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MEDIASET – ITALIA 1 * “ LE IENE – THYSSENKRUPP “: “ IL PROCEDIMENTO A CARICO DEI DIRIGENTI TEDESCHI POTREBBE ESSERE ARCHIVIATO, DOMANI IN PRIMA SERATA » (VIDEO + INTERVISTE )

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17.50 - lunedì 18 febbraio 2019

Thyssenkrupp: il procedimento a carico dei dirigenti tedeschi potrebbe essere archiviato.  “Nel dicembre 2018, una mozione, presentata dalla difesa dei due condannati, ha richiesto l’archiviazione del caso. Questa mozione dice che la sentenza italiana non è legalmente eseguibile in Germania”

Domani, martedì 18 febbraio, in prima serata su Italia 1, nuovo appuntamento con “Le Iene Show”. Conducono Alessia Marcuzzi e Nicola Savino con la Gialappa’s Band.

Alessandro Politi è tornato a occuparsi del processo per la strage della Thyssenkrupp, nella quale, la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, persero la vita sette operai durante l’incendio della Linea 5 dello stabilimento torinese.

Nel 2016 la Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva le condanne emanate durante il processo di appello nei confronti dei dirigenti responsabili: Cosimo Cafueri (Responsabile della sicurezza) condannato a 6 anni e 8 mesi; Marco Pucci (Consigliere del CDA), 6 anni e 10 mesi; Raffaele Salerno (Direttore dello stabilimento di Torino), 7 anni e 2 mesi; Daniele Moroni (Dirigente area tecnica e servizi), 7 anni e 6 mesi. Contestualmente sono stati condannati, per reati di omicidio colposo e di incendio colposo, anche due dirigenti tedeschi: Harald Espenhahn (Amministratore Delegato del gruppo), a 9 anni e 8 mesi, e Gerald Priegnitz (Consigliere), a 6 anni e 10 mesi.

Il giorno dopo la pronuncia della sentenza, i quattro dirigenti italiani si sono consegnati spontaneamente per scontare la propria pena; mentre i due manager tedeschi si trovavano nel loro paese di origine. Le autorità italiane hanno quindi richiesto a quelle tedesche di procedere all’arresto dei due manager e di portarli in Italia. La richiesta è stata fin da subito rifiutata in quanto i due condannati rivendicano il diritto di scontare la propria pena in Germania.
A oggi, sia Espenhahn che Priegnitz sono a piede libero.

Nel nuovo capitolo dell’inchiesta, la Iena intervista il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a seguito del suo incontro con la omologa tedesca, Katarina Barley.
Alessandro Politi, inoltre, si reca in Germania e incontra Armin Laschet, Primo Ministro Lander Renania – Vestaflia, e Johannes Hidding, giudice del Tribunale di Essen informato sul caso, che rivela che il procedimento per la carcerazione dei due manager potrebbe essere archiviato.

 

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Di seguito, l’intervista al Ministro Alfonso Bonafede:

Ministro: La ministra Barley (Ministro della Giustizia tedesco, ndr.) concorda sul fatto che ogni volta che vengono violati i diritti devono essere risarciti, che chi ha sbagliato deve pagare e su questo non ci sono dubbi.

Lei mi dice: “Si, ma in Germania vale la separazione dei poteri quindi io come Ministro della Giustizia non posso andare a dire ai magistrati cosa devono fare e in quanto tempo, perché il giorno dopo teoricamente mi dovrei dimettere”.

Lei mi ha posto la separazione dei poteri come elemento ostativo rispetto a qualsiasi invasione di campo. Da quello che sappiamo noi stanno verificando che tutto proceda regolarmente.

Iena: Chi è effettivamente il vero responsabile, chi in questo momento può decidere?

Ministro: Loro, a differenza dell’Italia, hanno il ministro federale che, diciamo, è il mio omologo. E dopo hanno il ministro territoriale.

 

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Di seguito, l’intervista ad Armin Laschet:

Iena: Mi chiamo Alessandro Politi del programma italiano “Le Iene”. Siamo venuti dall’Italia apposta per incontrarla. Abbiamo solo qualche domanda da farle, la prima è questa: lei dice sempre che l’Europa è il futuro, giusto?

Laschet: Si, si. È vero.

Iena: Quindi, qual è il rapporto tra Germania e Italia?

Laschet: Si, l’Italia è uno degli stati più importanti dell’Unione Europea e l’Italia è veramente importante per il processo di unificazione dell’Europa. So che in Italia adesso c’è una situazione difficile ma noi speriamo che l’Italia, seguendo i suoi valori e i principi dell’Europa, possa riprendersi.

Iena: Quello che dice è fantastico. Ma cosa ne pensa del caso Thyssenkruup? E che i due manager tedeschi, a distanza di quasi tre anni dalla condanna definitiva, siano ancora liberi?

Laschet: Stiamo discutendo per trovare una soluzione, però questa è una domanda giuridica di cui si stanno già occupando le istituzioni.

Iena: Si, ma lei è l’istituzione…

Laschet: Il Primo Ministro non può interferire con i procedimenti giudiziari.

Iena: Però lei può almeno supervisionare?

Laschet: …

Iena: Lei sa dirci quando la Germania arresterà i due manager?

Laschet: Ti ho già risposto che le istituzioni se ne stanno occupando per trovare una soluzione.

Iena: Ma una data, non c’è una data?

Laschet: La risposta è che non so cosa stiano negoziando ma troveremo una soluzione a questo caso. Però, non tramite i politici ma grazie alle istituzioni.

 

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Di seguito, il colloquio con Johannes Hidding:

Hidding: Quando questo caso è arrivato nei nostri uffici abbiamo scoperto che mancavano dei documenti. Non ricordo esattamente cosa mancasse ma erano documenti relativi alle sentenze italiane (i documenti relativi alla sentenza di condanna del 2016 che le autorità tedesche dicevano di aver perso. Una volta ricevuti, ne hanno richiesti di nuovi, ndr.).
L’anno scorso, nel dicembre 2018 poco prima di Natale, una mozione, presentata dalla difesa dei due condannati, ha richiesto l’archiviazione del caso.

Iena: Cosa significa?

Hidding: Sostanzialmente questa mozione dice che la sentenza italiana non è legalmente eseguibile in Germania. Il procedimento in Italia era imperfetto e non è stato eseguito correttamente. La mozione è composta da almeno 20/30 pagine.

Iena: Ma perché sta ridendo? Non è divertente…

Hidding: Ehm… Io… Forse… Non lo so.

Iena: C’è una data?

Hidding: La decisione finale potrebbe avere due diversi scenari: da una parte è possibile che ritenga la sentenza italiana eseguibile condannando i due imputati, se la sentenza è legittima non ci saranno più discussioni. Tra un paio di settimane, massimo un mese, si dovrebbe arrivare a una decisione. Il giudice prenderà una decisione definitiva.

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