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MASÈ (PRESIDENTE PRIMA COMMISSIONE PAT PERMANENTE) * DEFP: « GRADUALMENTE I COMUNI TORNANO A RESPIRARE, CON IL RINNOVO DEL PERSONALE E MAGGIORE AUTONOMIA GESTIONALE »

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06.53 - martedì 20 luglio 2021

Assieme ai Componenti della Prima Commissione permanente del Consiglio provinciale, che presiedo, ho da poco concluso l’esame della manovra di assestamento e l’approvazione del Rendiconto e del Documento di Economia e Finanza provinciale, momento in cui si fa la chiusura del bilancio precedente (rendiconto) ed una verifica sul bilancio annuale cercando anche di dare uno sguardo al futuro allargando l’orizzonte temporale, in questo caso dal 2022 al 2024. Ogni anno, quindi, in dicembre si imposta il lavoro sull’anno e sul triennio, aggiornando la programmazione e poi a luglio, definito l’avanzo di amministrazione, si va ad agire con interventi e misure correttive rispetto a quanto nel frattempo accaduto o resosi necessario.

Passaggio importante dell’estate è quindi proprio il Documento di Economia e finanza provinciale (DEFP) che, nella descrizione fatta dal collega Giorgio Tonini da queste pagine, sembra essere un compitino vuoto ed inadeguato ai tempi che stiamo vivendo. Pur apprezzando l’incontestabile caratura che sempre caratterizza le sue riflessioni, dall’altra trovo comunque ingenerose certe osservazioni. Innanzitutto per la struttura stessa del DEFP, che indica i cosiddetti “megatrend”, gli scenari di sviluppo per ogni tematica, la definizione delle criticità attuali, l’individuazione degli obiettivi di medio e lungo periodo, e i risultati attesi rispetto alle azioni mese in campo. È ben evidente quindi che il documento è tutt’altro che povero nel suo proiettare il Trentino in avanti, e credo sia riduttivo limitare la portata riformatrice del nostro sguardo al futuro solo perché non battezziamo tutti gli interventi sui vari temi riforma di questo o di quel settore.

Oltre a ciò, ricordo la rappresentazione, per cui è stato espresso trasversale gradimento in Commissione, nel DEFP attuale, dell’obiettivo programmatico di PIL che tiene conto delle risorse aggiuntive che possono essere mobilitate grazie ai provvedimenti provinciali adottati. In parole semplici, il conto di quanto determinate decisioni prese dal Governo provinciale, si ritiene, possano generare ricchezza e sviluppo, e quindi sostenere le nostre finanze. Per prendere queste decisioni, naturalmente, è necessaria pianificazione e ognuna di esse compone, se lette in maniera organica, non solo la risposta che questo Governo provinciale dà alla situazione attuale, ma anche come intende portare il Trentino verso il futuro.

Perché le riforme non sono il risultato di un unico provvedimento, ma di un percorso. Due esempi. Il primo, quello sollecitato riguardante Comuni e Comunità: per dirla con le efficaci parole dell’assessore Gottardi, lo stato degli enti locali dopo un decennio era oltre il limite del burrone. Gradualmente, con il rinnovo del personale e maggiore autonomia gestionale, i Comuni tornano a respirare. Sono stato reimpostati il fondo perequativo per la parte corrente dei bilanci e garantire risorse per gli investimenti. Ora si affronta il livello intermedio che inserisce la gestione su area vasta di competenze e servizi. Nessuno pensa che in tale campo i Comuni possano fare da soli, ma è certamente necessario, dopo il confronto emerso al Cal (Consiglio delle Autonomie locali), trovare forme più adeguate tenendo sempre al centro il ruolo dei Comuni che, da “strumenti” delle Comunità, come nel disegno precedente, possano utilizzare come “strumento” il fare insieme attraverso forme di gestione intercomunale. Nessuna imposizione dall’alto, ma dialogo continuo e costruzione insieme. Un percorso dunque ben avviato, che necessita del suo tempo, e condiviso da chi ogni giorno, i Comuni e i loro amministratori, sono in trincea nell’erogazione dei servizi di cui tutti godiamo.

Il secondo esempio è il fil rouge che lega i numerosi provvedimenti destinati allo sviluppo della nostra economia. Pur dovendo fronteggiare la crisi data dal Covid e le sue conseguenze contingenti e future, in tutte le misure messe in campo a mio avviso si legge un unico intendimento: rafforzare le imprese, dando loro strumenti per essere più competitive, più strutturate, più solide, e mettendo in campo processi più funzionali e veloci e quindi maggiormente rispondenti ai bisogni del tessuto economico locale. Tutto perfettibile, naturalmente, ma il processo di verifica che viene fatto sui provvedimenti adottati aiuta a definirne meglio “il tiraggio”, con la disponibilità ad aggiustare ove necessario. Il tutto non a pioggia, ma con dei criteri di selettività che puntano a migliorare competitività e qualità del nostro sistema impresa. I numerosi bandi già messi in atto e a venire, volti ad incentivare gli investimenti delle imprese, seguono proprio la volontà di generare un effetto moltiplicatore del PIL che non si esaurisca nel giro di qualche anno, ma che inneschi una crescita strutturale dello stesso.

Siamo infatti perfettamente consapevoli che solo così possiamo pensare di continuare ad avere ossigeno per alimentare le tante – e costose – competenze che amministriamo, mantenendo alta la qualità dei servizi e della vita dei Trentini. Infine, una considerazione importante: in passato, la programmazione e la spesa provinciale indirizzavano in modo pressoché esclusivo le decisioni di spesa rivolte al territorio. Nel presente contesto invece la spesa provinciale non può prescindere e quindi deve integrarsi con i programmi di spesa e di investimento definiti ad altri livelli (Europa, Italia). Ciò implica che, sul lato della gestione, la molteplicità dei livelli di gestione e di spesa implicherà probabilmente la necessità di coordinare le azioni di diverse amministrazioni il cui funzionamento e le cui responsabilità non sono, ad oggi, ancora completamente definite.

Significa che, come abbiamo imparato in particolare nella prima fase Covid, gli scenari debbono integrarsi e accompagnarsi, non sovrapporsi. Questo non vuol dire far soggiacere le prerogative della nostra orgogliosa Autonomia di fronte allo Stato o all’Europa; vuol dire adattarsi ad un contesto profondamente mutato, trovando modi nuovi, ma non meno efficaci, per difendere con forza la nostra storia di autogoverno. La presenza dello Stato in questi diciassette mesi di “stato di emergenza” è stata abnorme, molte volte sofferta, incompresa, osteggiata, quando possibile aggirata o negoziata se si riteneva che ciò potesse agevolare la vita dei Trentini, garantendo loro la massima sicurezza possibile. Mai le Autonomie speciali hanno conosciuto una stagione limitante come questa, ed è all’interno di questo scenario che ci si è trovati ad operare e a dover ripensare il futuro della nostra terra. Con una profonda e viva consapevolezza: non retrocedere mai nel difendere, orgogliosamente, quello che siamo.

 

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Vanessa Masè
Consigliere La Civica – Presidente Prima Commissione permanente

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