(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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UN’ALTRA SUORA DENUNCIA ABUSI DEL PRETE STAR MARKO IVAN RUPNIK
KLARA, EX SUORA: «Dopo un ritiro spirituale Padre Rupnik
Mi ha salutato e mi ha abbracciato forte. Mi ha baciato dicendomi “Sai, questo lo faccio solo per te”. E io sono rimasta lì, confusa». «Una volta mi chiese se in un rapporto a tre avrei preferito due donne e lui, oppure due uomini e me. Dovevo scegliere io».
Il Cardinale Angelo De Donatis, raggiunto dall’inviata:
«Se penso che la Chiesa debba dare una risposta chiara, a 5 anni dalla scomunica? Penso che lo farà, sì. La verità sembra piccola, ma poi si fa strada piano piano. È come una fiammella: bisogna solo avere la pazienza di aspettare. Credo che saranno gli organi competenti a fare chiarezza».
Una ex suora slovena, Klara, per la prima volta ha deciso di raccontare – secondo la sua versione – gli abusi che avrebbe subito da padre Marko Ivan Rupnik, sacerdote sloveno e rinomato artista cattolico, celebre per i suoi mosaici presenti in oltre 220 chiese e santuari in tutto il mondo.
Nel nuovo servizio di Roberta Rei e Marco Occhipinti, in onda questa sera su Italia 1 in prima serata a Le Iene Show, la testimonianza esclusiva della donna.
Klara racconta che sarebbe stata avvicinata da Rupnik ancora sedicenne, nel 1980, quando svolgeva il tirocinio in una clinica a Lubiana, dove il sacerdote era ricoverato per un’infezione e la invitò ad unirsi ad un gruppo di giovani che frequentava la sede dei gesuiti. Poi dopo otto anni diventerà anche lei una suora della nuova comunità Loyola, in Slovenia.
Roberta Rei: “Com’era lui nei tuoi confronti?”.
Klara: “Lui sapeva benissimo dove qualcuno ha il punto debole. Io, nella mia infanzia, non ho ricevuto la tenerezza del mio papà. E lui si è presentato come un salvatore, anche per questo”.
“Quindi una figura paterna?”.
Klara: “Sì, nel senso che può essere tenero con me che mi abbraccia, mi bacia”.
Klara racconta che sin da subito sarebbero iniziate le prime dimostrazioni di affetto espresse fisicamente.
Klara: “Dopo un ritiro spirituale ha salutato anche me e mi ha abbracciato forte. Mi ha baciato così e dice ‘Sai, questo lo faccio solo per te’. E io sono rimasta lì, confusa. È qualcosa che m’ha scosso”.
Prima di prendere i voti, Klara aveva ricevuto una proposta di matrimonio. Dopo averlo riferito, fu convocata a Roma da padre Rupnik che, secondo il suo racconto, la rimproverò duramente sostenendo che, se non avesse scelto la comunità, non stava scegliendo Cristo. Klara racconta di essersi spaventata e di aver così iniziato la sua vita nella ecclesiastica. La ex suora ricorda di essere andata a vivere in un appartamento a Lubiana con un’altra sorella e lì sarebbe avvenuta una delle prime esperienze più spinte con il sacerdote.
Klara: “Quando lei non c’era, lui – padre Rupnik, ndr – è venuto nell’appartamento. Ha parlato così, che mi vuole bene, che mi vuole aiutare e poi mi invitò al bagno e lui cominciava a masturbarsi davanti a me. E dopo di ciò, lui voleva che io continuassi e che faccio sesso orale. Spingendomi proprio la testa in basso. Quella volta non ho neanche sentito quanta violenza era su questo – si commuove, ndr -. Questo è successo un paio di volte poi più che altro questa minaccia dietro che non mi devo permettere di dire questa cosa a nessuno, che lui fa per il bene per me sempre era questa scusa. Sono rimasta scossa, molto scossa”.
“Qual era il tuo approccio alla sessualità, prima di allora avevi avuto esperienze fisiche o affettive?
“No. Non avevo mai avuto alcun tipo di contatto, ero molto chiusa su questi temi”.
“Ti parlava di sessualità?
“Sì, ma mi metteva profondamente a disagio. Una volta mi chiese se in un rapporto a tre avrei preferito due donne e lui, oppure due uomini e me. Dovevo scegliere io”.
“E tu?”
“Io penso che non ho dato una Don Milan Zust perché era proprio una cosa imbarazzantissima per me”.
Klara racconta di non essere stata in alcun modo disponibile rispetto a quegli inviti di fare sesso a tre. E a quel punto sarebbe stata mandata in Puglia da una signora che le è sembrato volesse in qualche modo prepararla a quel qualcosa a cui lei non era assolutamente pronta.
“Poi ti mandò in Puglia. Che successe lì?
“Mi accolse una donna. Mi sembrava volesse portarmi oltre dei limiti. Una sera, disse che sarebbe stato bello se ci fosse stato anche Padre Marko, e dice ‘ti immagini questo calice per bere pieno dello sperma di padre Marko, e che noi lo beviamo’. Io mi sono ritratta. Lei lo ha riferito a Rupnik, e da quel momento sono stata tagliata fuori, come se non esistessi più per lui”.
“Ma questa poteva essere la donna che lui usava per avviare alla sessualità altre suore?
“Sì. Nel mio caso specifico è proprio questo, che mi preparava proprio per questo campo”.
“Cioè non una guida spirituale ma una guida sessuale?
“Sì, sì, proprio come di prepararmi a come vivere questo rapporto a tre”.
“Ci furono altri episodi simili?
“Sì. Durante un ritiro spirituale mi ordinava più volte di andare da lui, di notte. Sempre di usare questo sesso orale”.
“Hai mai affrontato direttamente Padre Rupnik?
“Sì. Gli ho detto tutto quello che sentivo, gli dissi: ‘Tu sei responsabile di ciò che è successo, ho perso me stessa, la mia identità’. Lui mi guardò e disse: ‘Non so di cosa stai parlando, io non c’entro qui proprio niente’”.
“Cioè ha cancellato tutto quello che ti aveva fatto”.
“Tutto”.
“Hai parlato con altre ex sorelle?
“Sì. Almeno dieci donne che conosco hanno vissuto situazioni molto simili, tutte nella stessa comunità”.
“Se oggi potessi dirgli qualcosa, cosa gli diresti?
“Che ogni vita è sacra, di smettere di manipolare. Ma non credo si sia mai reso conto del male fatto”.
Roberta Rei: “Cosa è stato per te, Padre Rupnik?
“Un abusatore manipolatore. Sapeva come gestire tutto. Il fisico era solo uno degli ambiti, e prendeva sempre la cosa che a lui piaceva”.
“Come ha reagito la Chiesa rispetto a questi racconti?”
“Non ha reagito, ha solo coperto”.
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Nel frattempo, padre Rupnik e i sacerdoti della sua comunità avrebbero ottenuto in assegnazione un convento di suore, per decisione dell’ex Cardinale vicario del Papa, Angelo De Donatis. Una scelta che solleva perplessità, considerando il processo ancora in corso e i numerosi beni di cui la Chiesa dispone. Era davvero opportuno affidargli proprio un convento di suore?
Roberta Rei si è recata al Centro Aletti di Roma, dove ha incontrato don Milan Zust, ex gesuita ed ex superiore di padre Rupnik, per chiedere conto del trasferimento della comunità nel convento:
Roberta Rei: “Vi siete trasferiti qui? C’è anche padre Rupnik? Le suore ci sono?”.
Don Milan Zust: “No, le suore non ci sono”.
“Si sono spostate?”.
“Sì”.
Roberta Rei: “Dove sono? Perché è loro il convento, no? Vedo lei qui, che è stato per tanto tempo il superiore di padre Rupnik, quindi facciamo due più due”.
Don Milan Zust: “Ho chiesto se avete il permesso, perché qui è proprietà privata. O chiamiamo la polizia. Come mai potevate essere all’aeroporto? Di solito a nessuno è permesso stare lì”.
“È un problema che abbiamo fatto delle domande a padre Rupnik?”.
“Fate vedere le cose a tutto il mondo, e poi ognuno interpreta come vuole. Senza contraddittorio, giusto?”.
“Lei che ne pensa di questo caso?”.
“Intanto aspettiamo che sia concluso. Anche per noi è un peso”.
“Eh, però ci sono stati tanti anni di silenzio… quindi magari sarebbe il caso di dire qualcosa, no?”.
“Non volevamo dire nulla finché le cose non sono chiarite ad alti livelli, per non interferire.
“Però sono accuse gravi. Per questo dico: sarebbe meglio rispondere, non crede?”
“Aspettiamo il giudizio del tribunale in Vaticano”
“Allora può dire a padre Rupnik che noi, in qualsiasi momento lui voglia parlare con noi, ci siamo?”
“Sì, posso dirlo”.
“Lei ha sentito cosa raccontano le suore? Lei è un uomo di Chiesa, sì?”
“Sì”.
“Non andrebbe fatta chiarezza su questo? Se fosse vero?”
Silenzio
“Chi ha subito abusi all’interno della Chiesa, che deve fare?”
Silenzio
“Crede che questo silenzio sia d’aiuto? In cuor suo, le faccio questa domanda. Lei che è un uomo di Chiesa”
“Aspettiamo, come ho già detto prima. E poi non è che deve essere pubblico quello che facciamo”.
Roberta Rei: “È giusto che di certi casi se ne parli”.
Don Milan Zust: “Non è così facile, è molto più complesso”.
“Noi speriamo che questo silenzio finisca, e che chi ha avuto il coraggio di denunciare non passi dal silenzio all’oblio. Solo questo. Spero che se lo auguri anche lei”.
“Buona giornata. Grazie”.
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Infine, la Iena ha raggiunto il Cardinale Angelo De Donatis:
“Eminenza, a cinque anni dalla scomunica lei non ritiene che la Chiesa debba dare una risposta chiara?”
Il Cardinale ha risposto: “Penso che lo farà si”.
“Ritiene opportuna la sua decisione di aver messo padre Rupnik nel convento delle suore, alla luce delle accuse?”.
Il Cardinale ha risposto: “Io credo che il monastero avesse bisogno di una presenza. La verità sembra piccola ma poi si fa strada piano piano, è come una fiammella, quindi, bisogna solo avere la pazienza di aspettare. Credo che saranno gli organi competenti a fare chiarezza. Le suore sono serenissime e contente”.
Quando l’inviata ha fatto notare che non tutte le religiose coinvolte nella vicenda sembrano così serene,
De Donatis ha replicato: “Ah no, io parlavo delle nostre”.