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MEDIOBANCA * PRINCIPALI SOCIETÀ ITALIANE: « LA CLASSIFICA È DOMINATA DA TRE GRUPPI ENERGETICO-PETROLIFERI PUBBLICI, ENEL (€84,1MLD) – ENI (76,6) – GSE (54,4) »

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16.04 - martedì 8 novembre 2022

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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L’Area Studi Mediobanca presenta la 57esima edizione dello studio sulle Principali Società Italiane.
Lo studio analizza i bilanci relativi all’esercizio 2021 di 3.442 aziende, suddivise in base al settore in cui operano. Nel dettaglio: 2.613 società industriali e di servizi, 240 holding, 28 sim, 28 società di leasing, 38 di factoring e credito al consumo, 387 banche e 108 assicurazioni.
La ricerca contiene inoltre un approfondimento sulle 26 imprese manifatturiere del IV Capitalismo più dinamiche e profittevoli.
La documentazione è disponibile per il download sul sito www.areastudimediobanca.com ***
La Top 20 delle industriali e dei servizi: solo sei manifatturiere e cinque a controllo privato italiano

La classifica dei fatturati 2021 dell’industria e dei servizi – disponibile nell’Allegato 1 – è dominata da tre gruppi energetico-petroliferi pubblici (gli unici con vendite superiori a 50 miliardi): Enel (€84,1mld), Eni (€76,6mld) e GSE (€54,4mld). Le posizioni successive si aprono ad altri settori, come il manifatturiero che si impone con FCA Italy in quarta posizione (€21,9mld) e i servizi guidati da Telecom in quinta (€15,1mld). Si conferma sesta la meccanica Leonardo (€14,1mld). Sale invece di due gradini Prysmian (gomma e cavi), settima con vendite pari a 12,7 miliardi di euro, che scalza Ferrovie dello Stato ottava (11,7€mld) e in regresso di un posto. Ne guadagnano ben sette le energetiche Edison e A2A, nona e decima con fatturati pari rispettivamente a 11,7€mld e 11,3€mld. Allo stesso settore appartiene l’undicesima impresa, Hera (10,5€mld), in salita di tre posti. Seguono, Edizione (9,8€mld, -4 posti) ormai priva di Autostrade per l’ltalia e Poste Italiane (8,9€mld, -3), mentre la petrolifera Saras – Raffinerie Sarde guadagna 8 posizioni (€8,6mld). La prima e unica azienda del panorama della distribuzione moderna italiana nella Top20 è Superit, holding che controlla Esselunga, che occupa la quindicesima posizione con vendite pari a 8,5 miliardi di euro, in discesa di 4 posizioni. Chiudono la graduatoria la metallurgica Marcegaglia Holding che sale di 8 posti con vendite pari a 8 miliardi di euro, l’alimentare Parmalat (8€mld, -5 posizioni), le due petrolifere Kuwait Petroleum Italia e Esso Italiana (in salita rispettivamente di 17 e 7 posti con vendite pari a 7,6€mld e 7,4€mld) e, infine, in discesa di 7 posti e in ventesima posizione l’impiantistica Saipem (6,9€mld).
Nel complesso, diciassette imprese delle prime venti hanno messo a segno uno sviluppo del fatturato, sia per i maggiori prezzi delle materie prime, sia per l’incremento dei volumi venduti oltre che per effetto di alcune operazioni di M&A. Le prime venti posizioni sono occupate da nove imprese a controllo pubblico, cinque a controllo privato italiano e sei a proprietà estera; nove appartengono al settore energetico (petrolifero o energia elettrica), sei alla manifattura e cinque alla gestione di infrastrutture o ai servizi (commerciali, di telecomunicazioni, di ristorazione, postali, distributivi o di trasporto).
Delle 1.763 imprese con graduatoria, sono 227 quelle con vendite superiori al miliardo (erano 187 nella scorsa edizione).
I conti parziali del 2022 delle prime 20 imprese industriali in graduatoria (semestrali o relativi al terzo trimestre 2022) – ove disponibili – mettono in luce fatturati ancora in forte crescita. In particolare, si segnalano le performance di Enel e Eni che, nei resoconti intermedi di gestione al 30 settembre 2022, hanno dichiarato ricavi della gestione caratteristica superiori ai 100 miliardi di euro, in crescita rispettivamente dell’84% e del 102,7% rispetto al terzo trimestre 2021. I conti dei nove mesi sono inoltre già disponibili anche per Edison (vendite in crescita del 233,5% rispetto al medesimo periodo riferito al 2021), Saras (+106,3%), Saipem (+46,1%) e Leonardo (+4%). Ad oggi non risultano invece ancora pubblicati i resoconti della terza trimestrale di A2A che ha chiuso la semestrale 2022 con fatturato in crescita del 145,3%, Hera (+113,9%), Prysmian (+31,7%), Ferrovie dello Stato (+16,5%), Poste Italiane (+2,7%) e di Telecom e Superit, che hanno chiuso con giro d’affari pressoché invariato.
Le classifiche per dipendenti e risultato netto
Gli Allegati 2 e 3 mostrano le classifiche per dipendenti e risultato netto. Il gruppo con il maggiore numero di dipendenti è Poste Italiane con 121.423 unità, in calo del 2,6% sul 2020. Segue Ferrovie dello Stato (81.906, +0,6%). Sopra le 50mila unità troviamo Edizione (68.922, +19,6%), Enel (66.279, -0,7%) e Leonardo (50.413, +1,1%). Appena sotto la soglia delle 50mila unità Telecom Italia (47.930, -2,4%).
La graduatoria dei maggiori “datori di lavoro” sul solo territorio italiano vede in prima posizione Poste Italiane i cui 121.423 dipendenti sono tutti nazionali; circa 72,9mila dipendenti di Ferrovie dello Stato (l’89% del totale) operano in Italia (poche migliaia fanno capo alle controllate estere) e ne fanno il secondo gruppo domestico davanti a Telecom con poco più di 38,3mila unità a fine 2021, seguita da Leonardo (31,7mila), Enel (30,3mila), Superit (25.410 dipendenti tutti nazionali) e Eni con circa 20,6mila, ultimo gruppo sopra le 20mila teste in Italia.
Considerando inoltre le aziende che ruotano nell’orbita degli Agnelli incluse nella graduatoria, il personale impiegato aggregato è pari a circa 67mila unità.
Poste Italiane si contraddistingue anche per l’alto numero di dipendenti donne occupate:
64,4mila ovvero il 53% del totale. Incidenza ancora più alta, pari al 90%, per Calzedonia Holding (36,7mila circa) e Almaviva – The Italian Innovation Company, 63,2% (28,2mila circa).
Sul fronte dei risultati netti, Eni è la regina degli utili, avendo chiuso il 2021 con 5,8 miliardi di euro, dopo la perdita di 8,6€mld del 2020. Seguono Enel con 3,2€mld (+22,2%) e Edizione che, con 1,6€mld, recupera la perdita del 2020 pari a 320 milioni di euro. Poste Italiane chiude a quota 1.578 milioni di euro (+30,7%). Al primo posto delle perdite si trova Telecom con 8,7€mld, ovvero il 57,2% del fatturato. Il risultato sconta gli effetti della svalutazione dell’avviamento domestico per 4,1 miliardi di euro e dello stralcio, pari a 3,8€mld, delle attività per imposte anticipate. Seguono Saipem con 2,5€mld (35,9% delle vendite) e FCA Italy con 1,5€mld (7% del fatturato).
Le Top20 della manifattura e i podi per settore
Considerando la sola manifattura (cfr. Allegato 4), le prime 20 aziende che ne costituiscono la graduatoria, realizzano un fatturato aggregato pari a 132,8€ mld ovvero 82,3€mld in meno rispetto a quanto cubato dal podio delle tre energetico-petrolifere commentato poco sopra. Il comparto più rappresentato all’interno della Top20 manifattura è quello meccanico con 8 aziende (FCA Italy, Leonardo, Saipem, Fincantieri, Iveco, Nuovo Pignone Holding, Ferrari e Sevel) di cui 6 produttrici di mezzi di trasporto, seguite da 4 alimentari (Parmalat, Cremonini, Barilla Holding e Veronesi Holding), 3 metallurgiche (Marcegaglia Holding, Riva Forni Elettrici e Chimet), 2 operanti nei beni per la persona e la casa (Buzzi Unicem e Prada), 2 nella gomma e cavi (Prysmian e Pirelli & C.) e una farmaceutica (A. Menarini Industrie Farmaceutiche Riunite).
Si evidenziano inoltre i podi di alcuni significativi comparti manifatturieri (cfr. Allegato 5). Nell’alimentare, la regina è Parmalat con 8€mld, seguita da Cremonini (4€mld) e Barilla Holding (3,9€mld). Sofidel è la prima del settore cartario con fatturato pari a 2,1€mld davanti a Burgo Group (1,6€mld) e Fater (1,2€mld). Nel chimico la medaglia d’oro va a Mapei (3,3€ mld) che precede Basf Italia (2,2€mld) e Gaia Holding casamadre del gruppo Adler Plastic (1,5€mld). Il podio del comparto elettrodomestici è composto da De’ Longhi (3,2€mld), Whirlpool Emea (2,4€mld) e Candy (1,9€mld). A. Menarini Industrie Farmaceutiche Riunite, con fatturato pari a 3,9€mld è prima nel farmaceutico e precede Chiesi Farmaceutici (2,4€mld) e Angelini Finanziaria (€1,7mld). Nel sistema del Legno-Arredo svetta Inca Properties, capogruppo di Friul Intagli Industries che, con un giro d’affari pari a 0,8€mld, occupa il primo gradino del podio davanti a Saviola Holding (0,7€mld) e Haworth Italy Holding (0,5€mld) che tra le sue controllate annovera Poltrona Frau, Cassina e Luxury Living Group. La Top3 delle aziende metallurgiche vede al primo posto Marcegaglia Holding con vendite pari a 8€mld, al secondo Riva Forni Elettrici (4,38€mld) e al terzo Chimet (4,36€mld). Infine, nella Moda e Accessori la prima è Prada (3,4€mld) e precede Calzedonia Holding (2,5€mld) e Gucci Logistica (2,1€mld).
Straordinarie le performance del IV Capitalismo: 26 imprese brillano più delle altre
Sono 26 le società dinamiche del Quarto Capitalismo italiano, ossia quelle della fascia dimensionale intermedia nel sistema economico italiano, cresciute per fatturato e redditività sia rispetto al 2020 sia rispetto ai livelli pre-pandemia. Si tratta di aziende che nel 2021 hanno realizzato un incremento delle vendite pari almeno al 20% sul 2020 e al 40% sul 2019 e un’incidenza del risultato sul fatturato pari almeno al 4% negli esercizi 2019 e 2021. I loro dettagli sono disponibili nell’Allegato 6. Queste aziende virtuose sono state ordinate in base ad un Indicatore Globale di Performance calcolato al fine di analizzarne i profili reddituali, patrimoniali e di efficienza.
Tutte le 26 imprese sono eccezionalmente performanti, ma nelle prime dieci posizioni si concentrano quelle con i migliori indicatori: cinque hanno sede nel Nord Ovest (quattro in Lombardia e una in Piemonte), tre nel Nord Est (due in Emilia-Romagna e una in Veneto) e due nel Sud e Isole (una in Campania e una in Sicilia).
Si tratta di:
1. Copan Italia (Bs), leader mondiale nella produzione di tamponi per la batteriologia e
di sistemi per la biologia molecolare. Nel 2021, grazie agli investimenti avviati nel corso dell’anno precedente, è riuscita a fronteggiare l’ulteriore aumento della domanda e a rispondere alle nuove esigenze in campo diagnostico, realizzando un fatturato pari a 395 milioni di euro in incremento del 179,2% rispetto al 2019. Le sue esportazioni contano per l’84,2% del fatturato. L’Ebit Margin è pari al 36,9%.
2. Technoprobe (Lc), innovativo produttore di “probe card” (schede sonda), dispositivi hi- tech per testare il funzionamento dei chip durante il loro processo di costruzione per i settori della telefonia, dei computer e dell’automotive. Il fatturato 2021, pari a 392 milioni di euro, ha registrato un incremento del 104,7% rispetto al 2019, grazie all’acquisizione di nuove quote di mercato. Le esportazioni coprono il 97,5% delle vendite e sono rivolte prevalentemente verso Asia e America. L’Ebit Margin è pari al 37,1%.
3. Arturo Salice (Co), operatore del comparto legno-arredo, produce cerniere per mobili. I ricavi 2021, pari a 145 milioni di euro, hanno registrato un incremento del 58,9% grazie alla flessibilità produttiva e alla costante ricerca di prodotti innovativi. La quota export è pari al 78%, l’Ebit Margin al 25,4%.
4. Sicit Group (Vi), attivo nella trasformazione dei residui dell’attività conciaria in biostimolanti per l’agricoltura, additivi per l’industria del gesso e grasso per la produzione di biofuel. Nel 2021 ha realizzato ricavi pari 82 milioni di euro (+44,3% rispetto al 2019) grazie ai maggiori volumi venduti in prevalenza ai Paesi europei e APAC. Le esportazioni valgono il 72,5%, l’Ebit Margin è pari al 28,8%.
5. U-Power Group (No), produttore di dispositivi per la protezione individuale negli ambienti di lavoro, in particolare di calzature antinfortunistiche e abbigliamento tecnico. Nel corso del 2021 sono stati introdotti nuovi prodotti ad alto contenuto tecnico e sono proseguite le campagne di marketing e le sponsorizzazioni che hanno permesso di consuntivare vendite pari a 230,1 milioni di euro in incremento del 44% rispetto al 2019. La quota export è pari al 47,3% e l’Ebit Margin al 22,6%
6. Omer (Pa), azienda attiva nella progettazione e costruzione di componentistica e arredi interni di mezzi di trasporto ferroviario. Tra il 2019 e il 2021 il fatturato, pari a 54,3€mln, si è incrementato del 75,1% grazie allo sviluppo della domanda supportata dall’entrata in funzione di nuovi impianti e al consolidamento integrale, a partire dal maggio del 2021, di OMER North America Corp. Le esportazioni contano per il 46,4% del fatturato. L’Ebit Margin è pari al 25,4%.
7. Novabell – Ceramiche Italiane (Re), produttore di piastrelle in ceramica per pavimenti e rivestimenti. Vanta un’alta quota di esportazioni pari all’88,8% del fatturato. Quest’ultimo, pari a 76,6 milioni di euro, ha registrato un incremento pari al 40,6% rispetto al periodo pre-pandemico grazie allo sviluppo della domanda. L’Ebit Margin è pari al 12,7%. 8. Trafileria A. Mauri e Figli (Lc), produttore di trafilati in acciaio. Ha goduto dell’incremento del prezzo dell’acciaio, ma anche dei maggiori volumi venduti che hanno portato le vendite a 127,6€mln (+58,5%) per una quota export pari al 59,6% e un Ebit Margin al 18,9%.
9. La Regina di San Marzano di Antonio Romano (Sa), azienda attiva nella produzione di sughi pronti e conserve di pomodoro. Si rivolge in prevalenza ai mercati internazionali dove vende il 92,7% del fatturato totale che, nel 2021, è stato pari a 184,6€mln (+112,6% sul 2019 grazie all’espansione del settore retail e ai maggiori volumi di vendita alla statunitense Rao’s Specialty Foods Inc., suo cliente di punta). L’incidenza del Mon sul fatturato è pari al 9,6%.
10. Immerfin (Re), controllante di Immergas, produttore di caldaie a gas. I ricavi 2021 pari a 402,8€mln si sono incrementati rispetto al 2019 (+41,4%) grazie all’aumento della domanda trainata dagli incentivi del Governo per favorire l’efficienza energetica. Le esportazioni contano per il 44,7% del fatturato totale. L’Ebit Margin è pari al 14,7%.
Banche (Allegato 7)
Nel 2021 la classifica delle prime 20 banche italiane (in base al totale attivo tangibile) non subisce notevoli variazioni, con Intesa Sanpaolo prima a 1.059,5€mld (+6,5% rispetto al dato 2020) davanti a UniCredit (914,5€mld, -1,6%) e CDP – Cassa Depositi e Prestiti (412,9€mld, +0,6%). Rispetto all’edizione precedente, fa il suo ingresso nella Top20 (per la prima volta), la Banca di Credito Cooperativo di Roma, ventesima con 15,1€mld di totale attivo tangibile (+5,1%), mentre ne esce il gruppo Creval, incorporato nel corso del 2021 da Credit Agricole Italia che occupa la settima posizione, dietro a Banco BPM, Banca Monte dei Paschi di Siena e BPER Banca. Le prime due banche hanno un attivo tangibile pari al 111% del PIL italiano.
L’attivo tangibile degli Istituti italiani ammonta a 2.909€mld di euro in incremento del 6,3% sul 2020 (dati non consolidati).
Circa la qualità del credito, dopo il picco del 2015 (€198mld), a fine 2021 la massa dei crediti deteriorati netti degli Istituti ammonta a €37mld, in diminuzione del 24,8% rispetto al 2020 ovvero 12€ miliardi in meno di cui metà relativa a sofferenze e il resto a inadempienze probabili (UTP).
Il Total Capital Ratio di Sistema si attesta al 19,1% confermandone la solidità patrimoniale.
In generale si segnala il miglioramento del cost/income ratio (dal 77,4% del 2020 al 73,1% del 2021), la lieve diminuzione del margine di interesse (-0,4% sul 2020), l’incremento dei ricavi (+2,1%) nonostante il decremento dei dividendi incassati (-28,6%) e un Roe di sistema positivo (+9,9%).
L’utile aggregato è stato pari a 19,7€mld (+23,6€mld sul 2020). Qui spicca il risultato delle Commerciali a 15,7€mld, influenzato dagli utili di UniCredit con 10,4€mld (di cui 7,3 per rivalutazioni di partecipazioni) e Intesa Sanpaolo con 2,9 miliardi di euro.
Nel 2021 è proseguita la politica di aggregazioni tra Istituti (nel decennio si è passati da 541 a 347, 194 in meno). Su tutte si ricorda l’incorporazione di Ubi Banca da parte di Intesa Sanpaolo e 12 operazioni da parte delle BCC (percorso iniziato nel 2016). Queste ultime hanno aderito ai 3 principali gruppi cooperativi: Cassa Centrale Banca (71 Istituti), Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea (129) e Casse Raiffeisen (34).
Dai dati sull’occupazione, emerge la diminuzione della forza lavoro pari al 2,1% (poco meno di 5.600 unità, per lo più nelle banche Commerciali) dovuta in gran parte ad incentivi all’esodo. Complessivamente, negli ultimi dieci anni, il taglio è stato di 52mila unità (-13,3%).
Infine, si segnala la chiusura di più di 1.500 sportelli (-6,8%, dai 22.675 del 2020 ai 21.126 del 2021). Estendendo il confronto a inizio decennio, la contrazione è pari al 34%.
Assicurative, Holding, SIM, leasing, credito al consumo e factoring (Allegati 8,9)
Nel comparto assicurativo, Generali mantiene il dominio assoluto della Top10 dei gruppi con premi lordi che, grazie alla sua struttura multinazionale e al consolidamento integrale del gruppo Cattolica Assicurazioni nel 2021, ammontano a €74,3mld ovvero il 57% del totale realizzato dall’intero comparto. Seguono il gruppo Poste Vita (€17,9mld) e Unipol Gruppo (€12,3mld).
Enel è ancora una volta prima nella classifica delle holding italiane con investimenti finanziari pari nel 2021 a €68,4mld e precede Ferrovie dello Stato (con €49,3mld) seguita da Nexi (€15,2mld), terza classificata.
Tra le SIM, domina Sanpaolo Invest Sim, unica società con un margine di intermediazione superiore ai 100 milioni (163,4 milioni nel 2021), seguita da Cordusio Sim (€83,8mln) ed Equita Sim (€74mln).
UniCredit Leasing guida la classifica delle 28 società di leasing chiudendo il 2021 con attivi per locazione pari a €9,7mld, più del doppio di quanto consuntivato da Alba Leasing (€4,8mld) e da UBI Leasing (€4,3mld) che la seguono in graduatoria.
Findomestic Banca è la prima delle società di factoring e credito al consumo, con crediti finanziari pari a €20mld davanti a FCA Bank (€14mld) e Agos-Ducato (€13,3mld).

 

 

 

 

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