA FERMARE

Ieri alle ore 17 presso il Teatro Sociale, il Ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini è intervenuto a una discussione dal titolo “Osservatorio PNRR, obiettivi raggiunti e criticità”. E’ stata l’ennesima passerella propagandistica per i progetti e le grandi opere finanziate con il PNRR, che significano in realtà devastazione ambientale e sociale per i territori in cui vengono realizzate e profitti esorbitanti per chi le realizza. Il tutto, ovviamente, condito da una retorica “green”, tanto più necessaria quanto più negata dai fatti, fino al punto da iscriverla orwellianamente nei nomi stessi dei ministeri (“Transizione Ecologica”, “Mobilità Sostenibile” eccetera).

Ma è stata un’occasione anche per noi per riportare un minimo di verità su quello che il PNRR rischia di significare per Trento, se dovessero partire i cantieri della Circonvallazione ferroviaria ad Alta Velocità/Alta Capacità. È vero: la Commissione Tecnica PNRR PNIEC ha espresso parere favorevole circa la V.I.A. della circonvallazione AC/AV di Trento. E c’è poco da esultare, soprattutto per chi abita in questa città. Anche i promotori della circonvallazione, tuttavia, hanno poco da festeggiare. Nella valutazione di impatto ambientale sono presenti alcune “prescrizioni” che se i realizzatori dell’opera esaminassero con onestà intellettuale, come farebbe chiunque abbia a cuore il bene, la salute e l’interesse di tutte e tutti noi, non potrebbero che condurre a constatare il fallimento del progetto e l’irrealizzabilità dell’opera.

Ma sappiamo anche che il finanziamento di 930 milioni di euro è una promessa capace di fare miracoli, così da trasformare in opera necessaria, fattibile e sostenibile, ciò che è inutile, impraticabile e ambientalmente devastante. Ritorniamo alle prescrizioni. Innanzitutto, nessuna delle “condizioni strutturali” che il Sindaco Ianeselli ed il Consiglio Comunale nel suo insieme avevano elaborato sono state inviate da RFI alla Commissione Tecnica PNRR PNIEC.

Quindi non sono state neppure esaminate e valutate. Non faranno parte del progetto i tanto pubblicizzati “cameroni” di San Donà per permettere in futuro che il traffico merci che non dovrà utilizzare l’Interporto prosegua verso Salorno. Così come non ci saranno le discutibili misure pensate per mitigare gli effetti dell’attraversamento di Trento Nord, come il prolungamento della galleria artificiale verso nord all’uscita dello Scalo Filzi e il cantiere pilota sulle aree inquinate. I trionfalistici post su facebook del sindaco di Trento, dunque, non hanno altro senso che dimostrare la subalternità del Comune a RFI e il tradimento nei confronti degli abitanti. La commissione nella sua valutazione chiede la caratterizzazione e la gestione dei terreni movimentati nei siti drammaticamente inquinati con piombo tetraetile della ex Sloi e Carbochimica.

Questo mostra che la commissione non ha creduto alla criminale “furbata” di RFI che continua a negare che le terre sotto la ferrovia esistente siano inquinate e quindi mortalmente pericolose, se movimentate senza le necessarie tecniche e cautele. Una striscia di terra che passa fra due delle aree più inquinate al mondo, come può essere esente da piombo tetraetile solo per il fatto di essere, sulle carte del geometra di RFI, fuori dai confini della Sloi e della Carbochimica? Lo diciamo da mesi, lo ha detto l’APPA di Trento, adesso anche la commissione: quei terreni sono inquinati, pericolosi, vanno trattati con tecnica confinata e il materiale portato in discariche speciali. Aumentano i costi, aumentano i tempi.

Ma non basteranno certo delle prescrizioni, sebbene sulla carta vincolanti, a disinnescare la fame di profitto della macchina del TAV, se non si opporrà la popolazione. La commissione chiede il completo rifacimento degli studi su rumore e vibrazioni, degli studi su emissioni in atmosfera di sostanze nocive durante la lavorazione, e più congrui controlli delle acque superficiali e sotterranee. Ma fino ad ora che studi ha fatto RFI? Che valore avevano tutte le rassicurazioni che i proponenti, il Sindaco e il Presidente della Provincia di Trento facevano durante il dibattito pubblico? Nessuno! Pur rilevando interferenze con i vincoli paesaggistici ed ambientali di Villa Bortolazzi, la commissione non rileva nessuna prescrizione. Inoltre, non viene posta in rilievo l’alterazione del cronoprogramma dell’opera visto che i tempi di realizzazione non sono congrui con quelli previsti per le opere inserite nel PNRR, dato che i lavori propedeutici ed anticipati sono inseriti prima dell’appalto dell’opera stessa.

Chi realizzerà questi lavori? Questa evidente forzatura dei tempi di realizzazione, che quindi andranno ben oltre il 2026 previsto dal PNRR, non è solo un’ipoteca pesante per una città in cui si prevedono 50 ettari di cantieri, ma maschera il fatto che ad avvenuto sforamento dei tempi a pagare sarà, come sempre in queste grandi opere, la finanza nazionale e locale. Ovvero i soldi sborsati dai lavoratori e sottratti alla sanità, alla scuola, alle pensioni eccetera. In breve, la commissione riconosce che il progetto è carente dal punto di vista ambientale sotto moltissimi profili.

E ciononostante non boccia il progetto. Tutto questo mentre la società TIM srl, proprietaria dei terreni ex SLOI e Carbochimica propone un patto fra enti pubblici, proprietari e RFI per la “messa in sicurezza” dell’area. Si tratta di una bella copertura di cemento per tutta l’estensione delle aree inquinate, sopra le quali finalmente realizzare parcheggi, edifici, enormi tettoie fotovoltaiche, persino un palazzo da 15 piani. La bonifica è antieconomica, per i loro profitti, e ci vorrebbe molto tempo, mentre i soldi li vogliono tutti, maledetti e subito.

TIM dice che ha informato di questa proposta, pericolosissima per la salute di tutti noi, Provincia e Comune. I quali, guarda caso, per un verso tacciono, per altro verso si danno da fare… Così la recentissima legge provinciale n. 4/2022 indica proprio le aree Sloi e Carbochimica come possibili luoghi dove ospitare impianti e centrali fotovoltaiche, come nel progetto di TIM. E non è un caso neppure che nelle ultime settimane il sindaco, nelle sue dichiarazioni, usi i termini “bonifica” e “messa in sicurezza” come sinonimi, laddove solo la prima prevede il disinquinamento.

Siamo al palese e ignobile tentativo di coprire sotto una colata di cemento non solo i veleni, ma anche la verità e la tragica storia di quei luoghi. Ancora una volta la salute nostra e dell’ambiente in cui viviamo viene messa a rischio in nome del profitto! Ancora una volta solo uno scatto di dignità e di coraggio dei trentini può impedire un disastro che è già annunciato. La storia della SLOI ci insegna che fu la rabbia degli abitanti a costringere il sindaco a chiudere la fabbrica dopo la scampata esplosione del 1978.

Lo stesso sforzo collettivo serve oggi per la tutela delle acque della Marzola, della terra di Mattarello, delle case di San Martino, del versante franoso della Collina Est, oltre che della salute di tutti e tutte noi. Per questo vi invitiamo tutte e tutti il 25 e 26 giugno a due giornate di assemblee discussioni e festa al terreno di Acquaviva Resistente, a Mattarello, per costruire insieme un’opposizione efficace.

AVANTI CONTRO IL TAV E LA SUA DEVASTAZIONE!

 

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Coordinamento Trentino No Tav

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