(Fonte: Claudio Civettini) – Legge sulle attivita’ culturali. Gruppo di lavoro e quinta commissione ostaggio del Pd. Una sceneggiata senza precedenti.
Si ritiene opportuno denunciare in modo assolutamente chiaro e netto il pieno caos istituzionale per quanto concerne il percorso della nuova legge provinciale sulle attività culturali. Caos che, in questo caso, probabilmente non dipende certo dall’Assessore Mellarini – proponente del disegno di legge – il quale ha comunque un progetto chiaro in mente-condivisibile o meno- ma si trova a doversi confrontare con un Pd che probabilmente deve lavorare su altre argomentazioni.
Questo è determinante un caos istituzionale, si diceva, tant’è che nel gruppo di lavoro della Quinta Commissione permanente oggi si è maturato l’incredibile. Infatti, mentre minoranza e maggioranza puntualmente alle ore 14:30 – come d’accordo – si sono presentate all’appello, sono subito emerse le contraddizioni all’interno della maggioranza che, per bocca dell’Assessore Mellarini stesso, a fronte di puntuali domande del collega Viola e del sottoscritto, ha chiesto una riunione di maggioranza che si è protratta per oltre tre quarti d’ora.
Alla ripresa dei lavori, dove pacatamente il collega Viola e il sottoscritto hanno espresso il proprio pensiero, c’è stata una reprimenda puntuale da parte della Presidente Maestri, alla quale lo scrivente si è opposto arrabbiandosi molto nella convinzione che il proprio lavoro non possa essere denigrato per questioni di alchimie politiche all’interno della maggioranza.
A fronte di questo la Commissione, che si è aperta per merito del vicepresidente Simoni, è stata subito sospesa per la piena confusione di una maggioranza che sul tema della cultura e sulla gestione dei poli museali, ripeto, probabilmente ragiona per ordine sparso e priva di progetti, come costume dei partiti che da oltre vent’anni stanno sgovernando questa Provincia.
Si prende peraltro atto, che a fronte del fallimento di una improbabile mediazione, la Presidente stessa abbia annunciato la presentazione delle proprie dimissioni che, probabilmente, diventano l’alibi per smarcarsi da un governo che non c’è.
Foto: archivio Consiglio Pat